«Inseguì il sentimento della gioventù»

«Inseguì il sentimento della gioventù» «Inseguì il sentimento della gioventù» Lt AMICO napoletano Silvio Perrella, acuto studioso anche delle opere di Parise, ha scritto recentemente: «Nel cielo del Novecento letterario italiano si possono scorgere diverse costellazioni. Tra queste, ce ne sono due che mi sembra di vedere con particolare nitidezza, due diverse e antitetiche costellazioni. Mi piace chiamarle (...) la costellazione-Calvino e la costellazione-Parise. Nella costellazione-Calvino prevalgono stelle di algida e perfetta luminosità, stelle mentali; nella costellazione-Parise, invece, ogni stella è innanzitutto, come direbbe la Ortese, un corpo celeste, un corpo dentro il quale circola del sangue caldo. In quante fotografie vediamo Calvino toccarsi la testa, quella testa dentro la quale scintillerà il fulmine mortale. E in quante fotografìe vediamo Parise nel corpo a corpo con la realtà esterna, e ci sembra di sentire pulsare il suo cuore, quel cuore che a cinquantanni sarà rigato per la prima volta da un lampo improvviso di vecchiaia». Nell'ambito della costellazione-Parise è in questi giorni in libreria L'Odore del Sangue. E un libro che Goffredo scrisse «tutto di getto» nel 1979. Il 1979 è l'anno nel quale la malattia ha fatto passi da gigante. Questo romanzo tragico e bellissimo è tutto impregnato di eros, un eros funebre e distruttivo. Nato forse da un pretesto reale il libro «decolla» nell'immaginario, nella visione e nell'ossessione... di uno scrittore che, come ha genialmente detto Cesare Garboli, è riuscito a raccontarci il lato più semplice e aistallino della vita insieme al lato mostruoso. Questo libro ci narra una patologia dell'anima di Goffredo. Non è solo una storia di gelosia, ma la storia del sentimento oscuro che, venendo meno la salute, si era impossessato di lui. Nell'ultima intervista rispose così alla domanda «Parise, la bellezza cos'è?»: «Ma che domande diffìcili fa. Mi piacerebbe poter rispondere con una sola parola. Vediamo... Bellezza... E' il sentimento della gioventù». Giosetta Fioroni LA GUERRA DISINTEGRA LO PSICHIATRA RIGENERA RIGENERAZIONE Pat Barker traduzione Norman Gobetti // Melangolo pp.312 L. 28.000 RIGENERAZIONE Pat Barker traduzione Norman Gobetti // Melangolo pp.312 L. 28.000 LAIGLOCKHART era un ospedale militare di Edimburgo dove durante la Grande Guerra venivano internati reduci dal fronte feriti nel corpo ma anche nella psiche, e dove nel 1917 si trovarono insieme un notevole numero di personaggi con affinità letterarie. Vi fu ricoverato il poeta Sigfried Sassoon, che dal fronte dove aveva compiuto gesta eroiche aveva scritto una coraggiosa dichiarazione in cui denunciava lo stupido massacro di vite umane ed esortava i politici a far cessare la guerra: imbarazzate, le autorità, militari per evitargli la corte marziale lo affidarono alle cure dello psichiatra dottor Rivers, figlio del medico che a suo tempo aveva tentato di curare dalla balbuzie Lewis Carroll e le sue sorelle. Sassoon, che intanto si teneva in contatto col suo grande amico e coetaneo Robert Graves, incontrò nell'ospedale il poco più giovane Wilfrid Owen, aspirante poeta destinato a fama postuma dopo essere stato ammazzato (e per sbaglio, da un commilitone) una settimana prima della fine del conflitto. Un altro ricoverato, Dadd di cognome, discendeva da Richard Dadd, il celebre pittore visionario e folle nonché parricida. do con mirabile discrezione il suo materiale, Pat Barker fonde storia e invenzione in modo tale che è difficile dire dove l'una cominci e l'altra finisca. Abbiamo dunque alcuni reduci variamente disturbati che vivono cupamente i rispettivi malesseri, e il pacato, paziente, umano Rivers, vittoriano al corrente delle scoperte di Freud, che cerca di aiul i l d E' dunque basata su documenti e testimonianze la cronaca molto asciutta dei mesi trascorsi nel nosocomio da questi e altri personaggi: ma maneggian¬ do con mirabile discrezione il suo materiale, Pat Barker fonde storia e invenzione in modo tale che è difficile dire dove l'una cominci e l'altra finisca. Abbiamo dunque alcuni reduci variamente disturbati che vivono cupamente i rispettivi malesseri, e il pacato, paziente, umano Rivers, vittoriano al corrente delle scoperte di Freud, che cerca di aiutarli, in qualche caso ricorrendo a tecniche da investigatore dell'inconscio, ma più spesso facendosi semplicemente raccontare le spaventose esperienze vissute da quei ragazzi, ciascuno dei quali ha assistito alla morte terribile di coetanei e di amici, magari raccogliendone i pezzetti. C'è quello che non riesce più a mangiare da quando un'esplosione lo scaraventò con la faccia nelle viscere di un tedesco sventrato; c'è quello che è colto da accessi di mutismo; c'è quello che urla nel sonno; c'è quello che crede di non poter camminare, e quindi non cammina; c'è quello che teme di essere rispedito in trincea, ma che allo stesso tempo teme ancora di più la reputazione di imboscato che si farebbe se fosse esonerato; eccetera, eccetera. Sassoon a differenza degli altri non soffre di turbe, ma il suo contegno sprezzante e per certi versi paradossale può giustificare la tattica seguita dalle autorità per vanificare la sua presa di posizione senza troppo danneggiare lui; a raddolcirlo un poco contribuisce l'incontro col surricordato Owen, che gli sottopone i suoi versi ottenendo approvazione, incoraggiamento e addirittura collaborazione a dar loro veste definitiva. L'interesse maggiore l'autrice lo rivolge comunque a un altro internato, Prior, quello che dà più filo da torcere a Rivers, nonché quasi l'unico a procurarci una visione del mondo esterno cosiddetto civile tramite il suo flirt estemporaneo con una regazzetta del popolo nella quale si esemplifica la rivoluzione sociale in atto, con le ex contadine o cameriere diventate operaie nell'industria bellica, e messe così in grado di conquistarsi un'indipendenza finanziaria che può diventare anche libertà sessuale. Niente veramente «accade» nelle settimane e nei mesi in cui Pat Barker segue i progressi del gruppetto, nessun componente del quale guarisce davvero, anche perché il trauma di cui tutti soffrono è troppo grande e terribile perché se ne possa guarire; ma qualcuno matura, o si rassegna, o si adegua. In ogni caso, presto questo intervallo in cui la vita è come sospesa dovrà terminare, e coloro che non sono stati ancora macellati nel fisico grazie al crollo del loro sistema nervoso verranno giudicati in condizione di riprendere la loro funzione originaria di carne da cannone. Masolino d'Amico I MISTERI DI (1 INVOLONTARIO CAPITAN COOK, PER ESEMPIO Marshall Sahlins a cura di Francesca Giusti Donzelli pp. 287 L. 38.000 CAPITAN COOK, PER ESEMPIO Marshall Sahlins a cura di Francesca Giusti Donzelli pp. 287 L. 38.000 L14 febbraio del 1779 James Cook, uno dei grandi viaggiatori-filosofi deU'lUuminismo, cartografo e matematico, oltre che spericolato uomo di mare, viene ucciso nella baia di Kelakekua, alle isole Hawaii, in seguito a un presunto atto sacrilego. Assassinio di confusa dinamica ma di segno «rituale» che conclude trionfalmente la parabola di deificazione iniziata settimane addietro quando Cook getta l'ancora della Resolution sulla costa nord-orientale di Maui ed è accolto dagli indigeni come un loro dio popolare, Lono; oppure sancisce, col necessario sacrificio di sangue, l'assimilazione di Cook a Lono e la memoria gioiosa dell'evento che i nativi pongono tra le date centrali della loro storia («Ogni bambino in grado di parlare può darvene un resoconto», annotava l'ecclesiastico Edward Bell nel 1929). Un prima o un dopo che - per controverse che siano le interpretazioni dell'episodio - rimandano comunque agh apparati simbolici del pensée sauvage e alle analisi dell'antropologia occidentale nel corso dell'ultimo secolo. Sembra insomma lecito supporre che eventuali dispute sul trasumanato destino di capitan Cook debbano riguardare l'obliquo strutturarsi dell'accaduto, l'incidenza del totemismo e il corredo mitico primitivo in un remoto comprensorio della Polinesia, non certo la legittimità dell'antropologo «esterno», a occuparsi di fenomeni autoctoni, giacché - stando all'accusa - l'antropologo esterno solo indirettamente riuscirebbe a percepirli. Eppure tutto il saggio di Marshall Sahlins - un testo aspro, capillare e insieme trascinante - è stato concepito a difesa dell'assoluta libertà e reversibilità del sapere e delle categorie che lo governano, quali che siano i luoghi da cui proviene il ricercatore. Chi, nel caso specifico, sostiene l'accusa di indebita interferenza è Gananath Obeyesekere, un rispettabile antropologo originario dello Sri Lanka, sorretto da forte carica ideologica e, si direbbe, da un con-

Luoghi citati: Edimburgo, Hawaii, Lono