IL COBRA DI PARISE

IL COBRA DI PARISE IL COBRA DI PARISE Nel postumo «L'odore del sangue» una solida coppia si apre alle potenzialità anche distruttive delVeros ELI/ESTATE del 1979, reduce da un infarto che annunciava i gravi disturbi circolatori che l'avrebbero portato a morte nel 1986, Goffredo Parise si gettò a scrivere tumultuosamente un romanzo. Grande intuitivo, seppe il destino che lo attendeva con la nettezza lancinante che hanno soltanto i sogni e le premonizioni; fece i conti con se stesso, con la vita, con la scrittura. Come sempre, partì da una percezione emblematica, sepolta nell'inconscio: l'odore del sangue, mai così profondamente capito come in Vietnam, quando s'era ritrovato su un elicottero-ambulanza americano accanto a un soldato squarciato da una mina. Eccola lì, l'atroce verità della vita e della morte, nella ferita gorgogliante del soldato, in quell'odore dolce che ha sentori di mare, che eccita e che impaurisce. Perché l'odore, dice Parise, può essere un'opera d'arte: come quella esprime il mistero, l'attesa, il senso profondo delle cose. Ma non è la storia di una malattia quella che voleva raccontare, quanto piuttosto l'inseguirnento di qualcosa che gli stava sfuggendo. Filippo, 55 L'ODORE DEL SANGUE Goffredo Parise Rizzo/i pp. XXXIV - 236 L. 28.000 Inversione di ruoli: l'uomo è rassegnato ad accettare la vita come una resa, la donna ha il coraggio maschile di sfidare la morte

Persone citate: Goffredo Parise, Parise

Luoghi citati: Vietnam