L'URLO DOLCE DI LEONARD CHOEN

PfiRSOMO PfiRSOMO L'URLO DOLCE DI LÉONARD COHEN Versi e prose del cantautore canadese PPENA potevano, giocavano al loro grande gioco, il Soldato e la Puttana... Lui era in congedo dal fronte e lei era una sgualdrina di DeBuillon Street... Non sapevano nulla dei bordelli; e poi, chissà se ce ne sono. Per loro erano una sorta di palazzo del piacere; luoghi arbitrariamente negati loro come i cinema di Montreal. Le puttane erano donne ideali, proprio come i soldati erano uomini ideali... Lui era Breavmen. Lei era l'universo». Sono frasi (o versi?) di The Favourite Game, il romanzo di Léonard Cohen scritto nel 1963 ma uscito in Italia solo a distanza di più di dieci anni (Il giòco favorito, 1975), nel quale il celebre cantautore s'interrogava sulla possibile formazione di un giovane poeta ebreo in una terra culturalmente ed esistenzialmente ancora immatura come il Canada. Un tema poi ripreso in più complesse prospettive in Beautiful Losers (1966; trad. it. Belli e perdenti, 1976), che in chiave STRANGER MUSIC Léonard Cohen Baldini & Castoldi pp. 514 L 38.000 «Battuto e beato»: fra coloro che hanno imposto una nuova immagine dell'America nel dopoguerra Non nasce dalla strada, non è un autodidatta: s'è presa la sua brava laurea alla prestigiosa McGill Universày ANTEPRIMA EL '68 Luciano Bianciardi («a quarantacinque anni suonati io non ho mai imparato come funzioni un motore a scoppio, non ho la patente, non so guidare, nutro una spiccata, allegra ma feroce avversione per i feticisti dell'automobile») intraprende, su proposta del periodico «L'automobile» e della Fiat, un viaggio di 8 mila chilometri nel Magreb tra Tripoli, Marrakesh ed Algeri - a bordo di una 125. Con lui, la compagna Maria jatosti, il loro figlio Marcello, il fotografo Ricci e la sua giovane moglie finlandese. A lato, un brano di questo inatteso diario, «Viaggio in Barberia», in uscita da Edt di aspra e svagata allucinazione coniugava gli «urli» della beat generation, sovente presentati in Cohen con singolare e dolce noncuranza, a una storia del Canada rivissuta alla luce della Genesi. L'editore di allora (lo stesso che avrebbe in seguito pubblicato il lungamente atteso ma per l'autore insoddisfacente Tarantula di Bob Dylan, romanzo volutamente e disperatamente «unico») presentò Beautiful Losers come «Una Love-story, un'orgia, una preghiera, una messa nera, un grido, una satira, uno scherzo, un'allucinazione e un'epica sessual-religiosa di incomparabile bellezza»: descrizione strategica ma non errata, perché racchiudeva a modo suo in sintesi il mondo di Léonard Cohen, spesso associato, oltre che a Bob Dylan, a Kerouac e ai poeti beat: anima vagante tra cultura e folclore, tra storia e mito, tra verità e fantasia. Lo si rilancia oggi, grazie al prepotente riaffacciarsi alla ribalta di quegli autori «battuti e beati» che hanno imposto una nuova immagine dell'America nel secondo Dopoguerra: recupero tardivo, ma necessario. Stranger Music offre finalmente il meglio, se non forse il tutto, di uno scrittore (poeta e romanziere, come si è visto, e non solo cantautore) che non nasce dalla strada ma che s'è presa la sua brava laurea alla prestigiosa McGill University, per esordire poco dopo con un volume di versi che già nel titolo era tutto un programma: Let Us Compare Mythologies (1956): confrontiamo (o confrontiamoci su) le mitologie. Mitologie che sono quelle della «santa» canadese Catherine Tekakwitha, vergine irò- " DE ANDRE' 1 «E' un Catullo»

Luoghi citati: Algeri, America, Canada, Italia, Marrakesh, Montreal, Tripoli