IL PASSATO CHE NON PASSA di Gianni Vattimo
GABETTI SPA DALIA PRIMA PAGINA IL PASSATO CHE NON PASSA per la commissione di inchiesta sulle torture in Somalia, istituita con lodevole rapidità dal governo (e alle cui componenti feniminili questo giornale deve per lo meno delle scuse per averle chiamate, anche se con intenzioni amichevoli, «rompipalle»), si comincia a temere che rimanga invischiata nella tradizionale lentocrazia italiana. Gli ottantacinque giorni regolamentari di cui ha parlato Andreatta in un primo momento sono sembrati a tutti scandalosamente troppi; non vorremmo doverci accorgere che erano un termine ottimistico. Basta la obiettiva complessità dei problemi a spiegare e giustificare tutta questa inconcludenza? Bastano le deviazioni dei servizi e le vere e proprie bugie dei responsabili militari e civili a spiegare l'assenza di conclusioni credibili su Ustica, su piazza Fontana, sulle tante altre stragi oggetto ormai di indagini permanenti? C'entra forse una qualche caratteristica antropo-sociologica profonda degli italiani, quella mancanza di senso dello Stato che spiega anche la persistenza del potere mafioso in vaste zone del Paese? Probabilmente c'è del vero in ognuna di queste spiegazioni. La speranza riposta nelle riforme istituzionali - dalla legge elettorale, alla forma di Stato, al funzionamento della giustizia penale e civile - esprime anche il bisogno di uscire da una situazione di «vischiosità strutturale» che sembra fatta apposta, in tutti gli aspetti della vita pubblica nazionale, per evitare il riconoscimento preciso di responsabilità mediante la moltiplicazione di istanze, livelli, passaggi che si mascherano da meccanismi di garanzia. Non vogliamo qui certo risuscitare un altro fantasma italiano, il decisionismo craxiano di infelice memoria. Il rischio che si profila al nostro orizzonte, del resto, non è quello dell'uomo forte che spazza via le istituzioni democratiche; ma quello che, se gli sforzi di riforma dovessero fallire, queste istituzioni si dissolvano da sé, soffocate dalla noia della ripetizione e dell'inconcludenza. Gianni Vattimo
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