«Troppi malati rifiutati dagli ospedali»
«Il metadone rallenta Nel '96 trecento pazienti, soprattutto anziani, respinti o dimessi in anticipo «Troppi malati rifiutati dagli ospedali» In un dossier settemila denunce di malasanità ROMA. Può accadere che si venga dimessi dalla corsia a forza e prima del tempo. A 300 persone su 7 mila è accaduto. Se si è vecchi, poveri oppure si soffre di una patologia «poco redditizia», ci si può veder negare le prestazioni sanitarie. Le strutture, dunque, selezionano i malati, secondo le proprie esigenze economiche. Il risultato? La spesa ospedaliera ha «sforato» del 20 per cento. Tutto questo succede e viene denunciato dal Tribunale per i diritti del malato a causa di una distorta interpretazione dei «Drg» (letteralmente «Diagnosis related groups»), il sistema di pagamento a tariffa fissa in vigore negU ospedali da circa un anno. E la Sanità italiana sembra assumere le sembianze di quella degli Stati Uniti dove, quando ti devono 'ricoverare, per prima cosa ti chiedono la carta di credito. Ospedali, medici, personale infermieristico, strutture, tempi di attesa, burocrazia, capacità professionali, risposta ai bisogni: per una volta, il ritratto del «Pianeta Sanità» non è tracciato da chi vi lavora, ma da coloro che usufruiscono (o vorrebbero usufruire) delle prestazioni. Il dossier è stato illustrato in un convegno che ha avuto partecipanti illustri: il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, e il ministro della Sanità, Rosy Bindi. E il mondo dell'assistenza sanitaria non ci ha fatto una bella figura. Tra le 20 mila giunte all'attenzione del «Pit» - il «Progetto integrato di tutela dei diritti dei cittadini» -, sono state scelte 7 mila segnalazioni di malasanità: quelle che risultavano le più documentate. E da queste si è capito, soprattutto, una cosa: «Il nostro - osserva Teresa Petrangolini, segreta¬ rio nazionale del Tribunale per i diritti del malato - è un servizio sanitario orientato verso se stesso e le proprie esigenze e non sulla soddisfazione dei bisogni del pubblico». Oltre l'85 per cento delle proteste giunte al «Pit», infatti, riguarda richieste di aiuto per orientarsi nel servizio o per accedervi. E il diritto maggiormente violato sembra essere quello alla protezione, ovvero il diritto a non essere abbandonati dal servizio quando se ne ha bisogno. Seconda nota dolente: l'inadeguatezza dell'assistenza rispetto alle esigenze dei malati. Errori diagnositei e terapeutici dei medici (soprattutto in ortopedia e traumatologia, trasfusioni, ostetricia e chirurgia), le condizioni e il funzionamento dei servizi, il comportamento del personale. Grazie alla lettura incrociata dei dati, però, emerge che le responsabilità dei medici (nel 35 per cento dei casi) sono inferiori a quelle delle amministrazioni (43 per cento). «Analizzando le notizie in nostro possesso - spiega Tere- sa Petrangolini - abbiamo avuto una sorpresa: le principali lagnanze riguardano la medicina di routine, ovvero quella cui accede la maggioranza dei cittadini. Si parla di assistenza al pronto soccorso e prestazioni generali, diagnostica, ortopedia, chirurgia generale. Ben poche, ad esempio, le accuse per prestazioni di cardiologia». Così il Tribunale propone l'abolizione del ministero della Sanità e si autocandida coinè un'«authority» di controllo: «Ne abbiamo i titoli e le competenze necessarie», sostengono i responsabili. La prima risposta viene dal Presidente della Repubblica Scalfaro che mette in guardia chi vuole proporsi nel ruolo di controllore da alleati che potrebbero risultare troppo «interessati», quali le case farmaceutiche che spesso fanno da sponsor alle iniziative del Tribunale. Più secca la replica del ministro Rosy Bindi: «Il controllo va affidato allo Stato: in tutti i Paesi del mondo è così». Daniela Daniele Il tribunale per i diritti del ricoverato: «Aboliamo il ministero» I NUMERI NERI DELLA SANITÀ' (segnalazioni al tribunale dei diritti del malato nel '96) ERRORI DI DIAGNOSI 0 TERAPIA 600 DISSERVIZI E CARENZE 1000 DIMISSIONI ANTICIPATE 0 RIFIUTI DI RICOVERO 300 MORTI SOSPETTE 220 [I reparti dove è avvenuto il maggior numero di decessi sospetti: chirurgia (21%), oncologia (18%), ostetricia (13%) medico di famiglia^)] SPESE PER LA SALUTE 1995 IN % DEL PIL RAFFRONTO INTERNAZIONALE 8) ISLANDA 8,2 PORTOGALLO 8,2 10) NORVEGIA 8,0 BELGIO 8,0 12) AUSTRIA 7,9 REPUBBLICA CECA 7,9 14) ITALIA 7,7 1) USA 14,2 2) GERMANIA 10,4 3) FRANCIA 9,8 4) SVIZZERA 9,7 5) CANADA 9,6 6) 0LANDA 8,8 7) AUSTRALIA 8,6 Fonte: The Economist e Ocse
Persone citate: Daniela Daniele, Oscar Luigi Scalfaro, Petrangolini, Rosy Bindi, Scalfaro, Teresa Petrangolini
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