Scia di guai anche da detenuto di Vincenzo Tessandori

Livorno, revocata la semilibertà: «Ha fìnto di essere un poliziotto per palpare una ragazza di sedici anni» IL PASSATO CHE RITORNA Scia di guai anche da detenuto / benefici revocati più volte dai giudici LE mani. Forse più delle indagini furono quelle a fregarlo. All'occhio della telecamera apparvero enormi, minacciose, terribili. Pochi erano rimasti colpiti da quel suo volto di vitellone. Lui parlava, spiegava il perché fosse stato giusto assolverlo, perché il capo della mobile genovese, Angiolino Costa, si fosse sbagliato, perché non fosse lui «il biondino della spider rossa» e tanto meno l'assassino che aveva ucciso Milena Sutter. Lui agitava le sue mani smisurate, e con esse sottolineava i passaggi più importanti di quella specie di arringa. Un'intervista fatta a metà fra la sentenza di primo grado, giugno 73, che gli fu favorevole, e quella d'appello, maggio 1975, per lui nefasta e confermata in Cassazione. Come sovente accade per i grandi casi giudiziari, la gente si era divisa fra innocentisti e colpevolisti. Ma da quella sera davanti alla tivù, aumentò a dismisura il numero di coloro che si chiedevano se davvero quelle mani non fossero state lo strumento che aveva assassinato quella ragazzina di quattordici anni, bionda e sorridente. E ora sembra che lui le abbia rimesse nel posto sbagliato, quelle sue enormi mani. Ventisei anni dopo, perché Milena fu ammazzata nella primavera del 1971. Un incorreggibile, dunque, se è andata così come dicono le accuse, e lo psichiatra Paolo Crepet osserva come Bozano non sia «mai stato curato e a un individuo con un disturbo così evidente della personalità la galera non basta»: avrebbero dovuto sottoporlo a «terapia psicologica di riabilitazione», dice. E ora «temo che accadrà la stessa cosa: starà alcuni anni in carcere e quando uscirà si ritroverà con lo stesso problema, quello di sentire una pulsione più forte di lui che lo porta a fare qualcosa e che lui non ha capacità di rimuovere. Questo tipo di disturbi non si risolve con il tempo; perciò in questi casi non serve a nulla l'ergastolo. L'autoredenzione in psicologia non esiste». Chissà che cosa è passato per la testa dello stagionato «biondino». Lui ha sempre giurato di essere innocente, Milena, dice, non la conosceva neppure. La prima volta fu assolto, si sposò, pareva alla ricerca disperata di una vita normale. Ma lo sapeva che non l'avrebbe fatta franca una seconda volta. Così era fuggito all'estero. Poi lo ripresero, in Francia e fu consegnato alla Svizzera, perché Milena era cittadina svizzera. La sua lunga strada sembrava finita nell'Ergastolo di Porto Azzurro, come ancora chiamano la vecchia fortezza, nell'estate del 1980. Un detenuto esemplare, e otto anni più tardi, gli viene concesso il primo permesso e il 10 giugno 1991 la semilibertà. Fuori trova pure un lavoro: segretario della Commissione per i beni ambientali del Comune di Portoferraio. C'è chi protesta, e Gustavo Gamalero, patrono di parte civile della famiglia Sutter osserva amaro: «Chi ha deciso per il lavoro di Bozano fuori dal carcere dovrebbe vedere le foto di Milena dilaniata, come ci apparve quel lontano maggio all'obitorio». Ma la risposta è decisa: il carcere serve a redimere, che cosa di meglio che offrire una possibiltà a uno che in galera dovrebbe starci tutta la vita? Dopo l'attività in commissione, lui si mette negli affari e nel 1993 comincia un'attività di allevatore di galline e produttore di uova: dimenticando di fare qualsiasi denuncia al fisco e ora la Guardia di Finanza gli ha affibbiato ima multa di sei miliardi. Il matrimonio va in frantumi, lui trova una nuova compagna. Ancora di primavera. Nel maggio dello scorso anno gli era piombata fra capo e collo l'accusa di aver in qualche modo insidiato una ragazzina, proprio lì, all'isola d'Elba. Pioveva, lei ave¬ va quattordici anni, come Milena, ed era stata tradita dal motorino. Lui l'aveva caricata sul suo furgone. Le avrebbe chiesto il numero di telefono e promesso un lavoro nel mondo della moda. Per una settimana era tornato «l'assassino», senza ombra di dubbi. E gli avevano revocato la semilibertà. Poi, il silenzio, fino a dicembre, quando una baruffa con la convivente gli costa la revoca dei benefici. Da poco era tornato «semilibero» e ora il nuovo clamore. E i Sutter osservano che «ogni azione dell'assassino di Milena porta fatalmente alla ri¬ balta la nostra famiglia. Apprendendo la notizia del nuovo episodio criminoso nel quale è stato coinvolto Lorenzo Bozano, non si può fare a meno di rilevare come quella persona renda vano anche ogni pur errato tentativo di riabilitazione che venga posto in atto. Vorremmo che, per il bene della società intera, queir individuo fosse messo nella condizione di non nuocere più». Insomma, forse ha davvero ragione lo psichiatra Crepet quando osserva: «Buon sangue non mente». Vincenzo Tessandori La famiglia Sutter «Vorremmo che per il bene della società intera quella persona fosse messa nella condizione di non nuocere più» A sinistra Lorenzo Bozano ai tempi del processo In primo grado fu assolto ma in appello nel 75 fu condannato all'ergastolo La Cassazione confermò

Luoghi citati: Comune Di Portoferraio, Francia, Milena, Porto Azzurro, Svizzera