Piazza Fontana, fa strage nera di Susanna Marzolla

Piazza Fontana, fa strage nera Arrestati Maggi (ex Ordine Nuovo) e altri due della colonna veneta; ricercato Zorzi, che abita in Giappone Piazza Fontana, fa strage nera Dopo ventotto anni la verità è più vicina MILANO. Chi ha compiuto la strage di piazza Fontana, 16 morti e 84 feriti il 12 dicembre del '69? Dopo anni e anni la procura di Milano è convinta di poter fornire quattro nomi in risposta alla domanda. Due nuovi e due vecchi. I due nuovi sono Carlo Maria Maggi, 62 anni, medico, dirigente veneto dell'organizzazione fascista Ordine Nuovo, e Delfo Zorzi, 50 anni, anche lui di Ordine nuovo che adesso vive in Giappone e fa il ricco imprenditore nell'ambiente della moda (tanto ricco da aver prestato miliardi al defunto Maurizio Gucci). I due «vecchi» sono Franco Freda e Giovanni Ventura che per piazza Fontana sono stati però già assolti con sentenza definitiva. «Concorso in strage» è il reato che viene contestato nell'ordine di custodia cautelare, firmato dal gip Clementina Forleo, contro"Maggi' è :Z5r zi: il primo è Stato eseguito e Maggi, arrestato dalla Digos di Venezia, verrà al più presto trasferito in carcere a Milano. Il secondò "non solo non è stato eseguito, ma difficilmente potrà esserlo: Zorzi è infatti diventato cittadino giapponese e la pratica di estradizione si annuncia lunga e complessa. «Concorso in strage» con Freda e Ventura: questo anche è scritto nell'ordine di custodia. Perché gli inquirenti sono convinti che la vecchia indagine condotta prima dai magistrati veneti Stiz e Calogero e poi dai milanesi Alessandrini Fiasconaro e D'Ambrosio - in quello aveva proprio ragione: i due esponenti neofascisti erano tra i responsabili della strage. Anche se il riferimento ai loro nomi non può avere alcun seguito: la sentenza della Cassazione del gennaio '87 ha messo la parola fine al loro coinvolgimento nella vicenda. Alla svolta su piazza Fontana si accompagna quella sulla strage davanti alla Questura di Milano il 17 maggio del '73 (quattro i morti): qui gli ordini di custodia, in un'indagine che continua con il vecchio rito, sono stati firmati dal giudice istruttore Antonio Lombardi. Convinto che «l'anarchico» Gianfranco Bertoli condannato all'ergastolo per quella strage (ora è in semilibertà) non agì affatto da solo ma venne aiutato, istruito e foraggiato sempre da Ordine Nuovo del Veneto. E per questo - assieme a Maggi, che di ordini di custodia ne ha ricevuti due - sono stati arrestati anche Francesco Neami e Giorgio Boffelli. Il primo, 51 anni, già esponente di Ordine Nuovo, è accusato di essere stato in un appartamento di Verona - base logistica dell'organizzazione, mentre Bertoli veniva addestrato; il secondo, 67, ex mercenario, avrebbe rincuorato «l'anarchico» alla vigilia della strage. Resta comunque Maggi il personaggio centrale, destinatario anche di un mandato di comparizione del giudice istruttore Guido Sàlvini, che indaga sulle attività del terrorismo nero negli Anni 60 e 70. Salvini ieri non era presente all'incontro con la stampa organizzato dalla procura di Milano: c'erano diversi investigatori, i pm Massimo Meroni e Grazia Pradella, che conducono l'inchiesta, e il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio che la coordina. Il suo nome - a dispetto delle polemiche che lo hanno diviso dai suoi colleghi - è stato però evocato da Meroni tra quelli che hanno contribuito alla svolta delle indagini. E' stato infatti Salvini a trovare alcune carte dell'ex Sid servite da traccia all'inchiesta e a raccogliere le deposizioni di due ex di Ordine Nuovo: Martino Siciliano e sopratutto Carlo Digilio (il «consulente» per la preparazione delle bombe). Dai loro racconti sono «riemersi» Zorzi, Maggi e anche Pino Rauti. «Riemersi» perché D'Ambrosio ha ricordato che già nella prima inchiesta su piazza Fontana il nome di Maggi era stato ritrovato (insieme a quello di Rauti) in un appunto di Freda e Zorzi era stato indicato come autore di attentati nel Triestino. Dunque anche la prima istruttoria era andata vicino ai risultati di oggi? «Molto vicino - risponde D'Ambrosio - per questo c'è stato il trasferimento a Catanzaro». Nomi «riemersi» anche secondo gli avvocati di Maggi che proprio per questo esprimono sconcerto: «Si indaga su di lui da armi e non è mai stato trovato niente; adesso diventa responsabile di tutto». Il passaggio dal semplice registro degli indagati ai mandati di cattura per le stragi avrebbe invece, secondo gli inquirenti, precise motivazioni: nuove carte e nuove dichiarazioni e il pericolo di «inquinamento delle prove» da parte di un gruppo che, anche a distanza di tanti anni, sembra sia rimasto compatto. Susanna Marzolla Il pubblico ministero milanese Grazia Pradella In alto la terribile immagine della Banca dell'Agricoltura dopo l'esplosione