Bossi: teniamo pronti i fucili di Guido Tiberga
Mantova, il leader in un teatro mezzo vuoto: lottiamo per la libertà del Nord Mantova, il leader in un teatro mezzo vuoto: lottiamo per la libertà del Nord Bossi; teniamo pronti i fucili Elezioni padane in autunno MANTOVA DAL NOSTRO INVIATO «Attenti al referendum: qui non si tratta di farsi commuovere dalla caccia o dalla sorte di qualche uccellino. Qui bisogna lottare per la libertà della Padania: ed è meglio che i nostri fucili restino dove sono». E' il solito Bossi, quello che prende il microfono in un teatro di Mantova truccato da Parlamento della Padania, con i «deputati» nelle prime file e il pubblico - scarso - negli ultimi posti e sul loggione. Il solito Bossi che prende le cose alla lontana, impastando un lungo comizio dove coesistono i maya e i fascisti, Persepoli e Roma ladrona, Hegel e Alberto Sordi. Il solito Bossi che corre su due strade parallele: fissa le tappe di quella che chiama «il Risorgimento padano», ma non rinuncia a correre con le regole dello Stato italiano. Prima annuncia dal palco una raccolta di firme per l'abrogazione dei reati di opinione, poi non esclude la possibilità di fare «un ostruzionismo duro» contro il testo che la Bicamerale consegnerà al Parlamento: quello vero. Il popolo leghista è un popolo da piazza, non da teatri. Così, alle due e mezzo di ieri pomeriggio, quando doveva aprirsi la prima seduta del parlamento di Mantova dopo il referendum dei gazebi, il Sociale è mezzo vuoto, con le camicie verdi della Brigata Vipera a far la guardia a se stesse e Schwarzenegger Cornino a tirar moccoli nel foyer. Mancano le bandiere, i tamburi, le urla di «Li-ber-tà li-ber-tà». Tutto procede su toni insolitamente soft fino a quando Mario Borghezio, nominato ministro padano per gli affari interni, rimodella a uso delle camicie verdi uno slogan d'altri tempi: «Le Alpi apparten- gono a noi. A noi! A noi!». Prima dell'intervento del segretario, Francesco Speroni e Roberto Maroni sbrigano gli atti burocratici della democrazia padana. Atto primo, nomina del nuovo presidente del Parlamento: Marco Formentini, candidato unico eletto per acclamazione anche se non c'è. «Dovete capirlo - spiega Speroni - Ha quasi settantanni e dopo la campagna elettorale si è preso due settimane per tirare il fiato...». Atto secondo, riconvocazione dei gazebi per le «prime elezioni politiche» della Padania: «In una domenica tra il 15 ottobre e il 15 novembre. E con il sistema proporzionale, a Uste contrapposte», annuncia Maroni, l'ex ministro dell'Interno diventato capo del governo provvisorio del Nord. «Ma al Viminale ho ancora degli amici - confida -. E questi mi hanno detto che il Sisde sta indagando su di noi. Un'indagine illegale, al punto che alcuni agenti hanno detto di no e sono stati cacciati». Atto terzo, nomina dei superministri della Padania, quelli «che devono lavorare perché tutto sia pronto, il giorno dell'indipendenza». Oltre a Borghezio: Vito Gnutti coordinatore dell'ufficio di presidenza. Giancarlo Pagliarini all'economia e sviluppo. Enrico Cavaliere al¬ l'ambiente e al territorio, con delega alle Olimpiadi padane che dovrebbero celebrarsi non si sa bene dove a settembre. Alberto Poiré allo Stato sociale. E poi due donne: Giovanna Bianchi all'identità padana e .Alessandra Guerra alle relazioni con l'estero. «Perché l'Onu non potrà non riconoscerci - dice Maroni quando gli manderemo una carovana con le schede dei 5 milioni di cittadini che, documenti alla mano, hanno votato per l'indipendenza». Bossi segue le operazioni dal palco, quasi annoiato. C'è poca gente e la cosa non gli va giù: «La prossima volta - sbotta - voglio migliaia di persone». Poi attacca lo show: «Dovete essere astuti come il serpente e forti come la grande aquila», ammonisce. Il repertorio è quello tipico dei comizi: ci sono «Berluscone, il camerata Dàlema e De Petrus», il trio che «cerca di inventarsi una legge elettorale con il premio di maggioranza, che è un trucco nazista per ficcarci in una riserva indiana». Ci sono la de «partito del papa re» e magistrati «camicie nere del regime». Ci sono lo Stato di polizia e i suoi difensori: «In Italia c'è un carabiniere ogni cento persone - attacca -. E attenti ai referendum: chiedono l'obiezione di coscienza per avere un esercito di professionisti, perché non potrebbero mandare mai i soldati di leva contro i patrioti padani. Anche lo scandalo della Somalia non è scoppiato per caso. Lo avete sentito Andreatta? Vuole sciogliere la Folgore e sostituirla con un nuovo reparto di Carabinieri. Altre divise "sicure" da usare, all'occorrenza, contro la nostra rivoluzione». Guido Tiberga «Raccoglieremo 500 mila firme e abrogheremo i reati d'opinione» In segretario della Lega Nord Umberto Bossi ieri a Mantova
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