Referendum Pannella a caccia del quorum di R. R.

Oggi seggi aperti fino alle 22. Dini: «Andrò anch'io perché ritengo che sia un dovere» Oggi seggi aperti fino alle 22. Dini: «Andrò anch'io perché ritengo che sia un dovere» Referendum, Pannello a caccia del quorum Ha convinto un gruppo di «big» ad andare a votare alle 7 ROMA. Mai come stavolta i referendum sono stati circondati dal disinteresse dei partiti e di riflesso dell'opinione pubblica e dunque mai come stavolta è concreta la possibilità che l'intera consultazione sia annullata. Come si sa, infatti, se non si supera il quorum del 50 per cento degli elettori, il referendum non è considerato valido e viene annullato, quale che sia stato il suo risultato. Sono dunque a rischio, ad altissimo rischio, tutti e 7 i referendum «selezionati» dalla Corte Costituzionale. Anche se nelle ultimissime ore il Comitato promotore ha ripreso fiato («il quorum si può raggiungere»), grazie ad alcuni sondaggi in controtendenza che sono circolati ieri sera. Ma anche se nessuno lo ha detto esplicitamente, la vera partita in gioco nel voto di oggi non è tanto il risultato dei singoli referendum, quanto il futuro stesso di questo strumento di democrazia diretta: nella commissione Bicamerale infatti la prossima settimana sarà votata, tra l'altro, la norma che eleva il numero delle firme popolari necessarie a indire un referendum. E' del tutto evidente che un clamoroso flop che si dovesse registrare oggi alimenterebbe gli argomenti di chi vuole spuntare o quanto meno regolamentare diversamente questo strumento. E Marco Pannella, intuita la brutta aria, se ne è inventata una delle sue: è riuscito a convincere alcuni suoi antichi amici e alcuni leader politici a fare una levataccia questa mattina, andando a votare all'apertura dei seggi. Come annuncia un comunicato del comitato promotore dei referendum questa mattina alle 7 hanno promesso che si presenteranno ai propri seggi un nutrito numero di personaggi. Tra gli altri si «costituiranno» di primissima mattina Gianfranco Fini (a Roma nel quartiere Trieste), Luciano De Crescenzo (a Roma, in via Frangipane 38), Oliviero Toscani (sezione di Casale Marittimo, a Pisa), Adriano Celentano, Giorgio Albertazzi, Gianni Vattimo, Franco Battiato (sezione di Milo, Catania), Alessandro Cecchi Paone, Paolo Guzzanti, Riccardo Illy (località Opicina, Trieste), Simona Izzo e Ricky Tognazzi. In un contesto assolutamente diverso, l'invenzione di Pannella è un «bis»: nel cosiddetto «Parlamento degli inquisiti», fu proprio lui infatti a lanciare le autoconvocazioni alle 7 del mattino, che sono rimaste fra le iniziative più controverse del leader radicale. Ma in questa occasione «quelli delle 7» si limiteranno a fare un po' di pubblicità circa la necessità di andare comunque a votare. Basterà? Basterà qualche ripresa televisiva e l'annuncio della levataccia di qualche big a smuovere 24 milioni e 527.041 italiani ad andare a votare? E' questo infatti il «numero magico» che farebbe scattare la validità dei referendum, visto che gli aventi diritto sono il doppio meno uno: 49 milioni. A rendere tutto più difficile, a sentire il comitato promotore, c'è anche il fatto che «milioni di certificati elettorali» sarebbero giacenti negli uffici preposti. E intanto ieri ha fatto la sua «dichiarazione di voto» un personaggio mai stato vicino agli ambienti radicali e alla cultura referendaria: il ministro degli Esteri Lamberto Dini: «Domani andrò a votare perché ritengo che sia un dovere». Ma nessuno dei leader politici ha ritenuto di spendersi più di tanto durante la breve e distratta campagna referendaria. Semmai sono interessanti e in qualche caso politicamente significative le indicazioni di voto dei partiti. Il pds, ad esempio, confermando di essere sensibile alla «lobby della caccia» suggerisce il «no» nel referendum volto a vietare ai cacciatori l'accesso ai fondi privati senza l'autorizzazione dei proprietari. E in qualche modo sorprende il pronunciamento quasi unanime per il no al referendum che propone l'abolizione della possibilità per lo Stato di mantenere quote azionarie per il controllo di aziende pubbliche privatizzate: sono per il no, oltre a partiti storicamente «statalisti» come Rifondazione, An e l'msi, anche il pds e persino Rinnovamento italiano. Due soli paniti per il sì: Forza Italia e il pri. L'unico referendum che ottiene l'unanimità dei sì è quello che propone l'abolizione degli incarichi extragiudiziali dei magistrati. [r. r.]

Luoghi citati: Casale Marittimo, Catania, Milo, Opicina, Pisa, Roma, Trieste