Il polemico addio ai cadetti

Il polemico addio ai cadetti Il polemico addio ai cadetti «Una campagna diffamatoria, solo casi isolati» ROMA. Da oggi, il generale Bruno Loi non comanda più l'Accademia militare di Modena, fiore all'occhiello del nostro esercito, e il generale Carmine Fiore lascia il quarto reparto dello stato maggiore (logistica). Fanno il classico «passo indietro», insomma, i due generali. E sbloccano così una situazione imbarazzante che stava cominciando a pesare sul governo. Inutile dire che il passo è stato molto apprezzato. Loi, nel lasciare l'accademia, non rinuncia a salutare gli allievi. Fa leggere un messaggio in sala mensa, alle 13,30, dal cadetto più anziano. «Ora dovete continuare a lavorare tranquilli con le vostre coscienze e ad amare i vostri uomini e seguirli. Che Dio vi accompagni». Molto più polemica la lettera che accompagna la richiesta di sospensione: «Sono profondamente amareggiato dal montare di una campagna diffamatoria, basata sulla rivelazione raccapricciante di comportamenti illeciti che sarebbero stati tenuti da alcuni componenti del contingente italiano in Somalia». Il generale, che gode di enorme carisma presso gli allievi e i para, assicura di avere «assoluta convinzione che gli accertamenti, che auspico rapidi e approfonditi, porteranno a fare chiarezza sui fatti e che circoscriveranno le relative responsabilità individuali, restituendo riconoscimento pieno al buon lavoro svolto dalla stragrande maggioranza dei magnifici soldati che ho avuto il privilegio di comandare». Perfetto stile militare, insomma, da gentiluomo vecchio stampo. Proprio come apparve all'epoca della Somalia, questo generale colto e cattolico che si trovò a combattere una battaglia diplomatica prima che militare. Loi, sostenuto dall'allora ministro della Difesa Fabio Fabbri (socialista), ingaggiò infatti un'aspra contesa con l'Onu. Semplificando - ed è paradossale visto nella prospettiva di questi giorni - a Mogadiscio Bruno Loi era portatore di una concezione «umanitaria» del mandato Onu e non «bellicista». Nel giorno del suo trionfo militare, era il 10 settembre 1993, nel cortile della caser- ma «Vannucchi» a Pisa, mentre in Somalia gli subentrava Fiore, il generale diceva, in tono asciutto e polemico: «Duemila anni di civiltà e di storia servono a qualche cosa». Ma all'epoca - era da poco finita la guerra del Golfo - i «cattivi» erano gli altri. Gli americani, in particolare, che comandavano la missione e di cui si raccontavano i comportamenti estremi. Al contrario, Loi era sostenuto e apprezzato a sinistra come negli ambienti cattolici. Era il «generale buono», protettivo con i suoi soldati, paterno con i somali, diplomatico con i giornalisti, ruvido con gli alleati. E poi Loi era il generale che faceva pubblica resistenza contro chi - Onu e Usa - voleva rompere la neutralità del contingente e schierarsi contro una delle due fazioni in lotta, quella del generale Aidid. Ma perse la sua battaglia. Seguì l'episodio del Pastificio, dove morirono cinque soldati italiani. Poi altre vittime. E finì che il ministro Fabbri, per protesta contro l'Onu - era ormai luglio - ritirò il contingente da Mogadiscio e lo fece piazzare nelle boscaglie torride del Nord. Proprio gli italiani, che c'erano stati portati per i capelli, si trovarono in primissima linea nello scon¬ tro con il clan di Aidid che dominava quel territorio. Secondo i dati ufficiali, nel corso dell'intera missione gli italiani sostennero 232 azioni di fuoco. Due anni dopo, nel gennaio 1995, Loi veniva scelto per dirigere l'Accademia e formare gli ufficiali del futuro. E qui accadde l'episodio del suicidio di un cadetto. Grande scalpore. E in Parlamento non piacquero affatto le parole del generale nel commentare: «Non c'è posto, nell'esercito, per ragazzi in lotta con la propria coscienza». Andreatta lo difese: «Loi non è un cinico». Ora l'accusa più dura: non seppe frenare Jf| gli uomini? [fra. gn.] Un paradosso, nel '93 era alfiere della concezione umanitaria del mandato Onu contro la linea «bellicista» degli Usa Nel mirino dop il suicidio di uè cadetto quandi disse: qui noe c'é posto per r crisi di coscienz Il generale Loi e in alto un gruppo di ufficiali in attesa di essere interrogati isolati» idid che doorio. Seconi, nel corso ne gli italia2 azioni di nel gennaio celto per dia e formare uturo. E qui del suicidio ande non o le e nel Jf| Il generale Loi e in alto un gruppo di ufficiali in attesa di essere interrogati Nel mirino dop il suicidio di ucadetto quanddisse: qui noc'é posto per crisi di coscienz

Luoghi citati: Modena, Mogadiscio, Pisa, Roma, Somalia, Usa