«Così dovevo corrompere i medici»

Dai verbali nuovi dettagli sullo scandalo delle analisi: «Ho visto le mazzette di denaro», «Dovevo dare viaggi e regali» Dai verbali nuovi dettagli sullo scandalo delle analisi: «Ho visto le mazzette di denaro», «Dovevo dare viaggi e regali» «Così dovevo corrompere i media» Milano, le accuse dei testimoni-chiave MILANO. Un poliziotto onesto, un informatore medico che non procaccia abbastanza medici, perde il posto di lavoro e si vendica raccontando tutto ai magistrati, un vecchio compagno d'università che respinge la richiesta di fare una donazione «molto cospicua» a un partito e un neurologo al quale viene proposto un patto tra galantuomini. Mentre a sorpresa ieri mattina sono cominciati nuovi lunghi interrogatori nel carcere di Opera del professor Giuseppe Longostrevi e di sua moglie, Rosalia Zanca, detenuta a San Vittore, dalle carte dell'inchiesta su Medicopoli escono inediti particolari non solo sulla genesi dello scandalo ma sui metodi usati da Poggi e soci. E' il 3 luglio '96, quando l'agente di polizia Massimo Mola si presenta spontaneamente ai pm Carlo Nocerino e Francesco Greco. Mola, che lavora alla procura circondariale e si occupa di reati edilizi, racconta di essersi recato quella mattina in un cantiere in corso Vercelli per controllare lo stato dei lavori di ristrutturazione di uno stabile dissequestrato, poco tempo prima, con l'assicurazione che sarebbe rimasto a uso residenziale. Dice a verbale il poliziotto: «Ho potuto direttamente constatare che l'edificio era stato interamente ristrutturato come clinica medica». A quel punto il poliziotto, come spiega nel verbale, riceve la proposta dai proprietari dell'edificio, il professor Poggi e suo cognato, Alberto Zanca: «Non fotografare le parti dell'edificio palesemente adibite a struttura sanitaria». In cambio Poggi offre a Mola di assumerlo con «uno stipendio doppio» di quello da agente e una mazzetta da 300 milioni in contanti. Alcuni mesi dopo, quando l'inchiesta aperta dalle rivelazioni dell'agente e da alcune denunce delle Usi è ormai nelle mani dei pm Francesco Prete e Sandro Raimondi, è il turno di un nuovo testimone dell'accusa. «Mi chiamo Di Noi Arcangelo, nato a Francavilla Fontana», così inizia il verbale di interrogatorio dell'informatore medico che ha dato lo scorso novembre alla Usi 39 i tabulati di Poggi Longostrevi, sottratti di nascosto prima di perdere il posto di lavoro, e ai magistrati la chiave per scoprire il sistema di corruzione usato con i medici. Ai pm racconta di aver lavorato dal giugno '91 al dicembre '93 per il Centro di medicina nucleare del professore con il compito d'illustrare ai medici di base i servizi del Centro. Dice a verbale Di Noi: «Il prof. Poggi mi aveva sempre fatto intendere che per ottenere il risultato bisognava ingraziarsi i medici offrendo loro viaggi, inviti a cena, regali ed altro... Non mi sono mai adeguato a questi metodi e anche per questo sono stato a un certo punto accusato da Poggi di portargli pochi medici». Di Noi, dopo aver chiarito che il professore non trovava comunque grandi difficoltà a ricompensare i medici e che alcuni di quelli i cui nomi compaiono nei tabulati prescrivevano un numero sproporzionato di esami radiologici con relativa «iniezione di sostanza radioattiva nell'organismo» racconta anche di aver visto su un tavolo nella villa di Poggi, un giorno del marzo '92, «somme di denaro in contanti divisi in blocchetti e il cui ammontare complessivo potevo stimare in una decina di milioni». Quei soldi venivano poi messi in buste dalla Tina, la segretaria del professore e date al fattorino del Centro perché le consegnasse ai destinatari. Perso il posto da Poggi, Arcangelo Di Noi viene assunto alla Multimedica, un laboratorio di esami del dottor Daniele Schwarz, vicino a Palazzo di Giustizia. Ci resta tre anni, fino al marzo '96, ma anche lì trova un clima da caccia al medico: «Il dottor Assael, direttore commerciale della Multimedica, mi propose un compenso maggiore di 100 mila per ogni medico che avessi indirizzato presso il suo studio». Altro teste, altro j'accuse. Aniello Cusati, specialista neurologo e responsabile del servizio di medicina di base dell'Ussl 39 è il responsabile dell'inchiesta amministrativa al quale Di Loi consegna i tabulati finiti poi in procura. Per Cusati nessuno stupore. Dichiara a verbale di aver infatti rifiutato tra l'89 e il '90 da Zanca la proposta di «un riconoscimento economico per ogni esame inviato presso la struttura sanitaria Poggi Longostrevi». Non solo, nel novembre scorso, poco prima di presentare ai magistrati l'esposto contro il. professore, Cusati ricevette un'inaspettata visita in studio di Poggi Longostrevi: «Mi ha chiesto di mettere a tacere la questione... Mi ha proposto di risolvere la partita tra galantuomini, facendomi capire, attraverso la gestualità delle dita, pollice indice, di essere disposto a sborsare dei quattrini». Infine i pm incassano la testimonianza del professor Vladimiro Felletti, compagno di facoltà di Poggi Longostrevi. «Sono stato oggetto di uno strano avvicinamento», mette a verbale e racconta che dopo anni il collega l'aveva chiamato, il 19 dicembre '96, chiedendo un appuntamento urgente per un suo collaboratore. Tale Pompei con un escamotage si era presentato poi a nome di Poggi Longostrevi e gli aveva chiesto d'intervenire presso un esponente politico per aggiustare una irregolarità, in cambio di una cospicua donazione. Uno dei tanti tentativi, forse, di Poggi Longostrevi per fermare l'inchiesta che lo porterà, mesi più tardi, in prigione. Chiara Beria di Argentine Mi ni Il professor Giuseppe Poggi Longostrevi. A fianco, il Centro di medicina nucleare da cui è partita l'inchiesta e, a sinistra, Rosalia Zanca

Luoghi citati: Francavilla Fontana, Milano, Pompei