Silvia addio con rabbia
Napoli, tremila persone commosse al funerale della donna uccisa in strada nella sparatoria fra camorristi Napoli, tremila persone commosse al funerale della donna uccisa in strada nella sparatoria fra camorristi Silvia, addio con rabbia // marito: assassini, vi maledico NAPOLI. Il dolore ha lo sguardo attonito e spaurito di una bambina di dieci anni, che non smette di tormentare con le dita un fazzoletto rosso mentre fissa la bara della madre coperta di fiori. Ha il viso sfatto dalla stanchezza di una donna che accarezza la cassa di mogano sussurrando: «Silvia, addio sorella mia». Ha la voce rotta dal pianto di un uomo che impreca contro gli assassini della moglie: «Maledetti voi che me l'avete portata via». Ma nella chiesa dell'Immacolata e fuori nella piazza gremita c'è posto pure per la rabbia di chi invoca giustizia. «Punite gli assassini», grida un vecchio con le lacrime agli occhi. C'è anche chi, dopo la messa funebre, fischia e lancia insulti contro il prefetto Catalani e il sindaco Bassolino: una protesta organizzata, secondo un funzionario della Digos, da elementi della destra. Nel giorno dell'addio a Silvia Ruotolo, uccisa mercoledì da un commandQt,,tdi camorristi mentre rincasava con il figlio di sei anni, non un uomo di governo è presènte in chiesa. In prima fila ci sono solo il prefetto, il sindaco e i presidenti della Provincia e del Consiglio regionale. «Si vede che avevano cose più importanti da fare», sibila un parente della vittima. E' un'assenza che in tanti notano, e che il sindaco evita di commentare: «Degli altri non parlo: io sono qui perché cerco sempre di assumermi le mie responsabilità». Sono venuti in tremila ai funerali. Vorrebbero abbracciare Alessandra, la figlia di Silvia che un'amichetta tiene per mano. Vorrebbero stringersi attorno al padre della bambina, Lorenzo Clemente, seduto in prima fila, che sembra svuotato di ogni energia. Ma non possono fare altro che accogliere con un applauso la bara portata a spalla dai necrofori fin sotto all'al¬ tare, dove sono radunati i compagni di scuola di Alessandra. Durante l'omelia, il parroco Gabriele Palmese non pronuncia mai la parola «camorra», ma gli applausi scrosciano quando il sacerdote tuona dal pulpito: «Sulla morte di Silvia non mancano le polemiche e le interrogazioni parlamentari. Sono pagliacciate. La colpa di quanto è accaduto è nostra, solo nostra: siamo noi che non rispettiamo le leggi, noi che compiamo ingiustizie e sopraffazioni». Don Gabriele conosceva Silvia Ruotolo, e la sua voce s'incrina quando ricorda l'ultimo colloquio con lei: «Venne a chiedermi se un gruppo di bambini po¬ teva vendere qualche piccolo oggetto sul sagrato della chiesa. E' per beneficenza, spiegò. Silvia era una donna buona, si preoccupava per gli altri: vi chiedo di onorarla bandendo dal vostro animo le parole odio, vendetta e sopruso». Ma fuori dalla chiesa, sul sagrato battuto da un sole cocente, serpeggiano la rabbia e l'esasperazione: «Non si può vivere con la paura», grida un vecchio. «Non si può vivere con la violenza, non si può campare senza sapere se tornerai a casa vivo», urlano alcune donne. A messa finita, il sindaco segue a passo lento il feretro, accanto ai parenti di Silvia. «Voi avete le scorte che vi proteggono, noi no», sibila un uomo, ma un familiare della vittima lo affronta a muso duro: «Va via, sciacallo, non ti permetto di speculare sulla pelle di un morto». Lorenzo Clemente e la figlia non hanno la forza di seguire la bara fuori dalla chiesa. Si allontanano alla chetichella, piegati dal dolore e dalla stanchezza. Lui, Lorenzo, è angosciato soprattutto per l'altro figlio, Francesco, di sei anni, che ha visto la madre morire. «Mi fa impazzire l'immagine di quel bambino fermo vicino al corpo di Silvia, circondato da tutto quel sangue e quell'orrore mormora -. Cosa gli è rimasto nella mente di quei momenti terribili? Riuscirà a superare il dolore che gli è stato inflitto?». E altro dolore è stato inflitto ieri dalla camorra. Un giovane di 24 anni, Angelo Amato, è stato ucciso in serata a Marianella, un quartiere alla periferia di Napoli. E' la vittima numero 77 di questa terribile guerra che vede contrapposti i clan decisi a controllare il mercato della droga. Per abbatterlo, i sicari lo hanno inseguito per la strada, seminando il panico fra i passanti. Fulvio Milone Critiche per l'assenza di uomini di governo «Si vede che avevano impegni più importanti» Il parroco: polemiche e discorsi politici sono pagliacciate La colpa è di tutti noi La folla ai funerali di Silvia Ruotolo e il marito in chiesa, consolato da alcuni parenti. Alle sue spalle il sindaco di Napoli, Antonio Bassolino
Luoghi citati: Napoli
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