la guerra di Gerusalemme

Dall'Anp a Damasco, da Amman al Cairo: adesso Washington non può più fare il mediatore Dall'Anp a Damasco, da Amman al Cairo: adesso Washington non può più fare il mediatore la guerra di Gerusalemme 7/ Congresso Usa: «Spostate l'ambasciata» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Forti proteste e crescenti riserve sul ruolo degli Stati Uniti come mediatori in Medio Oriente vengono espresse da più parti nel mondo arabo dopo che martedì la Camera dei rappresentanti di Washington ha approvato con una maggioranza plebiscitaria (406 voti a favore, 17 contrari) una risoluzione, di carattere non vincolante, che riconosce Gerusalemme come capitale unita e indivisibile dello Stato ebraico. I congressmen hanno anche previsto uno stanziamento di 100 milioni di dollari per trasferire l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. In un discorso dalle forti tinte emotive il presidente della Camera dei rappresentanti Newt Gingrich ha inoltre accusato l'Autorità nazionale palestinese di essere direttamente responsabile dell'uccisione di tre agenti immobiliari palestinesi che hanno venduto terre arabe ad ebrei. Gingrich ha avvertito l'Anp che quelle uccisioni «di stampo nazista» sono considerate negli Stati Uniti come «violazioni dei diritti umani» la cui ripetizione rischia di mettere in forse i futuri aiuti economici Usa all'autonomia palestinese (280 milioni di dollari, complessivamente). Nei Territori le prime reazio- ni sono adirate. Su «Al Hayat al-Jadida» - un giornale vicino all'Anp - il polemista Hafez Barghuti ha scritto ieri che le accuse di nazismo sarebbero più accuratamente dirette proprio nei confronti di Israele «che da 30 anni occupa le terre dei palestinesi e vi estende le proprie colonie». Nelle risoluzioni della Camera dei rappresentanti il ministro palestinese dell'Informazione Yasser Abed Rabbo ha visto un tentativo combinato di Usa e Israele di affondare la mediazione diplomatica egiziana, condotta in questi giorni da Osama El Baz. Per l'opposizione islamica di Hamas, «i membri del Congresso hanno dimostrato di essere tenuti in ostaggio dalla lobby ebraica, preferendo difendere gli interessi di Israele piuttosto che quelli del loro Paese». La risoluzione relativa a Gerusalemme, ha aggiunto Hamas, «è una provocazione per il mondo arabo e per i musulmani». Nelle stesse ore nei confronti degli Stati Uniti sono state espresse dure critiche anche dalla Siria («Israele è stato così incoraggiato a continuare la sua politica di aggressione», ha rilevato «Al Baath») e esplicite riserve dalla Giordania dove re Hussein ha manifestato vivo disappunto per il fatto che gli Stati Uniti abbiano espresso «un'opinione di parte sulla delicatissima questione di Gerusalemme, che deve essere invece oggetto di negoziato». A Gerusalemme gli echi del dibattito parlamentare di Washington hanno molto sollevato lo spirito del premier Benyamin Netanyahu, rafforzatosi ora nella convinzione che le relazioni fra Israele e Usa restino molto strette malgrado i forti dissensi con il presidente Bill Clinton sulla politica di insediamento ebraico nei Territori. Mentre il mediatore egiziano Osama El Baz prosegue gli sforzi per organizzare un vertice a tre fra Netanyahu, Arafat e Mubarak, nei Territori la tensione è molto alta dopo gli scontri israelo-palestinesi di giovedì nella striscia di Gaza. Ieri i servizi segreti israeliani hanno avvertito Netanyahu che Arafat progetta nuove dimostrazioni nei Territori e che esiste anche il pericolo di scontri a fuoco. In quel caso, prevede la stampa israeliana, l'esercito potrebbe tentare di entrare in forze nelle zone di Autonomia. Aldo Baquis Alla Knesset una legge per risarcire le vittime della guerra delle pietre I fanatici religiosi la aggirano ricorrendo a sputi e secchi di sterco Una manifestazione di ebrei ultraortodossi, da tempo impegnati in una battaglia contro la laicità dello Stato d'Israele Palestinesi nella Striscia di Gaza pregano davanti ai mitra