La Via Crucis dei partiti di Augusto Minzolini

La Via Crucis dei partiti RETROSCENA IL DIBATTITO FRA LE QUINTE La Via Crucis dei partiti Massimo e Gianfranco si ritrovano alleati CASTELLANZA DAL NOSTRO INVIATO Chi l'avrebbe mai detto che un giorno Fini dopo aver ascoltato la solita tiritera contro i partiti e il solito ideologo della manette facili di turno, si sarebbe chiuso in una stanza per scrivere un discorso dicendo «adesso basta, di queste cose non ne posso più»? E che accanto a lui un D'Alema alquanto impressionato avrebbe liquidato una buona parte di un convegno con quella parola irripetibile che comincia con «st»? E' successo ieri al convegno organizzato da Di Pietro. Debbono essere stati davvero tanti i «brividi» che ieri hanno messo a dura prova le schiene di D'Alema e Fini in quel di Castellanza. Uno gliel'ha causato la strana concezione dello stato di diritto del pm PiercamUlo Davigo, il gemello del padrone di casa Di Pietro, che giudica l'inserimento di 15 righe della dichiarazione dei diritti dell'uomo nei testi della Bicamerale alla stregua di un pericoloso colpo di spugna. Ma non è stato il solo. E' come se il leader pds e il presidente di an si fossero trovati al cospetto di un mondo che pensavano scomparso, con il linguaggio, le frasi ad effetto, gli slogan, il qualunquismo da applauso dei reduci del nuovismo, di quei personaggi che sono invecchiati a forza di reclamare per cinque anni un'mdefinita novità: dai giustizialisti di piazza, ai politici che vivono la schizofrenia di chi pur essendo un eletto sente il bisogno di legittimarsi dicendo ogni due per tre: «Voglio portare la voce della gente». Insomma, gli esegeti della «ggente». Ebbene, D'Alema e Fini hanno scoperto quella pentola e si sono ritratti. Per un attimo hanno dimenticato le divergenze sulla forma di governo e sulla legge elettorale, hanno difeso la Bicamerale convinti più che mai che le riforme vanno fatte lì o, comunque, in Parlamento. «La Bicamerale riuscirà», «finiamola con il qualunquismo contro i partiti», ha gridato Fini. «Il lavoro della Bicamerale va difeso. Io sono convinto che è più limpido un modello che mette insieme semi-presidenzialismo e doppio turno maggioritario. Siamo ancora alle prime tappe, si possono presentare emendamenti, c'è l'esame dell'aula. Ma sono cose che vanno fatte in Parlamento con un'inte- sa, un dialogo». A vedere quello che c'era dentro quella sala a Castellanza, D'Alema e Fini si sono legittimati, stretti l'un l'altro: meglio che le riforme le faccia quella classe dirigente che siede in Parlamento, con i suoi limiti, che non quelli là. Altroché assemblea costituente!, deve aver pensato Fini. Ma quale «riscossa» da Castellanza!, si deve essere detto D'Alema che si è rimangiato la promessa fatta due giorni fa in un momento di scoramento per i risultati della Bicamerale. C'è da comprendere entrambi. Si sono ritrovati in un convegno al centro della Pianura Padana, finanziato dal comitato per i mondiali di sci di Bormio che è lontana, sui monti: l'unica relazione tra le due località è Gabriele Cimadoro, cognato di Di Pietro e tra gli organizzatori del mondiale. E' la stessa relazione che intercorre tra la festa della Vela organizzata da Mastella a Ceppaloni e i suoi sponsor. Non solo. All'università hanno trovato un professore, Di Pietro, assillato solo dagli assenti. Già il giorno prima si era scagliato in privato contro gli alunni che avevano in mente di marinare la scuola: «Quelli di Forza Italia non vengono - aveva detto ai suoi collaboratori - perché Berlusconi ha paura di me. Gli assenti dovranno spiegarlo alla gente». Sempre la solita gente, quella con due 'g'. Poi ieri dell'ira di Di Pietro ha fatto le spese il povero Achille Occhetto, esposto, secondo lo stile del professore, al pubblico ludibrio. Fin qui il Di Pietro moderatore, il Di Pietro «politico» ha dato una mano a D'Alema spiegando che la proposta migliore è quella del segretario del pds: semipresidenzialismo e una legge elettorale a doppio turno uninominale nei collegi in costitu¬ zione. Nessuna meraviglia: D'Alema è l'uomo su cui l'ex pm più iàmoso punta per tornare sulla scena. Fra una settimana saranno di nuovo insieme in un convegno del pds sulla mafia. L'uomo che esclude a priori un suo ingresso in politica, al solito, si comporta come un politico esperto: abbraccia D'Alema ma non rompe con Segni promettendo che se fallirà la Bicamerale sarà con lui nella battaglia per l'assemblea costituente; ed ancora, assicura che «non sarà l'uomo della Provvidenza», ma è feroce con la norma che renderebbe difficile una sua candi- datura alla presidenza. Ma a Castellanza Fini e D'Alema non hanno trovato solo lo «sgusciale» Di Pietro. 11 primo si è dovuto sorbire il dissidente che ha in casa, Fisichella, e il suo monito: «Prima di fare una cattiva riforma è meglio pensarci». Il secondo ha avuto il solito scontro privato con Augusto Barbera, il pidiessino che più 10 perseguita. «Hai fatto un discorso assurdo», lo ha apostrofato D'Alema, beccandosi questa replica: «Se avessi seguito i miei suggerimenti non staresti nei guai». E, naturalmente, i moniti di Segni e dei suoi Cobac. E almeno questi sono dei professori. Immaginatevi come hanno potuto reagire D'Alema e Fini ai ragionamenti di personaggi come la Matranga («la Bicamerale è flutto della partitocrazia»), la Salomon («che delusione il testo sulla giustizia di Boato, eppure è un ex sessantottino come me»), ai discorsi di Tremaglia e della Mussolini sul «Di Pietro, unica speranza». Una «via crucis» che si è conclusa con l'uscita di Davigo, cioè dell'oratore presentato da Di Pietro alla platea con queste parole: «Dice quello che penso io, ma con più charme». Che eleganza davvero! Davigo ha fatto insorgere Fini («ho provato un brivido») e si è meritato 11 sarcasmo di D'Alema: «Sono contento che Di Pietro abbia difeso il mio diritto di parola, significa che anche i suoi ex colleghi accolgono la convenzione dei diritti umani, questione su cui si era inserito qualche dubbio...». A fine convegno sia D'Alema, sia Fini sono quasi scappati da Castellanza: di quei discorsi e di quella compagnia non ne potevano proprio più. E, malgrado i due in questo momento non si sopportino più di tanto, ugualmente si sono scambiati i complimenti. Almeno in questa circostanza si sono piaciuti. Augusto Minzolini

Luoghi citati: Bormio, Castellanza, Ceppaloni