E il rude Tonino diventa un maestro di cerimonia di P. Col.

E il rude Tonino diventa un maestro di cerimonia IL TERZO ESAME E il rude Tonino diventa un maestro di cerimonia ACASTELLANZA LLE 8,30 del mattino arriva nel suo ufficio, in rettorato, per leggere i giornali, ritoccare il suo intervento, parlare con Sonia Mancini, l'addetta stampa, e con Simona, la segretaria. Che confermano lo stress: «Negli ultimi giorni abbiamo dormito un'ora per notte». E' allegro come non lo si vedeva da tempo, Antonio Di Pietro. Un altro uomo: «Ha superato 10 scoglio psicologico delle inchieste che gli impediva di lavorare», spiega l'amico onorevole Elio Veltri. E' emozionato, il professore di Castellanza, come uno scolaretto alla prova d'esame. E lo si capisce dalla voce un po' incerta che accompagna le sue prime battute: «Scusate se prendo il microfono... Vogliamo chiudere la porta?». E ripete: «Scusatemi, aiutatemi a rompere un po' il ghiaccio...». Per poi riprendersi dopo il primo applauso ed assestare un colpo al fedifrago Cicchetto, assente ingiustificato. Non farà un partito Tonino, ma certo starà in politica, ritagliandosi un ruolo tutto suo e restando a Castellanza: «Mi sento rinascere, qui. Tutto sommato ci sto così bene». E aver annunciato chiaramente queste due semplici cose, sembra confortarlo come non mai. Cosi, Tonino questa volta riesce a mostrarsi perfino disponibile con i fotografi e le telecamere che lo assediano ossessivamente. Anzi, a conclusione dei lavori, si preoccuperà perfino di come erano stati sistemati i giornalisti: «Eravate comodi? Si sentiva bene? E il pranzo?». Da non credere. Alle 9 entra nelle aule al primo piano dell'Università, per controllare personalmente che tutto sia in ordine, che 11 piccolo esercito di studenti in maglietta bianca e logo blu del convegno sia ai posti di combattimento. Che gli schermi giganti collocati nelle aule per ospiti e giornalisti rimandino senza imperfezioni le immagini dall'aula magna, che il semaforo regolainterventi si accenda al momento giusto. Poi tira il fiato, in attesa degli ospiti, mentre in sottofondo parte una musica sinfonica. La giornata sarà lunga, il caldo soffocante. Ma Tonino non lo teme: mai, nemmeno per un minuto, si toglierà la giacca blu ministeriale, vezzo che invece lo aveva reso famoso durante i lunghi processi di Mani Pulite e nel primo incontro da ministro con i compaesani di Montenero. Arrivano i politici, i politologi, ma sono pochissimi i magistrati. Davigo in rappresentanza del pool, l'ex gip di Milano Andrea Padalino, il pm Stefano D'Ambruoso. E pochissimi avvocati: Vittorio Dajello, difensore, tra gli altri, di Pillitteri, Marco Deluca, legale di De Benedetti. E' lontano ormai il palazzo di giustizia di Milano dalle avventure politiche di Di Pietro. Non mancano invece gli amici: il fedelissimo Rocco Stragapede, poliziotto di Mani Pulite, Quirino Liberatore, il tabaccaio di Montenero, Roberto Maggi, l'editore della Larus, e Maurizio Gandolfi, ultimo acquisto valtellinese del variopinto clan dipietresco, l'uomo che ha messo a disposizione lo staff organizzativo e il prelibato rinfresco, ma soprattutto che ha coin- volto Di Pietro come sponsor dei mondiali di Bormio del 2000. Un quarto alle dieci, all'ingresso dell'università, in tailleur color panna, si presenta anche la moglie, Susanna Mazzoleni: il segno che l'evento è davvero straordinario. Passato mezzogiorno, Di Pietro, nell'intervallo di pranzo, dopo aver ingollato una macedonia, per un attimo riesce finalmente a smettere i panni ingessati del coordinatore e tornare il solito vecchio Tonino. Si defila dalla folla, gira l'angolo e davanti i fotografi che lo inseguono alza le dita in segno di vittoria. Ma non è per la soddisfazione di come stanno andando le cose. Semplicemente ha bisogno di correre in bagno. E lo dice: «Abbiate pazienza, devo fare pipì». All'una e trenta, puntuale come uno svizzero, con voce tonante riapre i lavori, ringrazia staff e segretarie. Alle 16 in punto conclude: raggiante, come se avesse vinto un processo. [p. col.]

Luoghi citati: Bormio, Castellanza, Milano, Montenero