Donne, a voi l'accusa di Massimo Gramellini

Donne, a voi l'accusa Tullia Zevi, Rossana Rossanda, Tina Lagostena Bassi tra i primi nomi contattati per la commissione d'inchiesta Donne, a voi l'accusa ARRIVANO le rompipalle. Era ora. Non è necessario essere femministi per riconoscere che dopo tante figuracce il governo ha finalmente azzeccato una mossa e al tempo stesso inaugurato il futuro. La nomina di una commissione d'inchiesta sullo scandalo somalo avrebbe potuto gettarci nel cupo sconforto che questo genere di verbosi carrozzoni ispira di solito alle persone normali. Ma la notizia che a farne parte saranno anche - e conoscendo i tipini, soprattutto - alcune donne, ha restituito immediata credibilità a un'istituzione che sembrerebbe fatta apposta per non meritarne alcuna. Fra i primi personaggi contattati ci sono Tullia Zevi, Rossana Rossanda e Tina Lagostena Bassi, grandi donne di piccole tribù (ebrei, veterocomunisti, radicali), quindi doppiamente minoritarie in questo Paese governato da maggioranze trasversali di maschietti unanimisti, abituati a muoversi in branco e a combinare ogni porcheria - dai papocchi politici all'uso creativo dei razzi alla marmellata purché assieme: anzi «assiemeeeh», come dice sempre Prodi, a nome dell'italiano medio in crisi di identità. Le signore dell'unanimismo ipocrita non sanno che farsene, per fortuna. Grazie a loro, la commissione presieduta da quel galantuomo di Ettore Gallo, cui affidiamo volentieri quel po' di orgoglio maschile che ci rimane, prenderà subito un'altra piega. Le rompipalle non voleranno nei cieli della retorica dietrologica e dei massimi sistemi: vorranno sapere chi ha fatto certe cose, come e perché. Saranno un po' pedanti e ossessive come lo fu Tina Anselmi, cui si deve la commissione più seria degli ultimi decenni: quella sulla P2. O come lo sono Rosy Bindi e Giovanna Melandri nelle riunioni di partito, la commissaria Emma Bonino a Bruxelles e Ilda Boccassini (e, prima, Titti Parenti) davanti a imputati e colleghi. L'Italia proprio di questo ha bisogno: di un po' di sana e ossessiva pedanteria. In fondo Di Pietro è diventato popolare presso il pubblico (soprattutto femminile) perché è stato il primo a chiedere senza tanti giri di parole: «Chi ha rubato la marmellata?». Più o meno la stessa domanda che, in senso meno metaforico, le rompipalle rivolgeranno ai grotteschi protagonisti del Decameron somalo. Più pedanti degli uomini, ma anche meno brutali. Non è un caso che la fiducia popola¬ re nei confronti della polizia sia aumentata proprio dopo il massiccio innesto di agenti in gonnella (espressione terribilmente maschilista che promettiamo di non usare mai più). Ecco, l'unico rischio è un'esasperazione del politically coiTect, ma è un prezzo che paghiamo volentieri alle rompipalle, se in cambio ci daranno quel rispetto dei valori, linfa vitale di qualunque comunità umana, che i maschi cinici hanno da tempo relegato in cantina. La commissione mista può anche essere nata come abile mossa di comunicazione. Prodi si è presentato alla conferenzastampa con le ministre Turco e Finocchiaro, mica con Andreatta: come se ai maschi, dopo aver perso la faccia, non restasse che mandare avanti le donne. Ma c'è da scommettere che le rompipalle sapranno trasformare la concessione tattica da parte di un avversario disperato in una vittoria definitiva. Massimo Gramellini Tenaci e senza ipocrisie eviteranno che siano solo parole Tullia Zevi e Rossana Rossanda saranno nella Commissione

Luoghi citati: Bruxelles, Italia