Marmellata e sadismo dell'ex brava gente di Paolo Guzzanti
«Non voglia crederci» LETTERA DALL'AMERICA Marmellata e sadismo dell'ex brava gente NEW YORK 'A storia delle nostre ultime imprese somale, e il successivo dibattito sull'affascinante tema «Italiani brava gente», visto dall'America fa un deprimente effetto. Alla fine della guerra un emigrato italiano in America Latina scrisse la straziante canzone «Munasterio 'e Santa Chiara» in cui piangeva la virtù perduta di una Napoli prostrata e prostituita, quella raccontata nella «Pelle» di Malaparte. Le imprese dei nostri «soldatini» (con alle spalle divisioni di mamme preoccupatissime) non hanno a che fare però con il dolore subito come occupati, ma con il dolore inferto da occupanti. Gli americani, come inglesi, francesi e russi, hanno vagonate di scheletri con cui riempire armadi di tutte le taglie, quanto a gesti di ferocia perpetrati durante guerre, guerriglie e operazioni di repressione dopo la seconda guerra mondiale: basta ricordare la turpe vicenda del villaggio vietnamita di My Lai, o la ventata di vergogna che si abbatté sull'onore del soldato francese durante la battaglia d'Algeri. E; Be il corpo di spedizione italiano in Somalia fosse andato per combattere, per affrontare la morte e il sangue, i crimini che vengono regolarmente declassati come «eccessi» potrebbero risultare rivoltanti, ma almeno comprensibili. Ciò che invece manda in bestia in questa vicenda è l'assoluta, schiettissima italianità dell'accaduto con quel tanto di inutile arroganza, sadismo da cortile, spirito di latrina e di bordello, superficialità morale, fino alle dichiarazioni così sorprendenti di un ministro della Difesa che invoca la goliardia e la labilità dei confini fra lecito e illecito di fronte a uccisioni, sevizie, stupri, terrorismo e umiliazioni. E fotografie. Confini labili? Goliardia? Rievocazioni della campagna di Russia e dei poveri sergenti nella neve? C'è qualcosa di sordidamente nostrano in questa storia: I un tratto di viltà, simme■ trico e complementare di quell'altro isterico e dolente che emerge quando si tratta di mandare i nostri soldati a fare la parte che loro spetta quando la legalità internazionale lo richieda. Le vicende italiane sono sempre guardate dal mondo americano con un misto di simpatia e apprensione perché esiste - alimentato dalla comunità italiana che occupa la parte alta della società statunitense - un caldo tifo affinché l'Italia si trasformi in un Paese non soltanto normale, ma se possibile banale. Un Paese civile come quello per il quale proprio qui furono combattute gloriose battaglie antifasciste: basta rileggere alcune pagine di Gaetano Salvemini su quell'epopea politica e civile per rendersi conto che New York e Chicago furono anche i luoghi in cui fu combattuta ( ^ultima grande campagna politica risorgimentaiejr prima: che^agvergogna imponesse la sua uniforme al Paese. Il tifo per l'Italia è oggi appannato dall'imbarazzo e da un senso di inguaribile minorità che non dipende soltanto dalle crudeli bravate di qualche giovanotto, ma da una sensazione di inadeguatezza, una carenza nello stare in piedi davanti al consesso internazionale. Per stuprare le donne legate, i valorosi usavano cospargere i loro attrezzi di marmellata. Ed è proprio quella marmellata appiccicosa e sudicia (un po' come la ricotta pasoliniana, informe e tremolante) il materiale più idoneo per rappresentare l'Italietta dei figli di mamma, che poveri goliardi malaccorti, per ammazzare il tempo ammazzavano i somali o ne violavano le mogli e le figlie, nella miglior tradizione. Paolo Guzzanti nti |
Persone citate: Gaetano Salvemini, Lettera Dall'america Marmellata, Malaparte
Luoghi citati: America, America Latina, Chicago, Italia, New York, Russia, Somalia
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