«Venite a Mogadiscio scoprirete altri orrori»

Marmellata e sadismo dell'ex brava gente L'ACCUSATORE SOMALO «Venite a Mogadiscio scoprirete altri orrori» MROMA OHAMED Ragis, presidente del «Somali National Union» fedele all'ex presidente Ah Mahdi, ieri si trovava al secondo piano della Farnesina mentre Prodi annunciava l'inchiesta Cosa vi attendete dalla commissione governativa? «Giustizia». Ovvero? «Che. venga subito a Mogadiscio per ascoltare i testimoni di violenze ed abusi». Quanti ce ne sono di testimoni? «Difficile dare un numero esatto. Ma sono molti. Noi a Mogadiscio siamo pronti ad accogliere la commissione italiana e ad aiutarne il lavoro. Ciò che conta è che non si indaghi e si interroghi solo in Italia». Lei è a conoscenza di abusi da parte dei militari italiani? «Tutti i contingenti impiegati nell'operazione "Restore Hope" si sono resi responsabili di violenze contro i somali. Canadesi e belgi lo hanno già ammesso. Ora tocca all'Italia. Speriamo che finisca come a Bruxelles: con un processo». Chi vuole vedere sul banco degli imputati? «I responsabili, solo i responsabi- li». E i comandanti della missione? «Ripeto, solo, e tutti i responsabili delle violenze. La commissione nominata da Prodi ci dovrà dire quali sono gli imputati colpevoli e quali non. Sarebbe invece errato fare un processo all'Italia intera o alle intere forze armate. Non servirebbe né a noi né a voi». Che cosa suggerisce a Prodi? «Di fare l'impossibile per chiarire la verità. Se fosse necessario la commissione dovrà dimostrare di essere disposta ad andare perfino all'inferno per punire chi commise quegli orribili atti». Che cosa teme? «Che questo scandalo finisca in un gran polverone scandalistico con tanti colpevoli e nessun nome e cognome. Ma temo anche per le relazioni fra i nostri due Paesi. Proprio in questo momento di grande difficoltà bisogna adoperarsi per avvicinare Italia e Somalia». A che punto è la mediazione italiana in Somalia? «Il sottosegretario Rino Serri e l'ambasciatore Giuseppe Cassini hanno lavorato molto e bene. La maggioranza delle fazioni somale oggi è favorevole al loro tentativo di raggiungere un accordo di pace. Ne abbiamo bisogno: ogni giorno 3000 somali muoiono di fame, ancora si combatte nelle strade della capitale, ci servono degli aiuti. Bisogna evitare che lo scandalo delle torture pregiudichi i tentativi per ottenere una riconciliazione». Che cosa manca alla sigla dell'accordo promosso dalla Farnesina? «Vi sono ancora alcuni gruppi che avanzano dei dubbi. Noi tentiamo di superare le difficoltà. Ma speriamo che l'Italia decida di prendere l'iniziativa ed invia¬ re, come già promesso, Serri a Mogadiscio». Lei chiede a Serri di partire, ma dalla Somalia arrivano ogni giorno denunce di stupri e violenze da parte dei militari italiani. E' il momento giusto per arrivare a Mogadiscio? «Ritardare sarebbe un errore. I contingenti di altri Paesi hanno fatto molto peggio dei vostri soldati. Se Roma rinuncia ad un ruolo di alto profilo a Mogadiscio qualcun altro se ne avvantaggerà e sono molti, dentro e fuori la Somalia, che non vogliono il bene del mio Paese». Osman Ato, uno dei tre maggiori «signori della guerra» somali, ha ventilato l'ipotesi di sostituire l'Italia con la Malaysia, Paese islamico, nella mediazione. «Noi speriamo che l'Italia non ceda il passo a nessuno». lm. mo.]

Persone citate: Giuseppe Cassini, Osman Ato, Prodi, Ragis, Rino Serri