« Scalfaro chiede scusa»

« UN BUON AFFARE « Scali uro chiede scusa» Bertinotti: e i generali diano le dimissioni o siano destituiti ta. E, però, mentre l'omertà ha retto per anni anche di fronte alle prime rivelazioni giornalistiche, questi nostri giovani, questi nostri figli, che davanti alla violenza invece di reagire tirano fuori l'onnipresente macchina fotografica per riportare a casa un ricordo, non mostrano nemmeno ora un rimorso credibile. Dopo Patruno - non si sa quanto ha guadagnato per il suo album di ricordi - ora è la volta di Stefano, nome inventato dal settimanale perché, spiega, è un bravo ragazzo che ha una reputazione da difendere davanti al suo paese e ai genitori così orgogliosi di lui. Ebbene, Stefano racconta cho, «visto il casino suscitato dalle foto dell'ex commilitone Patruno», non ha trovato di meglio che aprire lo scatolone, dove teneva quelle mostruose immagini del checkpoint Demonio, prendere un treno per Milano e trattare la vendita degli scatti. Più l'intervista, in esclusiva, come dice un famoso spot. E siamo ancora solo all'inizio. Da un altro cassetto, in una casa come tante nelle Marche, un altro ventenne, un altro ragazzo normale, Andrea, pesca nuove immagini di quella violenza sulle donne somale, e i ricordi dell'orrendo gioco dei suoi commilitoni con una bambina di soli sei, sette anni: un dollaro se si spogliava, un altro dollaro per convincerla a toccarsi. Violenza e soldi, soldi. Non fu forse la buona paga ad attirare tanti ragazzi di leva in Somalia per l'unica avventura della loro vita, così vuota e noiosa? Dice la mamma di Andrea: «E' tornato da tre anni e non è più stato quello di prima». Ma tace sul perché di un silenzio non giustificabile, come tacciono gli ignari genitori di Stefano: lui non ha il coraggio di raccontare loro cosa è successo, in compenso ha trovato il coraggio di chiedere 10 milioni a Panorama. Forse non si è nemmeno reso conto che è come se avesse violentato un'altra volta quella povera donna. Nessun alibi: il checkpoint Demonio è in noi, nei nostri figli, non solo in terra somala. Chiara Beria di Argentine ROMA. Fausto Bertinotti chiede «un atto di responsabilità» del Parlamento, un dibattito su una questione «che tocca la civiltà del nostro Paese». E invita Scalfaro a scusarsi, a nome di tutti gli italiani, con tutti gli uomini e le donne della Somalia. «Gli orrori perpetrati da militari italiani in Somalia sono sconvolgenti. In primo luogo per l'inaudita violenza prodotta su donne e uomini inermi, su corpi e persone. Tali fatti risultano inquietanti anche per le orribili subculture che portano alla luce il razzismo di chi considera il nero un inferiore, il corpo delle donne un oggetto di bieca manipolazione. Il militarismo torna così, al di là dell'immaginabile, a diventare uno scudo dietro il quale si può nascondere ogni atto di soppraffazione» afferma il segretario di Prc. «Tutto ciò non può essere tollerato da alcun Paese civile. Questi cancri vanno estirpati con il più grande rigore. Sono necessari atti di riparazione, atti di giu- stizia, e un profondo processo di risanamento democratico di tutte le componenti dell'esercito. Proponiamo che il Presidente della Repubblica chieda solennemente scusa e perdono a tutte le donne e gli uomini della Somalia. Chiediamo che gli ufficiali responsabili della missione in Somalia si dimettano o vengano destituiti. Il mantenimento di incarichi di responsabilità, dopo quanto è accaduto sotto i loro occhi e sotto la loro direzione in Somalia, è assolutamente inammissibile». [Agi] II segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

Persone citate: Bertinotti, Chiara Beria Di Argentine, Fausto Bertinotti, Patruno, Scalfaro

Luoghi citati: Marche, Milano, Roma, Somalia