Ex dc in rivolta contro D'Alema

Ex de in rivolta contro D'Alema Ex de in rivolta contro D'Alema De Mita: vedrete, non andrà lontano Il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema con l'ex presidente del Consiglio ed ex segretario della de Ciriaco De Mita In alto: il segretario del ppi Franco Marini intesa, quella che vede D'Alema nel ruolo dell'«emarginato», è fatta da uno schieramento che mette in campo tutto quello che c'era una volta: da Fini ai popolari, ai post-dc del Polo, ai neo-comuni- Berlusconi parteciperebbe a qualunque festino, che ci siano invitati della Prima Repubblica o della Seconda a lui non può importare di meno. Solo che deve fare i conti con tutti i suoi della Bicamerale. A parte quelli che vengono dalla de come Luigi Grillo, non ce n'è uno che vuole sottoscrivere la propria firma sotto un sistema che sposa con disinvoltura il semipresidenzialismo al premierato. Pure un uomo forgiato alla scuola dell'intesa a tutti i costi, Gianni Letta, è prudente: «C'è bisogno di un accordo e di un accordo ampio. Ma non si possono fare pasticci, e questo è un pasticcio». In più bisogna mettere nel conto quanto sono petulanti i professori di Forza Italia. Ieri il Cavaliere si è dovuto sorbire le invettive di Calderisi contro l'intesa del «bimotore». Alla fine, stremato, ha detto al suo incontenibile interlocutore: «Guarda Giuseppe che non abbiamo dato nessun sì. Non ci siamo neppure fatti coinvolgere nella stesura dei testi di quest'eventuale accordo. Li stiamo solo aspettando per decidere». Nelle stesse ore, però, sempre il Cavaliere confessava ai fedelissimi del partito-azienda come Miccichè: «L'accordo è in via di perfezionamento». Cosa ha davvero in testa è un mistero. In ultimo D'Alema. Alla fine a questo strano «bimotore» istituzionale potrebbe anche dire sì, ma almeno in pubblico vuole distinguersi a tutti i costi da un'intesa che lui stesso definisce «un pasticcio, un inciucio». Ecco perché ha lasciato i vecchi Udì del dialogo con il Polo. «Sono dei peracottari, si sono dimenticati pure del semipresidenzialismo vero» si è sfogato due giorni fa con l'ex deputato socialista Mario RaffaeUi. Oggi sarà sul palcoscenico di Castellanza con Di Pietro, cioè con l'uomo che rappresentava quel rischio plebiscitario che le riforme avrebbero dovuto evitare. Mezzo pds gli ha sconsigliato di andarci, dalla Bandoli alla Mancina. Ma lui ha spiegato: «Di Di Pietro mi fido. Lui ha rotto con la destra, tra noi c'è un rapporto di stima». Più o meno le stesse cose diceva di quel Bossi che dieci giorni fa ha silurato i suoi piani in Bicamerale.

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