LA STRATEGIE TRASVERSALI

TRASVERSALI TRASVERSALI •?aoixu8"ib ateiajidfiijo.*» si t RO ROMA ELI/ATRIO di Montecitorio, un Ciriaco De Mita ringiovanito nel ruolo di tessitore dell'accordo sulle riforme se la prende con colui che, da un momento all'altro, è diventato la bestia nera dei popolari: Massimo D'Alema. «Quello è pazzo, è pazzo ripete -, ha perso la testa. La verità è che non ha abbastanza background parlamentare. Vedrete che confusione farà quando si passerà a votare gli emendamenti. Ci vorrebbe un presidente con una grande capacità di sintesi, ma lui non ce l'ha. La vittoria del semipresidenzialismo non è nata per caso: ha guidato la commissione come uno che non sa guidare un'automobile e, vai di qua e di là, è finito nel burrone. E pensare che voleva essere il demiurgo... Anche lui vuole l'accordo ma poi fa quei discorsi, pensa di cavalcarli con Di Pietro, ma state a sentire a me, non andrà lontano...». Proprio nelle stesse ore, a piazza del Gesù, Franco Marini, anche se usa toni più pacati, si complimenta allo stesso modo con il grande alleato. «D'Alema - osserva - è isolato. Noi comunque andiamo avanti. Non capisco perché D'Alema dice che siamo della Prima Repubblica quando parliamo con Berlusconi e Fini, mentre siamo della Seconda quando parliamo con lui». Altro polo, altri protagonisti, altre polemiche al vetriolo. I professori di Forza Italia stanno insorgendo contro la voglia di accordo di Silvio Berlusconi ma, soprattutto, ce l'hanno a morte con la strategia di Gianfranco Fini. Giorgio Rebuffa parla dell'intesa su quel modello che è stato ribattezzato del «bimotore» come di una riedizione delle politiche di De Mita e Craxi. Calderisi fa la stessa cosa aggiungendo, però, che adesso nel ruolo di Craxi si è calato Fini: «A differenza del suo predecessore - avverte - il presidente di An si farà fregare da De Mita». Le riforme istituzionali, com'era prevedibile, stanno mettendo a dura prova gli schieramenti politici. Ci sono rimescolamenti, nascono strane alleanze, nuove amicizie, nuovi odi: e tutto in ima confusione sconcertante che potrebbe riservare intese apparenti, accordi «schifati», ma sottoscritti 10 stesso, o inediti schieramenti. E già: chi l'avrebbe mai detto nemmeno un mese fa che Marini, 11 capo dei difensori del Parlamento, avrebbe avuto una cena proficua con Fini, il pasdaran dei presidenzialisti? Oppure chi avrebbe potuto immaginare che in una riunione dell'ufficio politico De Mita avrebbe tessuto le lodi di Fini e espresso la sua disistima

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