A rischio Bonn Parigi e Roma

Allarme Pese Allarme Pese A rischio Bonn Parigi e Roma ROMA. Italia, Francia, Germania: tutti fuori. Nel primo anno di vita dell'Unione monetaria europea i partecipanti ammessi con le carte in regola sarebbero proprio pochini, a far parte dei bocciati di Maastricht potrebbe esserci l'Italia, ma anche Germania e Francia, le due colonne che avrebbero dovuto garantire stabilità all'Euro. A dire che tra i potenziali tagliati fuori non ci sono solo Paesi del «Club Med» è l'Ocse, che nella sua relazione previsionale periodica fissa al 3,2 per cento il rapporto italiano deficit-pil di fine anno, il che significa fallire l'obiettivo del 3 per cento fissato come soglia di ingresso e questo nonostante la manovra correttiva. Italia fuori, dunque, ma in buona compagnia, visto che l'Ocse assegna anche a Germania e Francia un punteggio che non va oltre il 3,2 per cento. A questo punto si resta davvero in pochi: Italia, Francia e Germania inciampano ad un passo dal traguardo e la Gran Bretagna ha sì un rapporto deficit-pil del 2,8 per cento, ma politicamente è ancora in forse sull'Euro. Per quanto riguarda l'Italia l'Ocse, le cui previsioni ricalcano quelle del Fondo monetario internazionale, spiega che manovre e manovrine hanno «significativamente aumentato la possibilità di rispettare i criteri di Maastricht», nonostante ciò sul bilancio '97 peseranno tagli ai trasferimenti inferiori alle aspettative, mentre l'incasso delle «una tantum» non raggiungerà la cifra stimata ufficialmente. A causa di ciò, precisa l'Ocse, quest'anno il deficit dovrebbe scendere al 3,2 per cento, ma risalirà al 3,8 nel 1998. Qui sta la vera differenza: mentre Germania e Francia l'anno prossimo riuscirebbero a far rientrare il proprio deficit rispettivamente al 2,7 e al 3 per cento, quindi nei parametri di ammissione, senza interventi sulla finanza pubblica, l'Italia, a meno di manovre aggiuntive, finirebbe con Austria e Grecia fra i tagliati fuori. E il fatto che l'orizzonte sia più nero per l'Italia viene spiegato con il fatto che, nel '98, finisce l'effetto delle una-tantum, fatto che «sopravanza gli effetti della ripresa ed i risparmi sul pagamento degli interessi sul debito». D'altra parte, continua la relazione, la moderazione dei salari ed i recuperi di produttività legati al ciclo congiunturale dovrebbero portare l'inflazione di quest'anno al 2 per cento, un tasso inferiore dello 0,5 per cento a quello programmato. C'è da dire che l'attuale passo lento della ripresa potrebbe avvicinare la disoccupazione ai livelli record del 12,1 per cento, ma i segnali indicano un leggero miglioramento generale, tale da portare, dall'I per cento di quest'anno, al 2 del '98. Un progresso che rimarrà comunque «inferiore al potenziale di crescita». Niente di immutabile, comunque, nello scenario dipinto dall'Ocse. Il documento previsionale elenca infatti numerose variabili: dalla capacità di incidere delle riforme fiscali e strutturali all'andamento dei tassi di interesse, del cambio e del deficit. Vanni Cornerò

Persone citate: Vanni Cornerò