«Non processate la politica estera» di Flavia Amabile

«Non processole la politica estera» «Non processole la politica estera» Politici e diplomatici: sono casi singoli ROMA. La contemporanea esplosiva polemica sulle foto delle torture in Somalia e sul «Tiranagate» in Albania fa temere alle feluche della Farnesina una delegittimazione della politica estera italiana, e quindi della stessa carriera diplomatica, in un momento in cui il nostro Paese è esposto in prima fila sulla scena dei Balcani, del Mediterraneo e dell'Unione Europea. «Siamo determinati a difendere la nostra categoria da attacchi ingiusti, insinuazioni e sospetti» dice Nicolò Tassoni Estense, presidente del Sndmae (il più autorevole sindacato dei diplomatici), determinato ad «impedire che specifici avvenimenti vengano strumentalizzati portando ad un indebolimento delle strutture e delle funzioni del ministero». Sulla stessa linea d'onda Paola Ottaviani, coordinatrice della Cgil-Esteri, che aggiunge: «Inchieste parlamentari, incidenti veri o presunti, polemiche al vetriolo rischiano di far passare in secondo piano il tema cruciale della riforma del ministero e della valorizzazione delle nostre risorse». La Cgil ha da poco redatto il suo ultimo «rapporto» sul ministero «da cui si evince - osserva la Ottaviano come l'errore più grave sarebbe dimenticare i problemi cruciali degli organici tropo esigui e della riorganizzazione del ministero». «In questo momento delicato per la riforma della Farnesina - aggiunge Tassoni Estense facendo riferimento al caso-Foresti - non serve sfruttare singoli episodi per delegittimare l'intera carriera, anche perché noi siamo un corpo dello Stato con un forte spirito di servizio che dimostriamo anche al prezzo di pesanti sacrifici personali». Come dire: i diplomatici sono pochi, lavorano in condizioni difficili e cercano comunque «di rappresentare sempre al meglio il nostro Paese». Cesare Merlini, presidente dell'Istituto di affari internazionali, comprende la preoccupazione che serpeggia nel ministero dagli ambienti sindacali fino ai piani/più alti: «Mi rendo conto che le violente polemiche di questi giorni su Somalia ed Albania - dice - richiano di nuocere alla politica estera più nel nostro Paese che non all'estero perché in pòchi Paesi come da noi la micropolitica offusca a tal punto la macropolitica». E per Merlini i responsabili «sono coloro che non vogliono che l'Italia abbia un alto profilo internazionale, che ci vogliono fuori dalla Nato, fuori dall'Albania, fuori dall'Unione Europea, che sfruttano ogni appiglio per chiedere al Paese di non avere una proiezione internazionale». «Soffiano sul fuoco - aggiunge Piero Fassino, sottosegretario agli Affari Europei - lasciando intendere erroneamente che tutto il nostro impegno si esaurisce nelle due inchieste su Somalia ed Albania e sfruttando Piero Fassino sottosegretario agli Esteri la convinzione diffusa fra la gente che il nostro Paese non possa avere una politica estera degna di questo nome: ecco perché serve un salto culturale per rimuovere questo errato senso comune che nuoce al Paese intero». Alla Farnesina si vuole dunque tenere ben separati gli scandali dalla politica estera. Il tam tam fra le feluche è uno solo: se e quando qualcosa di illecito è avvenuto in Albania, ciò non significa che il nostro impegno complessivo in quel Paese sia da gettare alle ortiche; se e quando degli orribili episodi di violenza si sono registrati durante «Restore Hope», ciò non significa che la nostra missione in Somalia fu un disastro miglia con un unico orgoglio, quello di avere un figlio rispettato e stimato, un figlio con i gradi di maresciallo della Folgore, un figlio che si era fatto valere anche molto lontano dall'Italia, in missioni speciali. Ora, all'improvviso, questa non è più la famiglia del maresciallo Ercole, ma la famiglia del mostro, assediata dai giornalisti, sbattuta in prima pagina». Ma il maresciallo Ercole avverte il peso di tutto ciò? «Con il maresciallo non abbiamo parlato della vicenda specifica, ma lui mi ha confessato di sentirsi addosso la responsabilità di aver distrutto l'onore della sua famiglia. In questi giorni, infatti, ha preferito prendere un periodo di ferie in attesa che si chiarisca bene la sua posizione». Che cosa intende fare ora la Folgore? «Attendiamo che la magistratura faccia il suo lavoro». Colonnello, lei è stato in Somalia: secondo lei è possibile che sia accaduto quello che le foto lasciano pensare? «Guardi, in Somalia gli italiani non si sono mai sentiti degli estranei, degli occupanti. Ad un certo punto, fra ufficiali e sottufficiali, si faceva a gara nel farsi mandare da casa pacchi pieni di cibo o vestiti per la soddisfazione di fare felice un popolo più sfortunato del nostro. Perché bastava poco per riuscire a farlo felice; bastava un vestito ormai stretto di mio dei nostri figli. Ecco, questa è la Somalia che io ricordo. Se poi vi erano persone non in linea con questo mio ricordo, è possibile, ma era un'eccezione, non la regola. La Somalia è stata una delle cose più belle che abbiamo fatto e io ne andrò orgoglioso finché vivrò». Flavia Amabile [m. mo.l

Persone citate: Cesare Merlini, Colonnello, Merlini, Nicolò Tassoni Estense, Paola Ottaviani, Piero Fassino, Tassoni Estense