La rabbia dei parenti «Si può morire così?» di M. Cir.
Non è un Paese normale Non è un Paese normale » La rabbia dei parenti «Sipuò morire così?» NAPOLI NOSTRO SERVIZIO Lo zainetto di Francesco, 5 anni, è ancora lì per terra, accanto al pannello di polistirolo con il disegno di un grappolo d'uva e al rivolo di sangue che parte dal punto in cui è caduta sua madre. E' rimasto ritto in piedi, e l'ha vista morire. La sorella, Alessandra, che di anni ne ha 10, dal balcone ha gridato e gridato, fino a quando una vicina non l'ha portata via. Sono i figli di Silvia Ruotolo, uccisa ieri mattina a 39 anni mentre tornava a casa con il più piccolo. Era andata a prenderlo all'asilo dove aveva la recita finale: un brevissimo tragitto che le è costato la vita. Al numero 13 di Salita Arenella c'è il palazzo dove abitava con il marito, Lorenzo Clemente, 45 anni, ingegnere in una società immobiliare, e i due bambini. A lui hanno detto che aveva avuto un incidente: è corso in ospedale, hanno dovuto spiegargli la verità. «Non è giusto, è terribile, è terribile», ha continuato a ripetere, mentre a infermieri e medici venivano gli occhi lucidi. E adesso, in casa dei vicini che si sono presi cura di Francesco e Alessandra fino al suo arrivo, non dice altro che il suo dolore. Sono parole di rabbia e di sfiducia, invece, quelle pronunciate dai famigliari per far sapere a tutti che questa città non ha scampo: «Ce l'abbiamo con Napoli, con tutte le istituzioni, Comune e Prefettura compresi. Qui non si fa nulla contro la delinquenza: è venuto un nuovo questore, ma che cosa è venuto a fare?». Ed è Michela, la sorella di Silvia, a superare il pianto che le spezza la voce, perché qualcosa le preme di dire: «Era una madre ed è morta in questo modo. Adesso, se pure arrestano quelli che l'hanno uccisa, chi ha sparato tra la folla, quanto tempo credete che restino dentro? Magari si pentono, raccontano qualcosa, e vengono messi fuori. Magari daranno loro pure la pensione. Ma bisogna che i magistrati sappiano una cosa: noi no, non vogliamo che questa gente stia fuori e prenda la pensione». «Siamo gente onesta, gente che lavora - spiega il cognato di Silvia - ma forse, forse abbiamo sbagliato ad essere onusti». Nell'appartamento gironzola Francesco: capelli tagliati a spazzola e occhioni azzurri. Ha l'aria sperduta di un bambino che conosce la verità e fa finta che sia un brutto sogno. Sua madre era una casalinga piena di impegni e di interessi, con la scuola, la passione per il tennis, le passeggiate in bicicletta. Cugina dei giornalisti Sandro e Guido Ruotolo - il primo ex Rai ed ora in Mediaset con Michele Santoro, il secondo inviato de «il Manifesto» - Silvia ha incontrato la morte mentre apriva il portone di casa. Dai balconi tutti guardano giù, in silenzio, i poliziotti della Scientifica che cercano tra le aiuole i bossoli. Un'anziana signora attraversa a passettini il cortile: «Ma si può vivere così, nella paura?», [m. cir.]
Persone citate: Guido Ruotolo, Lorenzo Clemente, Michele Santoro, Silvia Ruotolo
Luoghi citati: Napoli
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