Votare non stanca di Lietta Tornabuoni

=1 F PERSONE =1 Votare non stanca E ho un diritto, lo esercito. Se ho l'occasione di dire la mia su alcuni problemi irrisolti, la dico. Se posso votare, voto. E se i referendum sono troppi o pochi, se mi confondono la testa oppure no, se affrontano temi interessanti o indifferenti, sono io a deciderlo: non servono padri supponenti o maestri sprezzanti che si preoccupino dell'elettore frastornato, stufo o somaro, che lo invitino a stare a casa oppure ad andare in gita. Se l'elettore non vorrà votare, non voterà: è un diritto, ma un diritto suo, non delle false chiocce che dicono d'intervenire per il suo bene. Se Pannella è prepotente, arrogante e non più simpatico da tanto tempo, gli elettori se ne accorgeranno da soli, e in ogni caso ha poca importanza: la maggior parte dei referendum chiedono il voto su questioni concrete, non su cretinate; tendono a imporre la soluzione di problemi reali, non immaginari. Se le istituzioni sono lente o inerti, la spinta referendaria non può che essere utile: è già capitato molte volte. Se poi dei referendum si abusa, la vigilia delle votazioni non è il momento migliore per accorgersene e per emettere proclami: le prese di posisi zione contro il voto referendario assunte all'ultimo attimo sono talmente impolitiche da apparire suicide. Il discorso vale anche quando risulta che comunque voti, voti male: se, mettiamo, venisse approvata l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti, resta il vuoto; se non venisse approvata, resta una legge che tutti (i giornalisti per primi) criticano come superata, inadeguata, bisognosa di riforma. E' il dannato stile italiano, però intanto se ne sarà discusso, si saranno conosciuti i termini della situazione: è il merito socioculturale dei referendum. Può darsi che, se si arriverà al numero neces| sario dei votanti per i reI ferendum, l'Ordine venga abolito: i giornalisti non godono di particolari simpatie, tranne alcune eccezioni non si riconosce loro una speciale autorità né credibilità. Qualche volta, si capisce: a parte il resto, come si fa a giustificare il silenzio dei media sull'episodio della San Giorgio nel porto di Durazzo, su altri eventuali incidenti navali accaduti in segreto durante la spedizione italiana in Albania? Come si fa, se è vero, a giustificare il rifiuto di quattro quotidiani di pubblicare le fotografie degli africani torturati in Somalia da componenti della «spedizione umanitaria» Restore Hope, come si fa ad accettare certi toni comprensivi e indulgenti intorno a simili fatti ignobili? Ma infinite volte giornali e giornalisti hanno invece denunciato scandali, informato su corruzioni e storture,- condotto campagne coraggiose, e la categoria ha un altro merito: non scarica sugli altri i propri guai. Se i piloti vengono pre-pensionati, è il cittadino a pagare. Se viene pre-pensionato un giornalista, pagano i giornalisti. Disoccupati e cassintegrati sono oggi circa 1500: le spese di cassa integrazione, disoccupazione, mancata liquidazione in caso di fallimento del giornale, le spese delle crisi aziendali vengono pagate dai giornalisti stessi, dal loro istituto di previdenza. Almeno, non pesano economicamente sul resto degli italiani: non si può dire lo stesso di molti altri gruppi professionali o sociali e, con l'aria che tira, non è poco. Lietta Tornabuoni "7 I ani

Persone citate: Pannella, Restore Hope

Luoghi citati: Albania, Durazzo, Somalia