Agguato al boss uccisa la figlia

La bimba di 11 anni è stata raggiunta da tre colpi di pistola destinati al padre La bimba di 11 anni è stata raggiunta da tre colpi di pistola destinati al padre Agguato al boss, uccisa la figlia Taranto, caccia al killer TARANTO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se un bandito non l'avesse uccisa con un colpo al cuore, da grande Raffaella avrebbe fatto il giudice. Aveva 11 anni e sognava. Gli sarebbe piaciuto avere indosso la toga, entrare in aula tra il rispetto della gente, e difendere papà da «quelli della droga». Raffaella l'hanno ammazzata ieri sera a Taranto, rione Tamburi, una grigia zjona popolare a ridosso del centro siderurgico Ilva. Era in auto accanto a papà, Antonio Lupoli, 34 anni, qualche piccolo precedente penale e una segnalazione negli archivi della questura come tossicodipendente. Raffaella gli voleva bene e non sognava altro: difenderlo dai cattivi. Ma ieri sera lo volevano uccidere, il killer lo cercava. Erano le 21. L'auto, la Fiat Tipo bianca di Lupoli, avanzava lentamente. Passava davanti a una chiesa quando un uomo si è avvicinato a piedi. Aveva in pugno una pistola calibro 9. Ha sbarrato la strada e sparato quattro, cinque colpi, forse di più. Con l'arma puntata si è ritrovato quasi a fianco di Lupoli, che ha sollevato prima un braccio per coprirsi il volto, poi si è abbassato aprendo alla pistola la traiettoria sulla bambina. Tre colpi l'hanno centrata. Uno al cuore, uno al braccio destro, il terzo al fianco. Lui, Lupoli, solo una ferita alla mano. Il killer è scappato via. Lupoli si è voltato verso la bambina e ha capito. Il posto più vicino da raggiungere: la casa di cura San Camillo, una clinica privata che, in questo quartiere annerito dai fumi dell'acciaio, è l'ospedale, il pronto soccorso, l'ambulatorio. Tutto. Lupoli ha incrociato una pattuglia della polizia, ha urlato, ha messo tra le braccia di un agente la sua Raffaella affinché potesse salvarla. Raffaella è arrivata al pronto soccorso della clinica con i poliziotti. I medici hanno capito che era gravissima. L'hanno messa in ambulanza e via verso l'ospedale civile Santissima Annunziata. L'am- bulanza ha attraversato di corsa le strade del quartiere, si è scontrata con una vettura, ha tirato diritto. Dentro, come addormentata, il piccolo giudice forse sognava ancora. Non ce l'ha fatta ad arrivare in ospedale. E' morta in ambulanza. Raffaella viveva con mamma. I genitori non stavano più insieme. Si erano separati e, pochi giorni fa, era arrivato il divorzio. Lei amava il padre, lo vedeva poco, non quanto volesse. E ieri era felice di stare con lui. Al mattino a scuola, ultimo giorno. Quinta elementare. Aveva festeggiato con i compagni, si erano salutati. Ieri cominciavano le vacanze. Nel pomeriggio lo zio l'aveva portata con sé. Poi di nuovo a casa. E a sera, il papà era andato a trovarla, voleva portarla a fare un giro in macchina. Il rione Tamburi è da quasi quarant'anni una «dependance» del centro siderurgico, miscela di dignitosa umiltà operaia e di spavalda presenza criminale. Qui hanno l'industria sotto casa. Se alzi la testa, vedi le ciminiere alte duecento metri. Raffaella c'era nata, come i boss che fino a qualche anno fa controllavano tutto, e come i ragazzini che vivono nella speranza di cambiare la vita loro e quella di papà e mamma. Anche Raffaella voleva. Perché l'abbiano ammazzata, perché volessero far fuori il papà, non si sa ancora. La polizia indaga. Per tutta la notte ha ascoltato amici, conoscenti, parenti, e battuto la città. Non sembra essere stato un regolamento di conti, un agguato ordinato dalla criminalità organizzata. Forse qualcosa di diverso, una vendetta personale. Solo supposizioni, non si può fare altro. Quando l'alba illuminerà il quartiere nero di acciaio, forse si saprà qualcosa di più. Il perché di questo delitto, chi è l'assassino, perché ha sparato uccidendo il piccolo giudice. Tonio Attimo La scena del delitto avvenuto ieri sera a Taranto

Persone citate: Antonio Lupoli, Lupoli

Luoghi citati: Taranto