Il nuovo giallo della Somalia

Tirana, visita di solidarietà alla Folgore Lo dice Patruno, Intelisano passa gli atti alla procura di Livorno. Forse già sentito il seviziatore Il nuovo giallo della Somalia «Per quattro anni le mìe foto nei cassetti» ROMA. Da ieri, a indagare sulle presunte sevizie inflitte dai nostri para a cittadini somali durante la missione italiana del 1993 non c'è più soltanto la procura militare. Il pm Antonino Intelisano, infatti, ha deciso di trasmettere alla procura penale di Livorno, che è competente per territorio, l'intera parte dell'inchiesta che riguarda le torture e i maltrattamenti. Evidentemente, il procuratore ha già trovato conferme o riscontri sufficienti a fargli inviare gli atti ai suoi colleghi toscani. A lui resteranno invece tutte le altre ipotesi di reato tipicamente militari: dalla mancata consegna alla violazione delle regole d'ingaggio. E non sarà un'indagine da poco. Intelisano, infatti, vuole andare a fondo per capire quanto era diffuso il fenomeno denunciato dalle foto e chi ne era al corrente ai piani superiori delle gerarchie militari. L'inchiesta, insomma, potrebbe rivelarsi più ampia e ricca di sorprese di quanto si potesse immaginare, come aveva già annunciato due giorni fa Michele Patruno, l'ex caporalmaggiore che ha sollevato lo scandalo scattando e poi vendendo le foto. Nel corso del suo interrogatorio, alle perplessità espresse dal procuratore Intelisano per i quattro anni di distanza tra i fatti e la loro rivelazione, avrebbe spiegato di avere inviato al suo ritorno dalla Somalia gratuitamente le foto a alcuni quotidiani nazionali. Foto mai pubblicate. Le affermazioni di Patruno sono coperte da segreto istruttorio, ma sono state avallate da Vittorio Stagnani, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno; il primo a aver raccolto le rivelazioni dell'ex para: «Presumo che sia vero che dei giornali si siano rifiutati in passato di pubblicare le foto. Molti avevano paura, ed è accaduto anche ora». Il sospetto è che siano state esercitate pressioni sui responsabili dei giornali. Sulla vicenda è intervenuto l'ordine dei giornalisti, annunciando che da lunedì prossimo scatteranno le procedure necessarie per accertare se esistano «eventuali responsabilità» dei direttori dei giornali. Oggi saranno ascoltati i militari apparsi nelle foto, tutti appartenenti alla XX compagnia Puma. Secondo alcune fonti, già ieri mattina era stato interrogato in una località segreta il caporalmaggiore barbuto (il sottufficiale «G.») che compariva nelle foto. Altre fonti, in serata, hanno negato che l'interrogatorio avesse ancora avuto luogo. Allo stesso modo non ha trovato conferma ufficiale la notizia secondo cui il procuratore Intelisano avrebbe interrogato anche il generale Carmine Fiore che ha comandato la missione Ibis, sostituendo il 5 settembre del 1993 il generale Bruno Loi nel comando del contingente italiano in Somalia: negli ambienti della procura militare si continua a mantenere il massimo riserbo. Di certo, lo stato maggiore dell'esercito ha fornito l'intero elenco delle unità italiane impiegate nel campo di Johar, in modo da permettere la convocazione dei commilitoni coinvolti da parte di Intelisano e della procura livornese. Oltretutto, come ha rivela¬ to il procuratore generale presso la corte militare d'appello, Giuseppe Scandurra, non è ancora ben chiaro quale sia il reato di cui dovranno rispondere i protagonisti di questa vicenda. «Occorre prima precisare il fatto in tutti i suoi contorni, poi una volta che sarà stato chiarito, si potrà risalire alla responsabilità del soggetto sulla base di un'ipotesi di reato», ha spiegato Scandurra. In ogni caso, è esclusa l'applicazione del codice militare di guerra, "ha aggiunto il procuratore generale. «In astratto si sarebbe potuto applicare perché si trattava di un corpo di spedizione all'estero. Però quando abbiamo inviato le truppe in Somalia, con una disposizione specifica abbiamo stabilito che non si applicasse il codice di guerra, ma soltanto le disposizioni del giudice di pace».- Per quel che riguarda le sanzioni, Scandurra ha spiegato che «in questo caso potremmo avere dei reati e delle pene proporzionate alle lesioni inflitte ai danni di un altro soggetto, un altro essere umano. Con le aggravanti dei reati commessi all'estero da un militare che riveste una certa qualifica». [r.r.J Il procuratore militare Intelisano Nella foto grande soldati italiani in Somalia

Luoghi citati: Livorno, Roma, Somalia