Euro la Francia verso un compromesso
* • * In cambio della firma Parigi otterrebbe una risoluzione sull'occupazione e l'Europa politica Euro, la Francia verso un compromesso Chiracpiega Jospin, probabile il sì al Patto di stabilità PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un lungo tète-à-tète con Jacques Chirac, altri 60 minuti in compagnia di Lionel Jospin, e al premier olandese Wim Kok pellegrino a Parigi per salvare il vertice di Amsterdam - riesce il miracolo: abbozzare un compromesso tra la Francia i suoi 14 europartner che senza mettere in causa la ratifica del Patto di Stabilità gli associ quel «capitolo sociale e di rilancio economico» irrinunciabile per la Gauche. Palazzo Matignon, che ancora in mattinata escludeva un accordo entro il 15, a sera issava la bandiera dell'ottimismo. «E' possibile - dice Lionel Jospin - compiere uno sforzo significativo nel corso di questa settimana» per «pervenire a un risultato utile ad Amsterdam». «Il lavoro resta da fare, e penso che lo faremo insieme», conclude. Non mancano i candidati alla difficile mediazione. La Commissione europea, che sull'asse Bruxelles-Parigi ieri ha tentato l'impossibile per evitare la crisi, ma anche Tony Blair, atteso all'Eliseo domani sera. Curioso: malgrado le differenze politiche, sembra esistere una relazione privilegiata tra Blair e Chirac di cui Jospin inizia forse a pagare le spese. Ma bisogna aggiungere che in un'intervista serale a «Tfl», pur sottolineando le differenze con il «socialismo alla francese» il premier britannico ha insistito che nel summit olandese del 16 e 17 giugno i Quindici debbano «mettere in comune» «la questione dell'occupazione», parafrasando la richiesta francese di arricchire il Patto con un protocollo extrafinanziario. Altri mediatori in pectore: l'eurocommissario francese Yves Thibault de Silguy, che ribadisce la necessità di non ritardare il calendario ma sembrerebbe propenso a concessioni sostanziali, e il presidente della Commissione, Santer. Vedranno entrambi Chirac entro domani, e il secondo anche Jospin. E proprio Santer presenterebbe (stando ai «si dice») la bozza di compromesso che fa dire al premier transalpino - dopo l'ir- rigidimento di lunedì - «ci felicitiamo che esista uno spazio negoziale. Nulla è concluso, fino al c'è un margine pei' trattare». Il piano di salvataggio concepito da Santer è imperniato sul «do ut des». L'incontro di Amsterdam partorirebbe una risoluzione in cui l'Unione Europea s'impegna a mettere in opera prima della fine della presidenza lussemburghese (31 dicembre '97) il capitolo sociale e quello dell'Europa politica che il programma elettorale ps definiva prioritari. In cambio di tale promessa, la Francia soprassederà alla richiesta di so¬ spendere l'adozione formale, ad Amsterdam, del Patto di Stabilità. La ricomposizione della frattura non è ancora certa. Ma ieri notte se ne potevano intravedere prodromi e segnali. Per lasciarsi la crisi dietro le spalle bisognerà tuttavia attendere almeno l'incontro triangolare Kohl-Chirac-Jospin di Poitiers, in programma venerdì. Iniziata nel segno del pessimismo, la giornata registrava un primo contraccolpo significativo a metà pomeriggio. Reduce dall'incontro con Wim Kok, Jacques Chirac rilasciava una frasuccia chiave: «Il Patto di Stabilità verrà, me lo auguro, ratificato ad Amsterdam». Di che far sobbalzare gli analisti. Braccio di ferro tra Eliseo e Matignon? L'Europa spacca la Francia? Letture allarmiste, che l'evoluzione delle ore successive non ha suffragato. Forse Lionel Jospin esagera a dire che «non vi è disaccordo in materia con Jacques Chirac» né interferenza, ma le due posizioni appaiono, in definitiva, convergenti. Dopo il richiamo agli «impegni assunti dalla Francia», il Presidente ricorda infatti che «da due anni» Parigi sottolinea l'importanza del «modello sociale europeo», facendo com- prendere che sarebbe inopportuno escluderlo dall'agenda olandese. Media, Chirac. Come tutti nelle ultime ore. Porsi in rotta di collisione con Jospin metterebbe in pericolo gli interessi francesi e sarebbe probabilmente mal visto dal Paese. Lo trasformerebbe inoltre in alfiere di un'Europa in formato Bundesbank, facendo torto al suo pensiero e rendendolo - se possibile - ancor più impopolare in patria. Jacques Chirac preferisce dunque esercitare il suo magistero politico come pars construens: indebolire Jospin significherebbe, oggi, indebolire se stesso. Nel contempo, emerge dalla crisi nel ruolo che si era voluto lui stesso attribuire a Lille, sabato scorso: garante dell'Europa. La coabitazione esordisce con una difficoltà grave ed imprevista. Ma potrebbe anche avere conseguenze positive: un «rodaggio comune» nella tumultuosa evoluzione europea. Ciascuno al suo posto, insomma, ma non l'uno contro l'altro. Enrico Benedetto «Fissare le regole del gioco non significa porre un freno alla crescita economica ma serve un coordinamento» * • * ropea opera sederà alla richiesta di so¬ meno l'incontro triangolare Kohl-Chirac-Jospin di Poitiers, l'importanza del «modello sociale europeo», facendo com- «Fissare le regole del gioco non significa porre un freno alla crescita economica ma serve un coordinamento» conseguenze positive: un «rodaggio comune» nella tumultuosa evoluzione europea. Ciascuno al suo posto, insomma, ma non l'uno contro l'altro. Enrico Benedetto A sinistra, Jacques Delors Qui accanto, il presidente della Commissione Jacques Santer nel Tramilo» aastricht «sociale» le grandi reti del Libro bianco rebbero creare 500 mila posti be un bene per l'occupazione si aspetta per andare avanti?» A sinistra, Jacques Delors Qui accanto, il presidente della Commissione Jacques Santer
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