«Mi rimproveravano li ho uccisi» di Antonio Giaimo

La tragedia ieri pomeriggio in via Exilles sotto gli occhi del manovale albanese Il racconto del giovane che ha massacrato a coltellate padre, madre e anche il cane «Mi rimproveravano, li ho uccisi» 77 meccanico di Cantalupa non ha ricordi dell'omicidio «Ero in slip e ho preso il coltello che tenevo in camera» «La bambina? Ma no, ma no, non è che volessi salvarla. Non l'ho neanche vista». Parla Paolo Galliano, il meccanico di 32 anni che ha massacrato i genitori Ettore e Matilde nella villetta di Cantalupa, pugnalando anche il cane lupo. Ricostruisce il giorno dell'omicidio nei dettagli, minuto per minuto. Ma salta le coltellate ai genitori: 11 al padre, 7 alla madre. Quegli istanti sono i soli che non ricorda, un «buco nero» spaventoso. Dice la verità? A Pinerolo, non è stato ancora interrogato. Ma intanto, per ricostruire la sua storia, la sua personalità piena di ombre e di bugie, ieri il capo della procura Giuseppe Marabotto e il pm Ciro Santoriello hanno sentito una ventina di persone. La fidanzata, i fratelli, il datore di lavoro, gli amici. E anche una fantomatica seconda fidanzata: una che Paolo aveva dipinto - mentendo - come la sua «amante segreta», e che invece non aveva, con lui, nessun legame. Il racconto di Paolo risale alla notte tra venerdì e sabato. E' in una caserma di Milano, i carabinieri del Nucleo operativo di Torino gli sono appena piombati addosso, alla stazione, per arrestarlo. Paolo comincia dall'alba di venerdì. «I miei mi hanno svegliato prestissimo. Ero in malattia dall'inizio della settimana, non mi sentivo di andare al lavoro. Prendo 60-90 gocce di Novalgina al giorno, sono malato, sono in cura da mesi. Ma loro niente, alzati, sbrigati, vai. Va bene, va bene, vado, ho detto io. E invece sono uscito, e sono andato al bar. Ho preso un caffè, poi ho fatto due passi. Un altro bar, un altro caffè, insomma, ho girato un po'. Poi mi sono seduto sotto un albero, e mi sono addormentato». Fin qui sarà vero? Una bugia c'è. Il medico di Paolo non lo vede da mesi. Che sia malato non risulta. «Sono tornato a casa per pranzo. Loro avevano telefonato al lavoro, scoprendo che non ci ero andato. E lì, giù con un cazziatone. E la casa non è un albergo, e cosa credi di fa re. Alla fine sono andato in camera mia, mi sono chiuso dentro». La pie cola Jessica, figlia della sorella di Paolo, dorme. La madre, al piano di sopra, rassetta la cucina. Poi, i pen sionati si cambiano d'abito, per uscire. Paolo, intanto, rimugina Finché prende il coltello da sub, e sale dai genitori. Colpisce a freddo. «Ero in mutande, di questo sono sicuro. Ma non mi ricordo di averli uccisi. So che la bambina non l'ho vista». Sono circa le 14. Più o meno alla stessa ora chiama Fulvia, la fi danzata: «Paolo ha detto che aveva litigato. Che era di corsa, doveva fa re la doccia, e poi uscire subito. Doveva fare la voltura dell'auto mio va, per la quale aveva già anticipato 4 milioni, e poi venire da me. Invece loro lo avevano sgridato, come al solito, gli avevano fatto una testa così, gli rimproveravano il suo matrimonio fallito». A Fulvia mente al' meno su due punti: non doveva an dare a prendere la Opel nuova, perché ieri i commessi del conces sionario (l'«Autoparco Affari» di corso Moncalieri 310) hanno spiegato: «Quel ragazzo aveva letto della Opel su Secondamano. Si è pre sentato, ha fatto mettere in moto la vettura, ma non ha versato acconti». E' impossibile, inoltre, che i genitori lo abbiano rimproverato per il matrimonio, visto che non si mai sposato. Probabilmente, è vero che ha ucciso in slip: non sono stati trovati suoi abiti insanguinati. «Poi sono salito sulla Uno di mio padre, e sono andato al Sanpaolo di Volvera. Ci ero già andato un paio di giorni prima. Ma non è che premeditassi la rapina. L'ho fatto così, senza motivo. Avevo un coltellino, ma non l'ho nemmeno puntato. Ho detto solo "questa è una rapina", e mi hanno dato 4 milioni». Paolo si fa passare per matto, o lo è? Aveva bisogno di soldi, o ha davvero fatto la rapina senza motivo? Quando è stato arrestato, aveva addosso un paio di assegni a lui intestati, e sul conto in banca gli erano rimaste 34 mila lire. Ma i controlli sul casinò di Saint-Vincent hanno dato esito negativo: non ci andava. Aveva chiesto un prestito al suo datore di lavoro, Attilio Teotino: «Voleva 10 milioni». Ma aveva spiegato il perché con un'ennesima bugia: «Ha detto che doveva far curare la bimba della fidanzata. Aveva la leucemia, e doveva subire un trapianto di midollo». E alla segretaria: «A me ha detto che era malato, e prendeva pastiglie simili all'elettroshock». «Sono passato da Fulvia. Poi sono andato in corso Orbassano, ho lasciato lì la Uno, ho gettato il coltello in un cassonetto. Ho camminato fino a Porta Susa. Alla stazione, ho regalato un po' di soldi del bottino a due barboni. Poi sono salito su un treno per Milano, saranno state le 17,30». Il bottino «regalato» è un segno di squilibrio, o una bugia detta proprio per accreditarsi come squilibrato? «A Milano, ho cenato in pizzeria. Poi ho speso 600 mila lire in "Gratta e vinci"». Perché sperava di vincere milioni - per una necessità disperata di denaro -, o - ancora una volta - non c'è un perché da scoprire, in una mente confusa? Alle 20, ha telefonato alla fidanzata. A casa di lei, c'erano i carabinieri. Lui le ha detto addio: «Non ci vedremo più. Ho un tumore. Ma ti amo tantissimo, non ti scordare mai di me». Poi ha accettato di vederla un'ultima volta, a Milano. E sono arrivati, con lei, i militari. Dopo il racconto in caserma, Paolo ha avuto una crisi di nervi. Tanto forte che i carabinieri hanno chiamato la guardia medica. Il movente dell'omicidio sta nel litigio per aver «saltato» il lavoro, come dice Paolo, o c'è dell'altro? Racconta frottole a tutto spiano perché ha una doppia o tripla vita, o perché ha una doppia o tripla personalità? Marabotto si sta pian piano convincendo: «La doppia personalità di questo ragazzo sembra tanto forte che forse le bugie per lui diventavano realtà». Ieri, dall'autopsia sui corpi delle vittime, è emerso che i due pensionati non hanno tentato di difendersi dalla furia del figlio. Si sono lasciati uccidere. Giovanna Favro Antonio Giaimo iiiiiii 1111: Ifllfft A sinistra le vittime dell'omicidio Ettore e Matilde Galliano Sotto il figlio Paolo 32 anni Il coltello da sub usato da Paolo Galliano per uccidere i genitori e il cane lupo

Persone citate: Attilio Teotino, Ciro Santoriello, Giovanna Favro, Giuseppe Marabotto, Marabotto, Matilde Galliano, Paolo Galliano

Luoghi citati: Cantalupa, Milano, Pinerolo, Saint-vincent, Torino, Volvera