Specchio dei tempi
Specchio dei tempi Specchio dei tempi «Se si sentissero sfruttati, gli infermieri non collaborerebbero con le società di servizi» - «Fracasso fino all'una di notte» - «Viaggio crudele o mortale per i carlini» - «Non solo vecchi film, anche buona prosa» Il Centro sanitario assistenza domiciliare e ospedaliera ci scrive: «Fornire un servizio sanitario non è come vendere pizze a domicilio. Rispondo alla lettera di Paola Lupano, che parla di abusivismo ed intermediazione di manodopera (meno male che non parla più, come in altre occasioni, di caporalato), nonché di sottoccupazione e sfruttamento. «Ma un infermiere professionale "libero professionista" (dato il ciclo di studi da lui seguito) può essere in grado di gestire da solo tutta la sua attività, ovvero contattare i vari presidenti di Usi, titolari di cliniche ecc. e soprattutto è in grado di operare subito a stretto contatto con medici ed altri infermieri senza avere alcuna esperienza sul campo? «Pertanto non si incensi più di tanto questi ragazzi che già appena usciti dai corsi professionali rimarcano "io sono un infermiere professionale" con tanto di altezzosità. E mi si consenta il fatto di non accomunare i medici con gli infermieri quando si parla di fornire un servizio sanitario qualificato a mezzo esercenti professioni intellettuali. «Ben diverse sono le compe- tenze e gli studi effettuati. Ma questi che la Lupano definisce infermieri "esercenti professioni intellettuali", sentendosi sfruttati rimarrebbero mesi e forse anni a collaborare con le società di settore? Non lo farebbero di certo i venditori di pizze a domicilio...». Pier Luigi Cesarano Un gruppo di lettori ci scrive: «Ogni volta che telefoniamo ai vigili, ossia tutte le notti da sabato 17 maggio, non otteniamo nessun risultato. Quindi vorremmo sapere a chi rivolgerci per avere un po' di riposo e chi ha dato il permesso di innalzare 4 o 5 tendoni, dove una orchestra a tutto volume con bar e centinaia di sedie, nel giardino del Palazzo del Lavoro in via Ventimiglia, ossia all'aperto, dalle 20 all'I di notte. «Questo non solo al sabato o alla domenica ma tutti i giorni sino a dopo Ferragosto. Nel condominio abbiamo persone anziane, ammalate che hanno diritto di stare tranquille. E poi ci chiediamo se è lecito obbligare tutto il circondario a impazzire per il fracasso». Seguono le firme Una lettrice ci scrive: «Ho sette anni, il mio papà mi ha regalato un cucciolo "carlino". Mi sembrava un sogno avere Bobo: non brigavamo mai, lui era sempre pronto a farmi le feste, a giocare con me. Era una festa averlo in casa... ma un brutto giorno si è sentito male. Abbiamo fatto di tutto per salvarlo, ma non è sopravvissuto. «Mia zia mi ha spiegato che i cani carlini come lui nascono in Ungheria e poi fanno un viaggio lunghissimo per arrivare in al¬ tri Paesi. Durante il trasporto stanno mahssimo, tutti accatastati, senza mangiare, molti di loro muiono durante il viaggio, queUi che si salvano comunque rimangono indeboliti e spesso poi si ammalano proprio come è successo al mio. «Tutto questo capita perché in Ungheria c'è gente che vuole guadagnare molti soldi sulla pelle di questi cani, e così li fa nascere malamente e poi li spedisce ad affrontare quel viaggio terribile. Vorrei che tutto questo non capitasse più perché non ci siano altri cani che soffrano come Bobo, e altri bambini che soffrano come me che non lo posso più vedere». Segue la firma Una lettrice ci scrive da Firenze: «Prendo lo spunto dalla lettera intitolata "Voghamo rivede¬ re i vecchi film italiani" con cui, peraltro, concordo, per esprimere un'altra richiesta. «Più del cinema ho amato il teatro di prosa. : nei miei lontani anni torinesi ho visto al Carignano Ruggeri, Benassi, le Gramatica, ecc. La Rai ha certamente nei suoi archivi le registrazioni del tempo dei Venerdì della prosa: repertorio vasto e vario che spazia da capolavori come il Così è se vi pare con Morelli, Stoppa, Valli al dramma americano Piccole volpi con Torrieri e Sbragia a commedie leggere con Cervi-Pagnani, Tieri-Lqjodice ecc. che noi anziani rimpiangiamo e che potrebbero risultare "scoperte" (nel dima faziano di Anima mia!) anche per i giovani che ignorano questo autentico patrimonio di arte recitativa. «Non potrebbero essere inserite, almeno in via sperimentale, il sabato, in seconda serata nella serie Palcoscenico, oppure in opposizione, comunque perdente per l'Auditel, a qualche partita di calcio? In epoca di videoregistratori potremmo farci la nostra "teatroteca" domestica dopo che l'avvento delle tv commerciali ci ha privato di un intrattenimento di cui la Rai poteva andar fiera». Gigliola Ciuti Badii
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