Gran Paradiso, si chiude I miliardi non arrivano di Guido Novaria

E' polemica tra Parco e Roma E' polemica tra Parco e Roma Gran Paradiso, si chiude I miliardi non arrivano «Senza i fondi statali non possiamo aprire i nostri centri-visitatori» Chiude il Parco nazionale del Gran Paradiso. «Da Roma non sono arrivati i 6 miliardi e 800 milioni dello stanziamento ordinario statale e noi non possiamo aprire i nostri centri-visitatori e far funzionare il giardino alpino Paracusia». Una decisione che arriva alla vigilia dell'inizio della stagione estiva: «Siamo ostaggio di una burocrazia che rischia di cancellare il più vecchio parco nazionale italiano», dice amareggiato il direttore, Luciano Rota, dopo aver snocciolato le cifre del credito vantato nei confronti dei ministeri dell'Agricoltura e del Tesoro, controllori del Parco: «Siamo a 15 miliardi; oltre al contributo ordinario, dovevano arrivarci gli stanziamenti sui progetti Cipe, dalle comi aiità valligiane per quel rilancio dell'attività turistiche legate al Parco». Una serie di intoppi burocratici che per l'assessore regionale ai parchi Antonello Angeleri deve trovare un responsabile: «Il ministro Ronchi non può essere smentito sistematicamente dai suoi funzionari. Come è possibile, ad esempio, che la convenzione firmata dal Piemonte e dalla Valle d'Aosta in base alla legge quadro dei parchi non sia ancora operativa?». Da Roma il rninistro si difende: «Il ritardo nell'erogazione dei fondi ordinari è dipeso dal ritardo della presentazione del bilancio da parte dell'Ente Parco, così come evidenziato dai rilievi della ragioneria centrale e come comunicato ai responsabili del parco pochi giorni fa». Ribatte il direttore Rota: «Abbiamo la ricevuta di ritorno datata 6 luglio '97 che prova come il nostro bilancio consuntivo '96 sia partito per Roma prima del 15 luglio, termine ultimo di presentazione». Intanto il ministro Ronchi ricorda anche di aver già attivato gli uffici del suo ministero per l'immediata erogazione dei mibardi che spettano al Gran Paradiso. Per il commissario straor- Antonello Ang eleri dinario del Parco, Franco Montacchirii, «è impensabile essere continuamente ostaggio di funzionari e burocrati». Dalla Valle d'Aosta il presidente Dino Viérin rincara la dose: «Da anni, tra noi e il Piemonte è stata intrapresa una strada di collaborazione sul Gran Paradiso. Al contrario; da Roma le nostre richieste vengono disattese. L'esempio della pianta organica è eloquente: quando servirebbe un organico di almeno cento persone, i ministeri ci fanno sapere che al massimo saranno concessi al Gran Paradiso 85 dipendenti, compresi i 60 guardaparco». Il ministro Ronchi promette di ridiscutere anche questo aspetto della questione e assicura che «sta per essere registrato dalla Corte dei conti il decreto di adeguamento del Gran Paradiso alla legge quadro sulle aree protette». Assicurazioni che non convincono i dirigenti del Parco a riaprire i centri-visitatori (a Noasca, Cerasole Reale, Ronco, Degioz e Rhèmes - Notre - Dame): «Senza il contributo statale non siamo neppure in grado di pagare gli stipendi al personale: tutto questo mentre registramo preoccupanti segnali di ripresa del bracconaggio». A difendere il decano dei parchi italiani -; quest'anno compie 75 anni - scende in campo il Wwf: «E' come se chiudessero alle visite il Colosseo», sottolinea preoccupato Arturo Osio. La giunta regionale, ieri, ha chiesto al ministro Ronchi un intervento che risolva definitivamente i problemi del parco; analoga presa di posizione è arrivata dalla Provincia, mentre le organizzazioni sindacali del personale chiedono che «Roma non continui ad attentare ad un patrimonio storico-ambientale che appartiene a tutto il Paese». Come dire che il Gran Paradiso deve uscire dalla condizione di perenne emergenza. Guido Novaria La lotta contro la burocrazia statale da parte del Parco naturale del Gran Paradiso, il più antico tra quelli italiani, dura ormai da anni Antonello Angeleri