Denilson, un'altra faccia da mercato di Marco Ansaldo
Denilson, unfaltra faccia da mercato Denilson, unfaltra faccia da mercato Ora tutti lo vogliono e lui attende offerte miliardarie PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Quando costava otto milioni di dollari, un po' meno di quindici miliardi di lire, era caro. Ora che un'asta lo porterà a costare il doppio, Denilson è l'oggetto del desiderio di chi non lo prese allora e di chi l'ha scoperto domenica nella partita con l'Italia: allenatori e presidenti si mettono in fila per lui come per entrare al Louvre. Denilson è un'altra faccia da mercato: l'ultima, la più espressiva. Ha capelli crespi e nerissimi e una gran voglia di lasciare San Paolo, dove gioca: «Ho già chiesto al mio presidente di andarmene per provare un'esperienza all'estero». A 19 anni ha già fretta. «Vado in un grande club dove si può guadagnare bene», aggiunge. E si capisce perché aspetta di im¬ barcare le valigie: il Brasile, stordito dal giro di miliardi attorno a Ronaldo, non aspetta di consumare le briciole di quanto si spende in Europa per il calcio. Sta crescendo la generazione dei Fenomeni clonati. Veri, virtuali. E viaggiatori. E' bastato il secondo tempo straordinario faccia a faccia con Fuser perché la quotazione di Denilson schizzasse in alto: lo vuole Ancelotti, ci sono Lazio e Roma e gli spagnoli (la solita compagnia di giro, Tenerife, Barcellona, Real Madrid). I brasiliani dicono che Madrid è avvantaggiata da un impegno del presidente del San Paolo. «Se è vero mi sta bene il Real, altrimenti l'Italia o la Spagna. Dove si può vincere», dice Denilson che aspetta la gara con gli inglesi e la Coppa America per aumentare il montepremi. L'asta finirà con una quotazione da trenta miliardi e un ingaggio di quattro netti a stagione. Intanto gli hanno assicurato le gambe per tre miliardi, un po' meno di quelle di Sharon Stone che del resto non possiede il suo sinistro da favola. Neppure Cafù e Celio Silva ce l'hanno. Eppure un contrattino lo rimedieranno. Vada per Cafù, un buon terzino che la brutta prestazione con l'Italia non scalfisce. Ma che la Roma pensi pure a Celio per riproporre la coppia con Aldair, come nel Brasile, è un insulto all'intelligenza. Si compra, e come dice Falcao, lo si fa alla cieca: «Si prende il nome e non si considera il ruolo da coprire. Così c'è gente fortissima che finisce in panchina perché la concorrenza è troppa e ci sono mezzi brocchi con il posto assicurato». Tra verità e panzane più o meno interessate, questo torneo francese si nutre di trattative. Secondo alcuni l'Inter, che già fatica a prendere Ronaldo, ora è in caccia di Romario. Il centravanti Edmundo, un gentleman che Zagallo non ha ancora mandato in campo e che in Brasile chiamano (d'animale», piace al Napoli. Persino l'Inghilterra ritorna di moda. Anche a Parigi è rimbalzata la voce che la Juve è rimasta incantata dalla prova di Shearer contro la Francia e lo seguirà questa sera con il Brasile, ammesso che l'infortunio alla caviglia non gli imponga il riposo: tre mesi fa l'Avvocato lo definì «un po' troppo caro», ma i grandi amori ritrovano bufa all'improvviso e anche i soldi per mantenerli. Certo, non si capisce come si inserisca Shearer nel filone di una squadra che ha appena comprato Inzaghi e confermato (a parole) Vieri e Del Piero. Forse ha ragione Falcao: si compra alla cieca. Più probabilmente ha torto Moggi, quando racconta che il Talentino e soprattutto Vieri non si toccano. Marco Ansaldo Shearer, sempre sul taccuino di Moggi
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