«Su Marta indagini sbagliate»

Studenti in camicia verde per criticare la conduzione dell'inchiesta sull'omicidio all'università Studenti in camicia verde per criticare la conduzione dell'inchiesta sull'omicidio all'università «Su Marta indagini sbagliate» Roma, laurea postuma con contestazione ROMA. Una confusa ma pacifica contestazione ha creato qualche momento di tensione alla cerimonia di conferimento della laurea «alla memoria e in onore» di Marta Russo, la studentessa colpita a morte un mese fa all'Università La Sapienza. Poco prima dell'inizio, una decina di studenti con indosso la camicia verde tipica dei militanti leghisti, hanno preso posto nell'Aula Magna, subito circondati dagli uomini del servizio di sicurezza. Inizialmente si era temuta l'ormai ricorrente manifestazione padana contro il presidente della Repubblica, seduto in prima fila. Sono stati gli stessi studenti però a spiegare di non essere tutti militanti del Carroccio (anche se alcuni ne sarebbero simpatizzanti), bensì un gruppo di amici di vari orientamenti politici, che con questa «pacifica provocazione» intendeva «protestare per come sono state condotte le indagini» su quello che a loro avviso è «un attentato terroristico». Spiegazioni comunque confuse - altri si sono qualificati come un gruppo di studenti di destra che ritiene ambienti secessionisti responsabili dell'omicidio - che hanno indotto le forze di polizia a stringere attorno a loro un cordone di agenti in borghese, allentato solo dopo la promessa che non avrebbero disturbato la ceri- monia. In effetti tutto è filato poi liscio, anche se al termine gli studenti sono stati identificati dalla polizia. Il rettore Giorgio Tecce ha detto: «Mi esprimerò su questo episodio solo dopo aver saputo con esattezza come si sono svolti i fatti. Ho intenzione di protestare, vorrei che almeno fossero chieste delle scuse». Una contestazione comunque pacifica, che non ha turbato la cerimonia di conferimento della laurea Honoris causa alla memoria. E' stata conse¬ gnata dal rettore Giorgio Tecce nelle mani del padre della giovane, Donato. Accanto a lui, la madre Aureliana e la sorella Tiziana. «Marta mi manchi, mi manca la tua presenza, mi mancano i tuoi consigli, l'ottimismo, il tuo "ce la faremo"». Così Jolanda Ricci, l'amica che era a fianco della ragazza al momento dello sparo, l'ha ricordata, tra le lacrime, di fronte alla platea raccolta nell'aula magna dell'ateneo. C'erano Scalfaro e Violante, Flick e Dini (che si è commosso fino alle lacrime alle parole della giovane), il capo della polizia Masone e il rabbino capo di Roma Toaff. Jolanda ha delineato «il carattere dolce e disponibile, ma fermo e determinato» dell'amica. «La ricorderò come una persona allegra che sapeva però bene i suoi progetti: nello studio, nell'amicizia, nella vita». Un rapporto, quello tra le due ragazze, ha detto ancora Jolanda, «nato dallo studio, ma cresciuto in tre anni di speranze e di sogni comuni». Pur nella commozione e nel dolore per un episodio tanto assurdo, il rettore Tecce e il preside della facoltà di Giurisprudenza, Carlo Angelici, hanno voluto sottolineare il senso di unione che la morte di Marta sembra aver fatto rinascere nell'ateneo. «Tramite lei abbiamo nuovamente trovato il senso della comunità universitaria», ha detto Angelici. La morte della giovane, ha aggiunto Tecce, «è stata una lesione per tutti gli studenti che, accomunati dal dolore, hanno superato le diverse posizioni politiche: Marta era della Sapienza, e l'appartenere alla Sapienza ci unisce e ci identifica». Alla fine della cerimonia, il presidente Scalfaro si è avvicinato alla famiglia per testimoniare il proprio cordoglio: solo allora la commozione, trattenuta dai congiunti per tutta la commemorazione, si è sciolta nel pianto. [r. r.] Bloccati dal servizio di sicurezza: si temeva volessero contestare il presidente della Repubblica A sinistra gli studenti in camicia verde A destra il presidente della Repubblica Scalfaro con la madre di Marta

Luoghi citati: Marta, Roma