I no di Bertinotti a Fini di Maurizio Molinari

I no di Bertinotti a Pini I no di Bertinotti a Pini Obiettivo: bloccare l'allargamento Nato ROMA. Con la proposta di legge per l'istituzione di una commissione di inchiesta sui rapporti fra Italia e Albania, Fausto Bertinotti ha aggiunto un nuovo tassello al mosaico della sua non dichiarata Ostpolitik, che mira ben più lontano di Tirana e ha un obiettivo ambizioso: ostacolare l'aDargamento a Est della Nato. Per Rifondazione la questione albanese non può essere ristretta al caso-Foresti e coinvolge l'insieme delle mosse compiute dall'Italia in quel Paese e, più in generale, nei Balcani. Non a caso il testo che verrà presentato in settimana si basa su due concetti distinti: appurare eventuali traffici illeciti, riesaminare il complesso delle relazioni bilaterali. «Noi non voghamo affatto sostituire il Parlamento alla ma¬ gistratura nelle indagini - spiega Ramon Mantovani, responsabile Esteri di Rifondazione - ma arrivare a un chiarimento sul ruolo che svolgiamo in Albania». Il nodo dunque è politico, non solo giudiziario. E le dichiarazioni del procuratore di Firenze Vigna e dell'ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, che verranno citate nella proposta di legge per avvalorare il sospetto di illeciti, serviranno a rendere più incisiva la richiesta di una commissione di indagine tesa a portare in aula l'intera gestione politicodiplomatica della missione che Rifondazione non ha mai voluto. Non a caso chi ieri ha condannato l'iniziativa di Mantovani, nel pds come nel ppi, le imputava il rischio di compromettere «Alba» e quindi la politica estera del nostro Paese. Ma è esattamente questo che Bertinotti vuole fare, ripetendo lo schema che già una volta ha fatto tremare il governo, perché non condivide il pensiero della Farnesina secondo cui «Alba» rafforza il progetto di un'Europa della difesa capace di risolvere da sola le crisi regionali. «A essere rafforzato - afferma Mantovani - è solamente il pilastro europeo della Nato e quindi il ruolo egemone degli Stati Uniti nell'area, che stanno cercando alleati a cui far gestire le singole crisi. Questo è avvenuto in Bosnia e questo, seppur senza la bandiera della Nato, sta avvenendo in Albania». E forse non è un caso che l'affondo di Rifondazione sia giunto in un momento in cui fra Usa e Italia si registra una forte sintonia sulla crisi. Sullo sfondo del duello albanese fra Ulivo e Rifondazione c'è dunque il ruolo nel Mediterraneo dell'Alleanza Atlantica che, in luglio a Madrid, si appresta a dare luce verde all'entrata dei primi tre Paesi ex socialisti: Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria. La Farnesina lavora da mesi per questo allargamento ad Est e preme su Washington affinchè vengano ammesse anche Slovenia e Romania. Rifondazione invece non ne vuole sentir parlare, preferirebbe piuttosto veder l'Italia uscire dalla Nato. «Quando la ratifica dell'allargamento arriverà in Parlamento voteremo contro - annuncia Mantovani - perché la Nato porterà ad Est solo instabilità, risvegliando anche i timori della Russia». «E' oramai chiaro - osserva Stefano Silvestri, dell'Istituto di affari internazionali - che dopo le schermaglie sull'Albania, sarà sulla Nato che la maggioranza tornerà a dividersi. Ma è bene tener presente che se la ratifica dovesse mancare per l'Italia sarebbe un problema internazionale di prima grandezza». L'Ostpolitik di Bertinotti però non si ferma qui. Un altro suo tassello è quello della cooperazione, su cui Dini conta molto per la penetrazione italiana nei Balcani. Rifondazione anche in questo caso ha idee assai diverse. Ed ha pronto un disegno di legge che prevede lo sganciamento definitivo della cooperazione dalla Farnesina, perché gli aiuti devono essere intesi come un «risarcimento che l'Occidente deve pagare ai Paesi poveri» e non come «uno strumento di politica estera». Maurizio Molinari