L'irresistibile ascesa di Lady Lia

l'avvocato ESAMI E RICOVERI, I LUOGHI DEL BUSINESS J/irresistibile ascesa di Lady Lia Dalle aste tv alla gestione delle cliniche B MILANO ELLA donna la Lia. La foto segnaletica, scattata ieri alle 8 del mattino, dopo un risveglio choc dei finanzieri che l'hanno arrestata, non le rende giustizia. Ma quando «lady Poggi» arrivava nella clinica privata del marito, il professor Poggi Longostrevi, bionda, elegante, ancora giovane, sempre con il suo inseparabile cagnolino Frizzi al guinzaglio, era tutto un voltarsi di teste maschili. Di quasi trent'anni più giovane del marito, Lia, all'anagrafe Rosalia Zanca, 34 anni, nata a Cusano Milanino ma di origini venete, era sempre molto gentile, professionale. Una professionalità tutta speciale la sua, visto che di monitoraggi o scintigrafie capiva poco o niente. In compenso Lia conosceva bene gli uomini e le loro debolezze. Così bastava una sua telefonata, e anche i medici più capoccioni si convincevano, dicono le accuse, a «gonfiare» il numero di esami da prescrivere presso il centro medicina nucleare del marito. E poi, con i suoi studi in ragioneria e in lingue straniere, Lia era brava soprattutto a contare i «danè» e a trattare con i funzionari delle banche estere, verso le quali, sempre secondo le accuse, ogni mese s'involavano quei cinque-seicento milioncini esentasse truffati al servizio sanitario nazionale grazie alla catena di montaggio dei finti esami messa in piedi dal marito e dal fratello, il dottor Zanca, specialista, pure lui, in bustarelle. Con una grazia tutta particolare, Lia apriva la cassaforte della clinica e, sostengono le segretarie del marito, prelevava le mazzette da 100 mila da imbustare per i medici compiacenti. Un lavoro tutto sommato umile, che Rosalia Poggi svolgeva in compagnia delle due ex fedelissime collaboratrici del professore, Santa Scoccimarro e Franca Cuccione e del fattorino Pietro Gallo. Un'alienata équipe di smistatoli di mazzette, la cui interna armonia è andata in frantumi davanti alle domande dei pm Raimondi e Prete, visto che a mettere nei guai Lady Poggi sono stati soprattutto i racconti a verbale dei tre dipendenti. Insomma, una vera donna manager, la Lia, sempre pronta a dare una mano nelle cliniche di famiglia. Ultimamente si era installata in quella di Vigevano, il Beato Matteo, dove il fratello (finito in carcere la scorsa settimana) era stato nominato amministratore. E lì mostrava tutto il suo piglio manageriale: «Qui bisogna tagliare, rivedere i conti», diceva a dipendenti e collaboratori. Sbalorditiva. E sempre sicura di sè. Al punto che, quando la scorsa settimana il professor Poggi è finito nel carcere di Opera e i finanzieri le hanno bloccato il conto a Milano, lei, dalla casa della mamma dove si era barricata e dove ieri è stata arrestata, si è limitata a un ironico commento: «Pensa un po', mi han¬ no sequestrato un conto con su tre milioni...». Il professore ne era perdutamente innamorato. Si erano conosciuti negli studi, allora filosocialisti, di Telelombardia. Lui chiamato come ospite per trasmissioni sulla medicina, lei, dopo qualche tentativo co- me fotomodella non particolarmente riuscito, relegata in uno stanzone disadorno a prendere le telefonate per qualche asta televisiva. Un lavoretto saltuario, in attesa di qualche grande occasione. Galeotto del magico incontro fu Alberto Ballarin, allora direttore dell'emittente ed entusiasta amico della Lia, nonché buon amico del professore, tanto da farsi intestare («per una cortesia...»), il 90 per cento delle azioni della Clinica quando le acque intorno al centro di medicina nucleare hanno iniziato ad agitarsi. Erano i primi Anni 80 e i due futuri coniugi si rincontrarono ancora in montagna, a Cervinia. La scintilla dell'amore tra Lia e il professore in breve tempo si tramutò in incendio: lui nel 1984, le dedicò il suo primo libro: «Angiocardiologia nucleare nella pratica ambulatoriale», una storia di cuore, certo, ma non esattamente un romanzo d'amore. E l'anno dopo, con un colpo di sciabola e uno di roulette, la sposò a Las Vegas. Roba da film. Al ritorno festeggiarono alla grande con un sontuoso ricevimento, per gli esterrefatti ospiti, celebrato nell'esclusiva cornice di Villa d'Este, a Cernobbio, sul lago di Como. Da oscura centralinista di aste televisive, Lia si trasformò in breve tempo in un'invidiata signora della Milano bene e soprattutto nell'ombra, per lo meno amministrativa, di Poggi Longostrevi, entrando a pieno titolo, dicono ora i giudici, nel businnes delle lastre e delle scintigrafie truccate. Rinunciando però ai frequenti viaggi del professore sul suo aereo privato, diventato un incubo per un brutto spavento di 3 o quattro anni fa. Lia decise che il professore le sue scampagnate per i cieli d'Europa, con amici della Regione e medici compiacenti, le avrebbe fatte da solo. Ma non gli affari, che la bella «Lady Poggi», sostengono gli inquirenti, ha sempre voluto seguire molto da vicino. Paolo Colonnello Conobbe il professor Poggi negli studi di Telelombardia ESAMI E RIC Centro di Medicina Nucleare L'inchiesta «Ippocrate» è partita da questo centro analisi di Milano di proprietà del professor Poggi Longostrevi dove, sostiene l'accusa, a fronte di esami fasulli si ottenevano rimborsi miliardari dalle Usi Beato Matteo di Vigevano La clinica di proprietà del professor Poggi Longostrevi è stata perquisita il 6 giugno dalla Finanza In base al materiale acquisito dai militari si facevano risultare ricoveri fasulli al day-hospital per ottenere i rimborsi dalle Usi Rosalia Poggi Longostrevi arrestata ieri nell'inchiesta «Lastre pulite»