SuperMario in smoking ride e poi paga la multa

C'è chi ha cercato di arrivare ultimo e non c'è riuscito: «Che peccato, solo così avrei potuto diventare famoso» SuperMario in smoking ride e poi paga la multa IMILANO L Giro d'Italia è il brindisi alla Maglia Rosa di una squadra prepotente e scanzonata: «Che non ci manchino mai f... e vittorie!»: e la Maglia Rosa arrossì. E' il piffero di Ugo Gotti che scende dalla valle con l'allegra Civica Banda di San Pellegrino per festeggiare un fratello famoso e felice. E' in questi nonni e bambini e famigliole che affollano l'Arena rischiando il temporale. E' in Massimo Cacciari, sindaco filosofo di Venezia che il giorno della prima tappa non si vergogna di tornare bambino. E' trevigiano Michelangelo Cauz, «il Serenissimo», che non ce l'ha fatta ad arrivare ultimo, «almanco deventàvo un personàgio, e un con bel titolòn sul giornai el paròn me dà più schei...». E' Cipollini l'Artista, che pretende e vince l'ultimo sprint e va alla premiazione in smoking bianco, meglio di Elvis Presley. Un regolamento fesso lo multerà, 400 franchi svizzeri. H Giro d'Italia è pure lo spettacolino tv di Cesare Cadeo, «guardate che belli i fagioli di Lamon». E' Ivano Fanini, presidente della pia «Amore e Vita» che affronta Gianluigi Stanga della «Polti»: è vero che mi vuoi portar via Magnusson? «Sì», e l'amorevole Fanini gli tirò un cazzottone. E' «con la Piadina Crescioni diventerete dei campioni» in vendita a Cervia. E' Cipollini uomo di mondo: «Questo Giro mi fa vedere un'Italia che non conoscevo, a Venezia e San Marino non c'ero mai stato». E' ancora Cipollini che s'inventa il suo francese per mandare al diavolo un commissario di corsa parigino: «Ne pa' casse le maròn a moil». E' la creatività dei tifosi di Pantani: «Marco, angustiali!». E' quel Dio cattivo che si traveste da gatto randagio e lo abbatte sulla Costiera Amalfitana. E' il Grande Pelato che non si piace: «Non voglio essere amato per la mia sfiga». Il Giro è la tremenda squadra dei Saeco che negli ultimi dieci chilometri indossa la b andana da kamikaze delle volate, Furie Rosse. E' il giornalista del «Corriere Laziale» Maialetti che al Terminillo affligge tutti con vita, opere e futuribui vittorie di Alessandro Spezialetti, il più giovane del Giro. E' Roberto Sgambelluri che vince e non dedica il trionfo alla fidanzata perché «l'avrò solo quando sarà il momento». E' il siciliano Giuseppe Di Grande che vince a Varazze e manda l'amorosa dedica in Eurovisione: «Si chiama Barbara, è spagnola di Murcia, mi ha conosciuto vedendo la mia foto su una rivista e non ci vediamo mai». E' il pastore abruzzese che scende con il gregge al Valico della Forchetta: «Che me fate vede 'stu Coppulillo?» E' Michele Coppolillo che prima di firmare autografi ai bambini li interroga: «Ti piace il ciclismo? Vai bene a scuola?». Allora sì. Il Giro d'Italia è una parete delle tabaccherie del Nord, «cercasi apprendisti». E' una parete di quelle del Sud, «elenco bandi di concorsi pubblici». Sono i ragazzi di Mondragone che entra¬ no nel Villaggio Partenza, si fregano le copie del «Corriere della Sera» gratis per i ciclisti e le rivendono a mille lire. E' il doping, i quattro corridori che al Lido di Camaiore vengono beccati con troppi globuli rossi e mandati a casa nella vergogna. E' Cipollini che prevede: «Se oggi vince un Pincopallino i titoli saranno tutti sul doping». Vincerà Missaglia, non è un pincopallino, ma i titoli saranno sul doping. Come a Falzes per gli anabolizzanti ebe volteggiano sulla Mg-Technogym. Sempre Cipollini, schietto: «Ci diamo martellate nelle palle da soli e non lamentiamoci se mancano gli sponsor miliardari». E infatti nel ciclismo resistono la Kross Montanari e la RosMary. Il Giro d'Italia è Gianni Bugno che va in fuga sul Mortirolo, perché «mi ero stufato di arrivare al traguardo quando già smontavano le transenne». E' la caccia al cappellino. E' De Zan padre che firma più autografi di De Zan figlio. E' il leghista Erminio Boso che telefona tutti i giorni per sapere come va la gamba di Mariano Piccoli, trentino come lui. E' Marco Della Vedova che la mattina del Tappone si sveglia, apre la finestra, vede le nuvole nere e chiude gli occhi: «Mi taglio le vene adesso?». E' Leonardo Piepoli, il Puffo Bosso gelato dalla pioggia, ipocondriaco e sfortunato, che si ritira fradicio prima del Mortirolo: da quel momento è tornato il sole. E' il quotidiano «La Padania» che intervista Roby Facchinetti dei Pooh, orobico come Gotti, «Ivan è sinonimo di bergamaschità?». Il Pooh rispose sì, ma era una domanda sul Giro d'Italia... Giovanni Cerniti C'è chi ha cercato di arrivare ultimo e non c'è riuscito: «Che peccato, solo così avrei potuto diventare famoso» A lato lo sprint vincente di Cipollini, che poi va sul podio in smoking (foto sopra)