«Ora sono un campione non diventerò un divo»

Giro d'Italia: apoteosi finale per il bergamasco, a Cipollini l'ultimo sprint a Milano davanti a Magnusson Giro d'Italia: apoteosi finale per il bergamasco, a Cipollini l'ultimo sprint a Milano davanti a Magnusson «Ora sono un campione non diventerò un divo» MILANO DAL NOSTRO INVIATO I lodevoli e solidi canoni di riservatezza che lo rendono poco propenso all'eloquio, cedono agli obblighi della maglia rosa. E' un giugno ciclisticamente e lietamente italiano. Ivan Gotti ha riannodato il filo che s'era spezzato sei anni fa dopo il successo di Chioccioli: ha vinto il Giro d'Italia e parla. «La mia dote di corridore è questa - si racconta -. Evito di chiedermi: sei preoccupato, hai paura, credi di farcela, sei in una botte di ferro o in un involucro di cartavelina? Non mi tormento. E la notte dormo. Sotterro il cattivo, mi affeziono al buono». In ogni grande corsa a tappa c'è, per la Maglia Rosa, un avvenimento memorabile. Qual è stato il suo? «Siamo al Tonale. La squadra è tutta in fila. C'è tensione. Cipollini rìsale le posizioni, mi affianca, mi mette il braccio sulla spalla e mi dice: "Forza, Ivan, fra du' giorni si va a casa e si fa l'amore ». E la tappa di Cervinia? «A Cervinia ho sentito che potevo vincere il Giro, ho capito che Tonkov era attaccabile. Ma la sicurezza me l'ha data la cronometro. Era la prova decisiva. A Tonkov, quel giorno, dev'essere caduto il mondo sulla testa. A me invece il morale è salito fino al cielo». Gotti e le montagne, Gotti e il Mortirolo. Ecco, il Mortirolo: che cos'è per uno scalatore, un amico o una rogna? «Una rogna da trasformare in amico. Pedali e lo maledici, ti consegna il Giro e baceresti ogni centimetro della sua strada. E' sempre così, in salita». Il russo che effetto fa a un avversario? «L'effetto che fa un campione. E' leale e lo rispetti. Per noi che lavoriamo e sgobbiamo, la lealtà è un dono. Ho amato Indurain, avrei voluto essere come lui. Ci sono sport che t'obbligano, per vincere, a odiare chi lotta per strapparti il sue cesso. Qui, la fatica ci livella, ci colloca, primo e secondo, sullo stesso gradino. Credo che Ton kov sia il vero erede di Miguel Indurain». C'è un posto per Gotti tra i primissimi del ciclismo di oggi? «Penso proprio di sì». E allora, dopo il Giro, riprendiamoci il Tour. «Calma, adesso mi riposo e poi vediamo. Scesa dalla bicicletta con ventidue tappe e il Pordoi, il Sella, il Furcia, il Tonale e il Mortirolo sul groppone, una Maglia Rosa ha l'unico obbligo di accucciarsi accanto a sua moglie e tirare un pochino il fiato. Il Tour de France è il sogno di tutti quelli che fanno il mio mestiere. E' lì che mi sono scoperto corridore». E quando s'è scoperto grimpeur? «Quando da dilettante battevo Pantani. Poi Pantani è diventa to celebre. E mi son detto: se c'è riuscito lui, perché non devo riuscirci io?». Con Pantani il Giro avrebbe avuto la stessa conclusione? «Non so se sarebbe andata me glio o peggio per me. So che mi sarebbe piaciuta una sfida Gotti-Pantani». Cipollini non ha dubbi, è si curo che lei il Giro l'aveva già vinto nel ritiro di San Vincenzo a gennaio. «Lo desideravo tanto. Che sacrifici e che vita da monaco Non spostavo una virgola dei miei programmi. Fisso inchiodato a quell'idea». Gotti e Cipollini, un berga mosco serio seno e un guascone nato in Toscana. Una bella coppia. «Ci voghamo bene». Facciamo dietro-front Gotti bambino? «Gotti bambino stava a San Pel legrino Terme e suo padre im X \ bottigliava l'acqua minerale. Avevo l'orecchio destro a sventola e non mi piaceva. Gotti più grande detestava, e ancora detesta, chi gli fuma in faccia. Gotti di adesso spera, si augura, che da vecchio possa passeggiare per le strade di Bergamo, per le vie di campagna, a braccetto della sua amata Francesca, soddisfatto di se stesso, sereno». C'è urgenza di personaggi. Gotti diventerà mai un personaggio? «Sono e resterò quello che avete davanti. Passo a stento, su una strisciolina d'asfalto, in mezzo alla gente che mi chiama, m'incoraggia, m'applaude, e mi si riempie l'animo. Compro la casa per i miei genitori e sento che nulla, nulla ha lo stesso valore. Sono un uomo normale». Che cosa combina a casa il vincitore del Giro d'Italia? «Si tiene lontano dai gatti perché gli fanno venire il prurito e accarezza lo yorkshire di mamma e papà». Di quanto è più ricco? «Di un Giro d'Italia. Ritorno in famiglia con un regalo enorme da dividere con i miei cari, come si dividono i premi con i compagni di squadra che per difenderti, per sorreggerti, per spronarti, hanno dato cuore, gambe e polmoni. E' difficile spiegare la gratitudine che provo per loro». Gianni Ranieri AVEVA VINTO SOLTANTO UNA TAPPA AL GIRO'96 Ivan Gotti è nato a San Pellegrino Terme il 28 marzo 1969. E' diventato professionista nel 1991. Ha gareggiato per la Gatorade dal 91 al '93. E' passato alla Polti nel '94, alla Gewiss nel '95 e alla Saeco all'inizio di questa stagione. Vittorie: la tappa dell'Aprica nel Giro '96; la tappa di Cervinia e la classifica finale del Giro '97. UNA MAGLIA ROSA DA 350 MILIONI La vittoria del Giro ha fruttato a Ivan Gotti 80 milioni, ai quali vanno aggiunti 250 milioni di premio speciale. Il successo nella tappa di Cervinia è valso 3.680.000 lira. La maglia rosa indossata per 8 giorni ha portato 16 milioni (2 milioni al giorno), in totale Gotti ha guadagnato 349.680.000 lire. Il tutto sarà diviso con i componenti della sua squadra, la Saeco. C'è poi il premio dello sponsor, di cui non si conosce l'entità. «Resterò un uomo tranquillo la vittoria non mi cambierà Mi commuovo quando la folla mi incoraggia e mi applaude» «Avrei voluto sfidare Pantani il duello purtroppo è rinviato: però ritengo che sia Tonkov il vero successore di Indurain» e A to a onese nel sa è ella ager nga gato ore abb. Zaon«lMm«ipi La capacità di recupero e la tranquillità con la quale affronta gli ostacoli fanno di Gotti (sopra) uno specialista delle corse a tappe: ma un lungo gregariato gli ha fatto trascorrere nell'ombra anni in cui avrebbe potuto misurarsi alla pari con chi lo comandava