Rockstar infanzie da cani

Un nuovo amore per Winona Ryder IL CASO SOFFERENZA E TALENTO Da Madonna a Bono, McCartney e Cobain: chi sopravvive trova il successo Rockstar, infanzie da cani Famiglie disgregate e catene di lutti LONDRA DAL NOSTRO INVIATO Ragazzo tormentato e intossicato, Jeff Buckley aveva davanti un bellissimo futuro. L'unico disco che aveva inciso, «Grace», era stato una sorpresa generale per intensità e abilità compositiva; ne stava adesso registrando un secondo a Memphis ma proprio li, la settimana scorsa, il maledetto Mississippi se l'è ingoiato. Qualcuno dice che Jeff c'era entrato per fare un bagno: peccato che fosse completamente vestito, e tutto lascia pensare che quel mortale tuffo prolungato sia stato voluto. Quando le acque limacciose hanno restituito il corpo, è emerso anche un tragico destino. Jeff era figlio di un padre ribelle e musicista, il grande Tim, jazz/folksinger e chitarrista, morto di overdose a 28 anni e sparito di casa poco dopo che Jeff era nato: avranno passato insieme si e no un paio di mesi, e Buckley Jr ha sempre negato una qualunque influenza del padre sul proprio talento. Se la depressione o la chimica non se lo fossero portato via a trent'anni, Jeff Buckley avrebbe probabilmente allungato la fila già lunghissima di rockstar figli di famiglie infelici o incasinate o più spesso orfani in tenerissima età. Perché non è sempre vero che da un nucleo tribolato e pieno di guai escano persone a rischio: a volte, con certe esperienze alle spalle e purché dotati dell'opportuna sensibilità e predisposizione, si è anche facilitati nella determinazione al successo. Rubando il mestiere agli psicologi, diremmo che tutto dipende dall'autostima: com'è noto, nelle star essa sale a picchi inarrivabili, partendo spesso da una sofferenza d'origine altrettanto profonda che vibra nell'arte e mette in comunicazione con migliaia di altre anime. L'elenco delle star che hanno sofferto neU'infanzia problemi famigliari è lunghissimo. Ed è davvero impressionante il rapporto causa/effetto che sembra emergere. L'ultimo ad andarsene prima di Buckley, per dire, è stato Kurt Cobain, che mai era riuscito ad elaborare il lutto di fanciullo per la separazione dei genitori. La madre Wendy ha raccontato che fino ai sette anni era un ragazzo allegrissimo, con la fissazione della musica: cantava a squarciagola «Hey Jude» dal mattino alla sera. Nel '75, Wendy e suo marito Donald, un meccanico, divorziano e il ragazzino viene sbattuto da una casa all'altra; il padre lo tratta con disciplina rigida, provocando la sua ribellione, i parenti di lui che lo ospitano peggiorano la situazione. L'adolescenza lo vede dormire sulle macchine, sotto i porticati delle case degli amici, fino alla formazione della prima band. Tutti figli di separati sono i futuri compagni di lavoro dei Nirvana, e anche la moglie Courtney Love (una smandrappata non da poco) aveva un anno appena quando il padre se ne andò di casa. Questo senso di solitudine e smarrimento di Cobain ha dato origine ad alcune delle canzoni più belle del nostro tempo. Tutte disperatamente autobiografiche. La madre di Paul McCartney morì di cancro al seno nel 1956, quando il futuro Beatle aveva 14 anni. Era una famiglia felicissima; il padre Jim per consolarlo avvicinò Paul alla musica: lui suonava il piano, il figlio si avvicinò alla chitarra; quando già conosceva Lennon, la madre di quest'ultimo morì in un incidente e la loro amicizia si cementò in un comune incancellabile dolore; ancora si dice che sia stato il lutto a produrre «Yesterday», per via del verso: «Perché se ne sia dovuta andare non lo so». Bono Vox degli U2 ha avuto un'esperienza davvero traumatica: sua madre morì quando lui era adolescente mentre era in corso il funerale di suo nonno. L'aggressività consolatoria di Paul Hewson s'indirizzò verso il fratello: «Ero un vero bastardo - dice spesso - mi ricordo le pareti della cucina macchiate di sangue». L'elenco degli orfani precoci continua con Madonna: sua madre morì quando lei aveva 6 anni e in «Inside of Me» canta: «Tengo una tua foto vicino al letto/ e quando mi sveglio spaventata nella notte/ So che ti vedo lì a tenermi d'occhio». Il padre si vedeva poco perché aveva 6 figli da mantenere, Louise Ciccone crebbe piena di astio, e se ne andò a 18 anni. Fra le innumerevoli storie pietose di orfani piccolissimi, da Bob Geldof a Tricky, spiccano quelle pirandelliane di Eric Clapton e di Eddie Vedder, il leader dei Pearl Jam. Il primo è cresciuto credendo che i suoi nonni fossero i genitori e che sua madre fosse la sorella: il padre era un soldato canadese, che aveva messo incinta la giovanissima Pat e se n'era poi tornato a casa dalla famiglia. Quanto a Vedder, nei suoi primi vent'anni ha cambiato tre volte cognome: il padre vero Severson se ne andò di casa quando lui era bambino; prese allora il cognome del patrigno, Mueller. Ma si odiavano tanto che alla fine assunse il cognome della madre, Vedder. Alla fine di queste storie, viene naturalmente da chiedersi se non sia meglio essere dei semplici sconosciuti con vite banali. Marinella Venegoni Ma Jeff Buckley non ce l'ha fatta: è morto giovane come Cobain e come suo padre, il grande Tim Sopra Madonna: sua madre morì quando era bambina come accadde a McCartney, Lennon, Geldof e Clapton A fianco Kurt Cobain: pure per lui un'infanzia tormentata ma anche urta tragica fine all'apice del successo

Luoghi citati: Londra, Memphis