Sfila Naomi Campbell tra cellotex e ricami
Sfila Naomi Campbell tra cellotex e ricami Rivoli raddoppia: foto pop e «informali» Sfila Naomi Campbell tra cellotex e ricami PRIVOLI ER primavera ed estate, fino al 21 e al 28 settembre, l'arte italiana dagli Anni '60 a oggi, prevalentemente da collezioni private ma anche da fondazioni e collezioni pubbliche compresa la stessa Rivoli, e i volti del mondo e della cultura pop nelle fotografie dell'olandese Anton Corbijn. La cavalcata italiana non poteva che essere coerente, per gruppi di opere comunque significative e ben scelte, con la linea critica, espositiva e interpretativa, delle manifestazioni del Castello a partire da «Ouverture». Non a caso, nella prima sala dedicata ai maestri archetipici Burri e Lo Savio, lo Spazio-Luce del 1959 di quest'ultimo, stupendo esempio di pittura assoluta, di grado zero, è un deposito al Castello di collezione privata, mentre l'ultima sala è dominata dalla combinazione di Tenda di Gheddafi e di Architettura fondata dal tempo-Architettura sfondata dal tempo di Merz della collezione del Castello. Fra i due termini, di cui il primo comprende accanto alla purezza minimale dei metalli neri di Lo Savio l'espressionismo bianco dei cellotex bruciati di Burri dalla Fondazione di Città di Castello, si confrontano il possente «poverismo» dei graniti di Anselmo e i complicati artifici concettuali alla Beuys di Vettor Pisani, i ricami Tutto di Boetti che suonano omaggio alla Danza del Pan-Pan al Monico di Severini e la magia dei ritmi segnici sulle tele libere di Griffa, in sensibilissimo colloquio con gli intonaci slabbrati e «informali» delle pareti del castello. Il recupero transavanguardi- stico della pittura alterna la flagellazione cromatica e materica delle coloratissime Teste policrome e «romantiche» di De Maria con un'opera fra le più note e significative di Clemente, l'affresco Rudo del 1981. Lo spazio giovanile comprende le operazioni su immagini di consumo di Stefano Alienti, l'effetto ipnotico iterativo del video di Grazia Toderi e il recupero delle tecnologie cinetiche magnetiche da parte di Eva Marisaldi nella lentissima - giorni, settimane - metamorfosi e disfacimento dell'originario disegno in polvere di ferro. Brian Eno, nell'introdurre i fotoritratti del quarantenne Corbijn, ne coglie l'essenza di artificio comportamentale, figlio dei mondi creativi - la musica pop, la poesia, il cinema - di cui sono espressione: «La macchina fotografica mente inevitabilmente, dunque il vero atto creativo in fotografia è scegliere 0 genere di bugia che si vuole raccontare. Anton invita il suo "soggetto" a prendere parte al gioco, a creare qualcosa di nuovo assieme a lui». Il gioco è del tutto esplicito nelle maschere tribali indossate da Mick Jagger, nel fortissimo primo piano con la lingua fuori di Naomi Campbell, nell'espressione scompigliata e «feroce» di Pavarotti, più sottile nel «casual» antidivistico di Jodie Foster e di Nastassia Kinskj, drammaticopatetico nella solitudine in un bar del vecchio Sinatra. Al vertice, il patriarca Alien Ginsberg davanti a una finestra come in un ritratto di Sargent e l'inguaribile contestazione dell'ottantenne Burroughs in jeans su un tappeto di «feuilles mort.es». fm. r,]
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