I sogni di Casorati dentro un balletto
A Firenze, tutta l'opera scenografica A Firenze, tutta l'opera scenografica I sogni di Casorati dentro un balletto "7*1 FIRENZE L ' UL numero unico del XH % Maggio Musicale Fiorenil tino del 1949 Felice CasoJxJ rati scriveva: «La scena è un elemento che fa parte di un tutto: Musica, Poesia, Pittura. Mi riferisco naturalmente al teatro lirico. Di fatto la scenografia per il teatro lirico ha una sua caratteristica ben distinta... non ammetto la scenografia realistica e solo mi sembra legittima, per una opera lirica, la scena che riesca a creare un'atmosfera magica ed un ambiente di sogno». Erano passati 16 anni, e un amplissimo arco melodrammatico e ballettistico da Spontini e Monteverdi fino a Petrassi e Ghedini, da quel primo Maggio Musicale in cui, con la Medea e in nome e in ricordo, nostalgico, della comune «cultura Gualino» degli Anni 20 torinesi, Guido Maggiolino Gatti era riuscito a coinvolgere Casorati, assieme a De Chirico e a Sironi, nel rivoluzionario esperimento dei «pittori-scenografi». Perché rivoluzionario, anche rispetto all'avanguardia russoparigina delle scene e dei costumi di Bakst, Roerich, Larionov, Gontcharova, Picasso, Braque, Léger, Derain, Dufy? Proprio per le ragioni così intimamente comprese da Casorati - e da lui solo, in verità -: quell'avanguardia aveva quasi esclusivamente proiettato le sue magie sulla libertà fantastica del balletto moderno, mentre l'idea di Gatti lanciava una sfida al «mestiere» tradizionalistico e illusionistico - la scena realistica di cui parla Casorati - della scenografia melodrammatica. Oggi, giunto il Maggio alla sessantesima edizione e a 64 anni da quella memorabile e polemica sfida, due giovani e ottimi studiosi, Moreno Bucci e Chiara Bartoletti, presentano fino al 24 agosto al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, con catalogo Spes, un «tutto Casorati scenografo». Uno straordinario fascino promana dai 160 fra bozzetti scenici e di costumi, corredati da un rigoroso apparato di disegni, di fotografie di scena, di documenti e da una serie totalmente inedita di bozzetti per materiale a stampa della Rai: un bel progresso rispetto alla cinquantina di bozzetti della Scala, del Teatro dell'Opera di Roma e dello stesso Maggio che avevo esposto per la prima volta a Novara trent'anni fa. Come a Novara, l'esordio folgorante con la cupa «magia» della Medea di Spontini e il «sogno» lirico e naturale dell'Orfeo di Monteverdi per l'opera di Roma nel 1934, che stilizza la primavera solare dell'amato Pavarola nella Tracia della favola pastorale mitico-barocca di Monteverdi e Striggio, dimostra il decisivo Un dipint vantaggio di Casorati rispetto ai compagni d'avventura, a cui presto si aggiungeranno Carrà e Severini e Oppo e in seguito Cagli e Guttuso e Savinio: la grande cultura musicale con l'incertezza iniziale fra il pianoforte e la tavolozza; le amicizie e frequentazioni da Casella e Gui fino a Gianfrancesco Malipiero, a Ghedini, a Petrassi, a Dallapiccola, dalla cui musica nacquero alcune fra le più simpatetiche magie visive del maestro; e infine l'impegno lucido e totale sullo specifico linguistico della scena e della globalità dello spettacolo. E' questa la diversità di fondo rispetto agli altri «pittori-scenografi», salvo forse Cagli e Savinio e nelle generazioni successive Vedova, per cui nella Vestale d'esordio, serbatoio di forme, idee, strutture anche per il futuro, è evidentissima la meditazione su Appia. Fra i risultati di massimo fascino, il Didone ed Enea di Purcell al Maggio del 1940, l'Idome- neo di Mozart al Festival Internazionale di Venezia del 1947, il dittico classico-tragico di Le Baccanti di Ghedini per La Scala e dell'Elettra di Strauss per il Maggio del 1950. Nella scena unica per l'Amore Stregone di De Falla alla Scala nella stagione 1950-51, con la coreografia di Margherita Wallmann, Casorati ha una straordinaria invenzione di filologia contemporanea fra arte pittorica e scena di balletto. La «prima» della versione definitiva del balletto, al «Trianon-Lyrique» di Parigi nel 1925, fu uno degli avvenimenti musicali e scenici dell'epoca: Casorati, davanti al fondale ispirato alla scenografia di Picasso per l'altro capolavoro ballettistico, H cappello a tre punte, erige un enorme elemento scenico alto il doppio dei ballerini, una «Natura morta musicale» rigorosamente Anni 20, fra Braque, Severini e Casorati stesso. Marco Rosei Come fondere musica, poesia e pittura in un'atmosfera di magia: un esperimento d'avanguardia, il felice incontro con il melodramma, dal Maggio alla Scala Un dipinto di Felice Casorati per «Elettra», scena per l'opera allestita nel 1950 a Firenze
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