Parolaio di Giulio Borrelli

Parolaio Parolaio Giulio Borrelli PUGNALATA ALLE SPALLE. Prima è toccato ai francesi, ma adesso è il turno degli americani. Tullio Kezich aveva già bollato con parole di fuoco quei critici d'Oltralpe che avevano osato mettere in dubbio lo splendore del nostro cinema, ma ora sul Corriere della Sera non risparmia rampogne per la «frettolosa sentenza» con cui il settimanale Time ha liquidato con imperialistica arroganza la magnificenza del cinema tricolore, n fatto curioso è che anche in questa seconda nota di biasimo di Kezich continua a far capolino, come accadde nella denuncia contro la critica francese, l'immagine di un inqualificabile traditore che in territorio italiano contribuirebbe con i suoi servigi alla riuscita dell'oscuro complotto internazionale contro il nostro cinema: «Da un po' di tempo circola a livello internazionale, sostenuta da una quinta colonna di autolesionisti nostrani, un'insistente campagna denigratoria contro il cinema italiano». Da un po' di tempo Kezich, però, non fa i nomi dei biechi sabotatori. La Patria invoca chiarezza. Viva l'Italia. LUI E LUI. Acuta e puntuale, come sempre, la prefazione che Cesare Garboli dedica al romanzo inedito di Goffredo Parise L'odore del sangue, recentemente pubblicato da Rizzoli. Interessante la sorpresa per un'ossessione che secondo Garboli Parise non aveva mai coltivato, quell'ossessione «che ha dato origine a tante storie, su "lui", sul cazzo», e che invece si manifesta con una «fantasia erotica spiritata, infiammata e insieme glaciale»: «Qui c'è un inferno e un romanziere che lo racconta». Interessante anche la capacità di Garboli di mettere in luce comuni ossessioni in scrittori tanto diversi tra loro. Per esempio, nel 1995 Garboli scriveva a proposito di Elsa Morante: «Le piaceva ciò che è maschile. Detto brutalmente il cazzo. _ ~. . „ Non ci faceva Cesare Garbol. troppi ragionamenti, il cazzo e basta». Detto brutalmente, per Garboli c'è sempre «lui» di mezzo. E basta. INCONTRI RAVVICINATI. Il dibattito sulla credibilità delle cosiddette esperienze di contatto con l'Aldilà si arricchisce di una ' definitiva testimonianza del giornalista del Tgl Giulio Borrelli che su Gente racconta della sua comunicazione con la zia, suor Micaela, scomparsa nel 1987. Stupefacente ed emozionante il racconto del primo incontro ultraterreno nel 1989 quando Borrelli si trovava in Romania nei giorni finali della dittatura di Ceausescu. A Bucarest, racconta Borrelli, «notammo una folla armata di spranghe e bastoni» e un gruppo di minatori si avvicinò alla vettura dei giornalisti italiani agitando in «modo minaccioso le loro spranghe di ferro». Temette il peggio, Borrelli, ma «in preda alla paura», il suo «pensiero corse alla carissima zia, suor Micaela»: «Istintivamente chiesi la sua protezione per essere salvato». L'invocazione giunse evidentemente a destinazione: «Qualche secondo dopo, la mia cara zia mi apparve come in un flash che illuminava la mente» e apparve «con la sua tonaca e il suo fisico minuto». E dopo che accadde? Accadde che «i minatori smisero di mostrare il loro atteggiamento minaccioso». Una mano invisibile li aveva fermati: «Sono sicuro che a sventare il pericolo abbia contribuito mia zia». E' sicuro. IERI E OGGI. Il potere fa bene a chi ce l'ha, ma soprattutto a coloro che ne commentano trionfalmente le gesta. Romano Prodi, per esempio. Prima tutti dicevano che era un disastro davanti alle telecamere. Adesso che è capo del governo, gli esperti, interpellati da Repubblica, tessono le lodi del grande comunicatore. Luciano Rispoli: «Il premier ha davvero girato l'angolo». Alberto Abruzzese: «Parlare sottovoce non è necessariamente un handicap. La gente, anzi, può guardarti con maggiore simpatia e identificarsi». Bruno Vespa: «Prodi mi sembrava padrone della situazione». Mario Morcellini: «Vestito il ruolo dello statiP sta, ha assunto un tono credibile». Miracolo, Il miracolo. m SEMIPRESI§ DENZIAIJSMO. Sergio Romano, sul llll Foglio, conclude così un suo ritratto di Joseph de Maistre: «Vedo in de Maistre l'antesignano di un perso naggio che diventerà protagonista nel Novecento: l'intellettuale che aspira a diventare eminenza grigia, guru, consigliere del Principe» e che assomiglia «a Debré, Galbraith, Kissinger, Dahrendorf, agli accademici serbi che ispirarono i programmi nazionalisti di Belgrado e, forse, per restare in Italia, a Giovanni Sartori». Semipunzecchiatura. Pierluigi Battista ll Giulio Borrelli _ ~. . „ Cesare Garbol.

Luoghi citati: Belgrado, Bucarest, Italia, Romania