Greene in esilio per il fìsco

Greene, in esilio per il fìsco il caso. Un biografo svela i mlm retroscena della fuga da Londra Greene, in esilio per il fìsco Vittima di un avvocato legato alla mafia ALONDRA Graham Greene non restava che un esilio precipitoso. Proprio lui, tessitore di fu ghe letterarie e reali, adesso era costretto a scappare dal suo Paese. Aveva appreso con orrore che il legale a cui aveva affidato buona parte dei suoi risparmi riciclava denaro per la mafia hollywoodiana: la polizia aveva arrestato l'uomo in Svizzera con una valigia piena di banconote false. Il mondo franò in testa allo scrittore quando capì che la sua vecchiaia era rovinata: oltre ad averci rimesso un mucchio di soldi, rischiava di essere travolto da uno scandalo sordido. Era vissuto sul filo del rasoio in ben altre circostanze, quando lavorava come agente segreto, e se l'era sempre cavata. Ma adesso, benché innocente, era in trappola. Sconvolto e impoverito, fece le valigie per il Sud della Francia. E' la sensazionale tesi di uno studioso, W. J. West, contenuta in un libro che uscirà verso la fine del mese presso Weidenfeld & Nicolson. The Questfor Graham Greene (Alla ricerca di Graham Greene) promette di spiegare definitivamente perché il sempre elusivo autore di II nostro agente a L'Avana lasciò col magone le patrie sponde nella notte del 1° gennaio 1966. Erano passati soltanto cinque mesi dall'arresto di Tom Roe, un avvocato specializzato in consulenze fiscali: l'episodio, sostiene West, fu «uno dei più grossi shock» nella vita dello scrittore: «Greene si accorse che l'uomo che aveva in mano i suoi affari più riservati era coinvolto in una vasta cospirazione criminale». La vittima inconsapevole Greene non aveva di che consolarsi benché, incalza West, non fosse solo: «Altri suoi amici rimasero danneggiati, in particolare Charlie Chaplin e Noel Coward, che erano anch'essi clienti di Roe». Lo studioso dice di avere cominciato a diradare il mistero quando ha messo le mani su un pacco di 500 lettere inedite di James Hadley Chase, uno scrittore amico di Greene. L'epistolario, ritrovato per caso due anni fa in un seminterrato alla periferia di Londra, dimostra che «i loro sentieri si mcrociarono più volte nel corso di quarant'anni, particolarmente negli Anni 60 quando entrambi rimasero invischiati, a loro insaputa, in mia operazione finanziaria della mafia. Questo episodio della vita di Greene era finora rimasto del tutto sconosciuto». Chi esattamente avesse presentato a Greene l'avvocato che West nomina come Tom Roe, non si sa. «Roe era specializzato nella costituzione di società all'estero e nell'investire fondi per clienti privati. Greene decise che tutti i guadagni sulle vendite estere dei suoi libri fossero assegnati a una nuova so- cietà con base in Svizzera, della quale lui non sarebbe stato amministratore: avrebbe ricavato un salario annuale dalla società nominalmente diretta da Roe. Greene aveva stabilito che Un caso bruciato sarebbe stato il suo ultimo libro e sembrava logico che cominciasse a mettere un po' d'ordine nei suoi affari, che erano estremamente complessi perché i pagamenti dei servizi segreti di controspionaggio, l'MI6, avevano bisogno di essere trattati con circospezione». Oltre a Greene, il legale aveva molti clienti importanti a Hollywood e investiva il loro denaro: se Greene se ne fosse reso conto per tempo sarebbe scappato a gambe levate, ma restò completamente ignaro fino alla fine. «L'operazione messa in piedi da Roe, oltre a fornire sistemi di esenzione fiscale, riciclava denaro della mafia hollywoodiana». Deve essere stato imbarazzante per Greene e Chaplin, le cui idee antiamericane prendevano sempre più nitidamente forma, ritrovarsi impelagati loro malgrado nelle acque più torbide del capitalismo internazionale. Ma a quel punto lo scrittore non aveva altra scelta che ricominciare una nuova vita in esiho. Addio Londra, addio amata casa di Albany, nel cuore di Piccadilly. Benché esistano le prove che Greene avesse pagato al fisco inglese una proporzione di quei guadagni esteri, egli visse nell'incubo che il suo fascicolo venisse riaperto. West ipotizza: «Possiamo soltanto dedurre i termini del suo accordo con il fisco inglese: doveva lasciare l'Inghilterra alla mezzanotte del 31 dicembre 1965. Era infatti sulla nave diretta in Francia nelle prime ore di Capodanno 1966. Nel marzo di quell'anno ricevette un'onorificenza: andò a Buckingham Palace il mattino e la sera era già di ritorno sul suolo francese. Molti amici rimasero confusi da quella visita così rapida». C'era anche un altro motivo: nel settembre di quel disgraziato 1965 il fascicolo di Greene all'MI6 fu riclassificato, sicuro segno che lo scrittore era stato smascherato dai sovietici: la sua copertura era saltata. «Questa naturalmente era sempre stata una possibilità fin dalla defezione di Philby, ma ora l'utilità di Greene era diminuita rapidamente» (per inciso, West identifica la cellula comunista di cui Greene aveva fatto parte a Oxford quand'era stato studente: era guidata da un futuro leader anti-apartheid. Per qualche ragione l'MI6 aveva sempre sorvolato su questo punto). Ma adesso, per di più, le opinioni di Greene sull'America stavano diventando cosa nota. La Cia era senz'altro informata del caso Roe e sapeva che Greene era molto amico di Chaplin. Lo scrittore comperò un piccolo appartamento di due stanze a Antibes e sprofondò nella depressione. Nel discutere la sua antologia di racconti, Ci presti tuo marito?, disse che tutte quelle storie, basate su frammenti di conversazioni udite al ristorante mentre cenava solo, erano scritte come «una fuga dell'umorismo dal pensiero della morte - questa volta della morte certa». West vi vede la conferma di un uomo «a cui sia cascata una bomba in testa, profondamente alienato. Greene parlò di suicidio piuttosto spesso, ma quelle serate da solo al ristorante, mentre cercava di afferrare echi del mondo circostante, lo misero all'estrema prova». Soltanto due cose, conclude, lo avrebbero salvato dal pensiero della catastrofe che si era tirato addosso: l'amicizia con padre Leopoldo Duran e l'amore con Yvonne Cloetta. West trova una conferma interessante dell'ossessione che aveva perseguitato Greene in un incubo descritto nel suo ultimo libro, A world ofmy own. Lo scrittore aveva sognato di essere stato nominato cardinale di Westminster, ma al suo predecessore il fisco era andato a raccontare che aveva trasferito dei soldi all'estero. Lo scrittore morì in Svizzera nel 1991. «Una di quelle brave persone che per bizzarre, ^definìbili ragioni, l'Inghilterra ha deciso di costringere all'esilio». Maria Chiara Bonazzi L'uomo che maneggiava i suoi affari faceva parte di un giro criminale Per non essere coinvolto nel '66 lo scrittore lasciò l'Inghilterra iietà e Cultura grafo svela i mlm retroscena della fuga da LonGraham Grin una caricatura di David LeNella foto sopra il drammatinglese Noel Cowe a sinistra Charlie Chaplin: erano anchclienti di Tom Rol'avvocato specializzatin consulenfiscali che mise nei guai lo scrittore Graham Greene in una caricatura di David Levine. Nella foto sopra il drammaturgo inglese Noel Coward e a sinistra Charlie Chaplin: erano anch'essi clienti di Tom Roe, l'avvocato specializzato in consulenze fiscali che mise nei guai lo scrittore