DISCHI la musica immortale

La riproducibilità ha sconvolto stili di interpretazione, criteri di giudizio e persino il nostro modo di vivere La riproducibilità ha sconvolto stili di interpretazione, criteri di giudizio e persino il nostro modo di vivere DISCHI l SCla musica immortale PER fare all'amore ascoltando Mozart ci sono tre possibilità. 0 sapete suonarlo, meglio se senza bisogno Ideilo spartito; o si affitta un'orchestra (e muovendosi per tempo è solo un problema di costi), oppure si mette su un disco. La terza soluzione, certamente la più diffusa, interessa Evan Eisenberg, proteiforme quarantenne americano, laureato in filosofia ad Harward, attivo oggi (anche) come critico musicale. Si può solo convenire con quanto sostiene in L'angelo con il fonografo, quattrocento pagine (Instar Libri Editore) per raccontare quanto abbia significato per l'uomo contemporaneo l'invenzione della musica riprodotta: ai nostri progenitori, la terza possibilità era negata. Disinvolto nei nessi come un racconto, gravido di citazioni come un saggio, l'indagine costituisce, dopo le riflessioni ormai storiche di Walter Benjamin e Theodor Adorno, il punto di vista statunitense e postmoderno, del tutto non ideologico, su un fenomeno che a partire dal 1877, quando Edison fece incidere un cilindro di cera dalla punta di un fonografo, ha marcato in modo irreversibile il nostro rapporto con la meno materiale delle arti. Nonostante alcune sviste madornali (non si può sbagliare l'anno di fondazione della Scala!) il pregio dell'inchiesta è nella galleria di ritratti e quesiti che ci propone. Per quale particolare morbosità alcune persone diventano dei bulimici collezionisti di dischi? Non concepiscono altri amori che possedere la vita reificata, cioè la voce, il tocco, dei loro idoli. Sono l'anima nera di ogni critico, che sente quello stesso demone, caricatura del proprio mestiere, mordergli dentro. Non esiste più l'opera, l'autore, il suo pensiero, ma soltanto l'interpretazione, il confronto, la sfida. Così la musica diventa un santuario, un cimitero. Profetica l'intuizione di Savinien de Cyrano de Bergerac, la persona che offrì a Edmond Rostand la creta per plasmare il suo personaggio. In un romanzo del 1657 descrive minuziosamente il futuro fonografo: «Un libro dove per leggere gli occhi non servono, e si ha bisogno solo delle orecchie... Pieno di un numero infinito di piccole molle e congegni impercettibili». Il Seicen to, stanco di sé e dei propri prodigi barocchi, pensava già alla citazione come forma di sopravvivenza. Il nonno di Tolstoj aveva l'abitudine di farsi svegliare da un ottetto di servi musicanti che sotto la finestra gh suonavano Haydn. Quando suo nipote Lev fece ascoltare ai ni poti di quei servi i primi suoni usciti da un fonografo, scapparono in¬ creduli, impauriti. La voce è pertinenza dell'anima, pensavano, non di un rullo di cera. <(Non dovrebbe inquietarci questo addomesticamento del suono, questa magia racchiusa nel disco che ognuno di noi può risvegliare quando gh pare e piace? Non sarà un mdebolimento delle forze segrete dell'arte, fino ad oggi considerate indistruttibili?», scrive Claude Debussy nel 1913. La «catarsi in scatola» garantita dal disco non lo entusiasmava: intuiva bene che l'unicità dell'opera d'arte, cardine del pensiero romantico e idealista, veniva minacciata per sempre. Sarebbe stata possibile la serialità di Andy Warhol senza l'invenzione della riproducibilità del suono? I dubbi di Debussy non intristirono Caruso, il primo cantante a sfruttare le possibilità commerciali del nuovo mezzo. Le sue incisioni suonano oggi riverginate, grazie al no-noise system, quel programma di pulizia elettronica delle vecchie matrici che, distorcendola, restituisce la pasta di quel canto come nuova, novant'anni dopo la sua reale emissione. La voce si appropria delle qualità delle particelle nucleari, che non decadono. Il disco - come conferma il successo dei portatili con cuffia - consente un illusorio isolamento: dal rumore del traffico, da una convivenza faticosa, da un genitore con cui non si comunica più. Il disco ferma il tempo, ne nega l'irreversibilità. Posso ritornare indietro, isolare un istante - una smorzatura della Callas, un trillo di Cortot quante volte desidero. Il disco è un microscopio che imbalsama puntato all'interno di un corpo vivo. n Il disco - e qui Eisenberg poteva regalarci qualche riga in più - fa conoscere ai sudafricani la musica degli svedesi, rende sempre più ardua la defiiùbilità di uno stile nazionale, come dimostra il successo della world-music, parola anch'essa priva di senso all'inizio del Novecento. Il disco - ed è questo il suo potere più profondo - è il viatico verso l'immortalità. Fu questa, nel 1982, la promessa dei primi compact disc: il suono a lettura ottica non si deteriorerà mai. La puntina riga il solco del vecchio vinile, il magnete dei nastri deperisce dissolvendosi nell'aria. Il compact è eterno. Lo hanno ben capito anche gli interpreti. Per questo Benedetti Michelangeli proponeva la pena di morte per clù distribuiva i suoi dischi non autorizzati. Non era una mania, ma una legittima forma di autodifesa. Glenn Gould finì col detestare 0 proprio rapporto con il pubblico: solo la sala di incisione poteva mettere al riparo l'esecutore dal proprio errore, e difenderlo dal fastidio di quei troppi corpi, occhi, orecchie puntatigli addosso. Inseguiva l'idea della perfezione, e credeva di raggiungerla ripetendo un passo infinite volte: eppure, se dovessimo scegliere una sua registrazione, sono quelle più «sporche», dove il suo corpo è meno reificato, a vincere. Tante sono le frecce all'arco del disco che assistere al rito del concerto è ormai un'impresa eroica. «E adesso, apritevi un pacchetto di patatine, o se siete più adulti un bel Martini con le olive e sprofondatevi in poltrona a godervi la Passione Secondo San Matteo», suggerisce, con tono di voce adeguato, un noto disc-jockey di una radio americana. Già: senza dischi, niente radio. Concepita per le Ritualità Pasquali, la Passione può essere ascoltata anche a Carnevale, e nulla vieta di soffermarsi su un Notturno di Cliopin in piena mattinata. Il disco uccide la destinazione d'uso originaria dei generi musicali, li priva della loro funzionalità anche spirituale. Che il rito dell'ascolto dal vivo sia in crisi, se ne ha avuta prova certa al concerto del 2 giugno per la festa della Bepubblica: neppure il corpo diplomatico, i militari, i cardinali, i ministri e tutto il relativo seguito, ricorda più che la liturgia della musica classica proibisce l'applauso alla fine di ogni movimento, e rinvia l'orgasmo alla fine del brano. Giuseppe Sinopoli, che dirigeva l'Orchestra della Rai nella Nona di Beethoven, all'inizio era furibondo, poi si è rassegnato. Dopotutto, meglio un pubblico, superstite, da rieducare, che una sala vuota. Sandro Cappelletto Caruso fu il primo a capire il futuro delle incisioni Con Gould la registrazione diventa ossessione. Ma Benedetti Michelangeli temeva il Cd issione. La voce si approe qualità delle particelle vecento. Il disco - ed è questo iasi romaote io Qui accanto, Glenn Gould. Nella foto a sinistra Enrico Caruso: oggi, dopo novanta anni, si possono ascoltare le sue incisioni ripulite elettronicamente

Luoghi citati: Harward