La moda stregata dall'Oriente di Antonella Amapane

La moda sfregata dall'Oriente COSTUME VESTIREMO ALL'ORIENTALE Da Carolina di Monaco a Nicole Kidman, tutte sfoggiano il look «mandarino» La moda sfregata dall'Oriente Boom per kimoni e giacchette alla Mao EL momento in cui Hongkong dopo 99 anni di protettorato inglese ridiventa cinese - la notte del 30 giugno avverrà il passaggio di consegne - la moda torna a ispirarsi allo stile asiatico. E i costumi tradizionali di Giappone, Corea, Vietnam e Cambogia hanno già trovato posto nelle collezioni degli stilisti più noti e previdenti. Operazione favorita anche dallo scambio sempre più intenso fra i mercati occidentali e quelli orientali. Il rigore e la spiritualità del Sol Levante con i suoi storici kimoni, la pulizia delle tuniche alla Mao nelle fantasie delle porcellane imperiali, la linearità delle vesti che indossava Jennifer Jones in «L'amore è una cosa meravigliosa» non piacciono soltanto alla principessa Caroline di Monaco (di recente fotografata con blusa coreana di chiffon e gonna dritta griffata Prada). 0 a Nicole Kidman che da Alberta Ferretti si è rifatta un intero guardaroba da mandarina. Un tempo sfoggiare tenute esotiche era sinonimo di stravanganza. Basti pensare a Wallis Simpson, ritratta nel 1919 (in quegli anni moglie dell'ufficiale Winfield Spencer! vestita da cinese. E poco tempo dopo accusata di aver ammaliato il duca di Windsor grazie alle arti d'alcova apprese in un bordello di Shangai. Eccentrica sui generis pure Lou Salomè, fans convinta del fascino orientalista. Per non parlare delle nobildonne che nel 1920 indossavano gli abiti da fumatrici d'oppio agh originali bai maschè del sarto Paul Poiret. All'epoca infatti, soltanto diplomatici e ambasciatori si vestivano, per riguardo verso il Paese che li ospitava, con le mise tradizionali locali. Oggi, il mondo di Suzy Wong esce di nuovo allo scoperto nelle stampe a fiori di loto che percorrono le camicie di Moschino. I kimoni rivisti da Armani ricordano nei ricami le fantasie floreali dei vasi Ming. La giacchetta di Mao rieditata da Prada si abbina a pantaloni da recluta, oppure a sottane con profondi spacchi. E, imitando le versioni di un Oriente moderno filtrato dall'immaginazione degli sti- listi i mercatini si congestionano di capi pseudocinesi, copia delle rivisitazioni europee griffate. Con pochi franchi al Bon Marche di Parigi si trovano gli abiti da concubina (poco più di 100 mila lire) simili ai modelli mandati in passerella da John Galliano per Dior. La Cina si avvicina con le vestaglie di Etro, dagli enormi draghi sulla schiena. Come quelli ricamati sui kimoni di Rudolf Nureyev, acquistati da Gimmo Etro a Londra (a un'asta della Sotheby's) per esporli insieme ad altri abiti storici, alla recente inuagurazione del negozio di New York. Ma gli occidentali, sedotti dalle atmosfere esotiche, si spingono anche oltre, modificando con il loro gusto le tradizioni altrui. E' il caso di Roberta di Camerino, da pochi mesi autrice di kimoni trompe l'oeil. Realizzati dalla Mitzubishi e venduti a circa 10 milioni l'u¬ no a Tokyo per la gioia delle gheishe più evolute (500 pezzi in due mesi). I viaggi nell'immaginario estetico snobbano i sensi unici. Dagli scambi continui i revival, si rivitalizzano con una patina che li rende per l'ennesima volta digeribili e addirittura inediti anche anche agli occhi dei modaioli dalla memoria ferrea. Antonella Amapane Grandi magazzini e mercatini invasi da capi pseudocinesi Stampe a fiori di loto e fantasie che ricordano i vasi Ming Sopra: Carolina di Monaco. Anche la principessa monegasca si è convertita alla nuova moda dell'estate: i capi orientali