«Dissociamoci come i brigatisti rossi»

«Dobbiamo copiare i terroristi: ci accusiamo senza incolpare nessuno. Poi una legge ci salverà» «Dobbiamo copiare i terroristi: ci accusiamo senza incolpare nessuno. Poi una legge ci salverà» «Dissociamoci, come i brigatisti rossi» Aglieri, in una telefonata ipiani del clan Pentiti no, dissociati sì. Potrebbe essere questa la nuova strategia di Cosa Nostra per uscire dalla morsa in cui l'hanno stretta i collaboratori di giustizia. Ammettere le proprie responsabilità senza chiamare in causa altre persone, ottenere qualche sconto di pena e chiudere i conti con lo Stato. «Secondo me c'è da farlo tutti... Lo faranno tutti, stai tranquillo», diceva nel luglio scorso l'«uomo d'onore» di Santa Maria di Gesù Carlo Greco, braccio destro di Pietro Aglieri, mentre la microspia piazzata dalla Squadra Mobile palermitana registrava i suoi discorsi di ordinaria mafiosità. Dieci mesi fa Greco è stato arrestato, ed è rimasto sulla linea del silenzio assoluto. Ma adesso è finito in cella anche il suo capo, Aglieri, e le cose potrebbero cambiare. Prima ancora che «u signurinu» abbia detto una sola parola ai magistrati, già ci si esercita sull'atteggiamento futuro di Aglieri, si pente o non si pente?, approfittando del lato mistico del suo carattere e delle sue tendenze religiose. I fatti, però, per adesso parlano d'altro: del tentativo della mafia di screditare i pentiti e di strategie messe in campo per limitare i danni. E dopo la «compartimentazione» imposta dai boss (quasi nessun «soldato» di Cosa Nostra sa esattamente dove si nascondono gli altri mafiosi), si affaccia un'altra scelta che fu dei terroristi in gabbia: la dissociazione. Una via che, prima di fare il salto della collaborazione, hanno già tentato anche il pentito Salvatore Cucuzza e il «dichiarante» Giovanni Brusca. Il 18 luglio 1996, nella casa rurale di Contrada Franco, a Termini Imerese, dove si nascondeva il latitante Carlo Greco, lo stesso Greco parla con suo fratello Giuseppe e con il cognato Salvatore Adelfio. Dentro Cosa Nostra c'è una nuova emergenza, il pentimento di Giovan Battista Ferrante, uno dei killer di Capaci. Carlo e Salvatore mettono in guardia Giuseppe Greco: «Attento a questo». Giuseppe risponde » sprezzante: «Che fa, me lo suca...». Carlo insiste: «Se quello ti chiama... Ti cono¬ sce?». Giuseppe: «Ma chi cazzo è?». Carlo: «Ti conosce». Pericolo, dunque, perché il pentito può rivelare anche uomini d'onore sconosciuti agli inquirenti. Dopo l'allarme sul caso concreto, il terzetto vicino ad Agheri avvia il dibattito sulla dissociazione. Salvatore: «Non è che sto dicendo che quello è giustificato, perché ognuno fa la sua scelta. Ma tra farsi pentito e dissociarsi non rovinando a nessuno...». Giuseppe: «Io sono sempre stato estraneo a queste cose... che cazzo mi interessano a me...». Carlo: «Io sono d'accordo, meglio questo che quello». Salvatore: «(...) Dissociarsi significa che mi dissocio, è vero che sono un uomo d'onore, ma mi dissocio da quell'ambiente, non voglio più saperne parlare... Si autoaccusa, sì, questi omicidi li ho fatti io... io c'ero, lui non lo so...». Carlo: «E' come se io mi andassi a fare... e resterei imputato... nella strage di Borsellino. Questo è, io mi dissocio, dico sì, è vero che io mi dissocio, dico a quel punto è consentito a...». Salvatore: «Questa è una brutta cosa, scusa. (...) Non mi posso autoaccusare, lo puoi dire, perché tu dissociandoti da quella cosa, automaticamente gli altri diventano colpevoli». Carlo: «... assolti». Giuseppe: «Certo... prima o poi saremo tutti assolti». Il discorso si sposta su un caso specifico, ma la «cimice» della polizia non registra il nome dell'uomo di cui Carlo Greco sta parlando quando dice: «Allora si è dissociato, d'altronde lui le stragi non ne ha imputate, quello che ci possono imputare, gli può dire: mi avvalgo della facoltà di non rispondere, ma mi dissocio, sì, vero è, facevo parte di queste cose, però non le voglio fare più, ho le mie responsabilità... sconto di pena...». Il luogotenente di Agheri abbozza anche una previsione: «Dieci anni, per queste cose. Comunque ancora non l'hanno messa questa legge, di questi. Ma appena entrerà in atto». Il fratello Giuseppe annuisce: «Come i terroristi». Da come prosegue il dialogo a tre, si intuisce che la legge sulla dissociazione sembra essere la nuova speranza di boss che non vedono davanti a loro altro futuro che la galera. Carlo: «Se metteranno la dissociazione è pure buono. Ci saranno un altro 80 per cento dei pentiti, perciò c'è da scegliere, quale vuole lei? E sono tutte e due cose, va bè, ma scegli». Salvatore: «Senti, ma è un'offesa per quelli che si sono fatti 15-20 anni di carcere... E sanno che devono morire là dentro». Carlo: «Sì, però viene quello e dice, noialtri perché siamo rovinati per colpa della pazzia di uno o due?». Giuseppe: «Se tu, per dire, uno si dissocia dà una cosa che non ci sono altri imputati, gli dai la conferma...». Salvatore: «Giuseppe, perché se mi dissocio che fa?...». Giuseppe: «Ma che c'entra, lo so, ma...». Salvatore: «Se è un discorso collettivo, che c'è una direttiva». Carlo: «Secondo me c'è da farlo tutti». Salvatore: «Se c'è una cosa direttiva, allora dobbiamo... Ma io onestamente posso morire... ma vero è un'offesa... e neanche lo deve guardare, c'è gente che sta morendo e che moriranno là dentro. C'è una cosa che dice: fatelo tutti, e tutti lo fanno, allora il discorso cambia». Carlo: «Lo faranno tutti, stai tranquillo». Salvatore: «0 fanno questo, o fanno la vita dei pentiti». Che non è una bella vita, ammettono i tre «uomini d'onore». La ferocia delle vendette trasversali stupisce perfino Salvatore Adelfio, che commenta: «Che so, Anselmo, Ganci, minchia dicono hanno ammazzato al padre, a suo padre, a suo zio perché si sono fatti sbirri. Minchia ma dico, non si dovrebbero... boh». Giovanni Bianconi Il braccio destro dell'erede di Riina: «Secondo me c'è da farlo tutti. Vedrai lo faranno tutti» Greco: «Attento a questo». Giuseppe risponde » sprezzante: «Che fa, me lo suca...». Carlo insiste: «Se quello ti chiama... Ti cono¬ pentito e dissociaa nessuno...». Giuseppe: «Io estraneo a questmi interessano a mCarlo: «Io sonoquesto che quelloSalvatore: «(..fica che mi dissoc A sinistra la prima segnaletica di Pietro Aglieri Sotto alcuni artificieri al lavoro nel covo di Bagheria in cui il boss è stato arrestato in alto l'arresto di Giovanni Brusca

Luoghi citati: Bagheria, Capaci, Termini Imerese