Vranitzky: albanesi le elezioni si faranno di Francesco Grignetti

9 Sul New York Times attacco all'Italia Vraniflzky: albanesi le elezioni si faranno L'inviato Osce: si vota il29giugno anche se in mezzo ai kalashnikov TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Nonostante tutto, la nave va. Nonostante le bombe, quelle messe e quelle annunciate. E' voce generale che oggi potrebbe esplodere qualche altro bar, a Tirana. Ma Franz Vranitzky, ex cancelliere austriaco, inviato speciale per l'Albania dell'Osce (l'Onu europea), punta deciso all'obiettivo delle elezioni, che si faranno alla data stabilita dice, dopo aver incontrato in una mattinata i protagonisti della scena albanese - e che alla fine nessun partito boicotterà. Ma saranno elezioni pacifiche e regolari? «Ho fatto un appello alla calma. Bisogna creare un'atmosfera favorevole per la rinascita di questo Paese». L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa si prepara dunque a monitorare queste rischiosissime elezioni. Duecento osservatori per quattromila seggi in un Paese ancora dominato dal caos e dalle bande criminali. Un Paese dove tutti hanno come minimo il Kalashnikov. E dove i socialisti non possono andare a far comizi al Nord, i democratici non possono farli al Sud. Al presidente Berisha, ieri, il Comitato di Valona ha mandato a dire: «Vivo o morto, se ne deve andare». E' un passo avanti. Fino a qualche giorno fa, lo volevano morto e basta. Vranitzky piomba a Tirana dalla civilissima Vienna, scortato da una (giustamente) nervosa scorta austriaca, e ironizza: «Ho detto a tutti che le violenze fisiche non sono il contributo migliore allo sviluppo dell'Albania». Però, anche accettando che le elezioni si faranno il 29 giugno, e non era affatto un dato scontato, e sicuri che l'Onu prolungherà il mandato alla Forza multinazionale di protezione, resta il fatto che i problemi concreti sono ancora enormi. Un esempio: i primi osservatori dell'Osce sono attesi già nei prossimi giorni a Valona. Sembra che andranno casa per casa a fare il censimento degli abitanti. Per forza, è andata distrutta l'anagrafe. Non si possono nemmeno preparare le liste elettorali. Quanto alle schede elettorali, le sta stampando il Poligrafico dello Stato a Roma. Gli intoppi sono all'ordine del giorno. L'ultimo riguarda una sentenza della Corte Costituzionale albanese che ha abolito la «riserva» dei partiti minori: 30 seggi che, comunque andassero le cose, dovevano essere suddivisi tra i partiti più piccoli. Quelli protestano, ora. Sostengono di essere discriminati. Ma Vranitzky invita tutti a guardare avanti. Tanto più che ha avuto «segnali» di un possibile accordo tra i partiti maggiori anche dopo le elezioni per proseguire nell'esperienza di un governo di riconciliazione nazionale. Alla platea dei giornalisti albanesi e stranieri, l'inviato speciale dell'Osce ostenta fiducia. Poi, a ben guardare le sue risposte, s'intravedono i sudori freddi. C'è «preoccupazione» per la sicurezza degli osservatori, esponenti dei Parlamenti europei, e si confida soprattutto nei militari della Forza multinazionale di protezione. Ma si spera molto nelle autorità albanesi, coinvolte anche nell'ospitalità. Intanto si preparano piani per «coprire» le aree a maggior densità di popolazione. Quando gli si fa notare che però sono ben strane delle elezioni dove certi comizi si possono fare, e altri no, lui rinserra le spalle: «Questa è la situazione. Qui nulla è normale. Lo so anch'io che nei Paesi europei non siamo abituati ad andare ad elezioni con tante armi che sparano in giro. Ma si faranno pure in questa situazione irregolare». Il nuovo Parlamento, poi, che si spera legittimato dal voto, se la vedrà. Proseguono le polemiche nel Parlamento italiano, intanto, in merito all'Albania. Rifondazione comunista insiste negli attacchi all'ambasciatore Paolo Foresti, invocando un'inchiesta parlamentare su presunti aspetti affaristici della sua gestione d'ambasciata. L'ambasciatore, ormai sul piede di partenza, promette le vie legali non appena avrà le mani libere dalla rappresentanza. E in una corrispondenza da Roma il New York Times scrive che «le controversie» su Foresti e su Incisa di Camerana hanno ridotto l'autorevolezza italiana in Albania: l'espressione usata è che hanno fatto «un occhio nero» alla nostra diplomazia. Francesco Grignetti L'inviato dell' Osce Vranitzky (a destra) con il presidente Berisha [foto ansa]

Persone citate: Berisha, Foresti, Franz Vranitzky, Incisa, Paolo Foresti, Vranitzky