Veltroni insiste ma la Quercia frena

Ci vuole il redditometro Bicamerale inquieta: «cespugli» di Polo e Ulivo organizzano la battaglia contro il doppio turno Veltroni insiste, ma la Quercia frena «Immaginate una coabitazione fra Prodi e Berlusconi?» MONTECATINI DAL NOSTRO INVIATO «L'errore è stato non legare legge elettorale e forma di governo». Walter Veltroni sceglie Montecatini, la convention del «cespuglio» di Antonio Maccanico e Willer Bordon, per precisare quello che aveva detto il giorno prima, al convegno di Liberal a Napoli. E cioè che il risultato della Bicamerale, la vittoria 36 a 31 del semipresidenzialismo sul premierato, va rimesso in discussione. Una frase che, pronunciata dal vicepresidente del Consiglio, aveva lasciato qualche dubbio: si può, tecnicamente, ribaltare la democratica decisione di una commissione parlamentare che è di fatto una Costituente? «Intendiamoci: il risultato del lavoro della Bicamerale andrà poi portato in Parlamento. Che senso avrebbe annacquare il presidenzialismo?» dice Veltroni. «La mia idea, ma mi sembra che anche Pisanu e altri non la pensino poi tanto diversamente, è che bisogna discutere e trovare un accordo per dare all'Italia una riforma elettorale che garantisca stabilità. E questa, per un Paese come il nostro, non può essere il semipresidenzialismo. La stabilità può esserci solo con il sistema elettorale proposto da Augusto Barbera, e votato dal congresso del pds: turno unico per l'elezione del presidente del Consiglio, con ballottaggio solo nel caso in cui nessuno dei due candidati premier non abbia raggiunto la maggioranza». Ma, a sorpresa, arriva una voce «diversa» dal pds, quella di Marco Minniti, coordinatore della segreteria: «Quella che ha deciso per il semipresidenzialismo nella Bicamerale è 'na maggioranza avventurosa, ma sempre una maggioranza. L'importante è però evitare una contaminazione tra sistemi che genererebbe un mostro». Intanto già si organizzano i «cespugli» di Polo e Ulivo decisi a puntare i piedi contro qualsiasi ipotesi di doppio turno (alla D'Alema, per essere chiari) nella legge elettorale da abbinare al sistema semipresidenziale: dopo varie trattative "sotterranee" oggi dovrebbe tenersi un incontro tra ccd-cdu e ppi per definire la strategia comune. Prima, Veltroni aveva parlato dal podio, e ad ascoltarlo c'erano Marco Minniti e Gerardo Bianco. Il discorso del vicepresidente del Consiglio è sembrato in parecchi punti convergere sulle posizioni del se- gretario del pds. «Ve l'immaginate, in Italia, un Prodi presidente del Consiglio che deve coabitare con un Berlusconi presidente della Repubblica?» ha detto Veltroni esemplificando il pensiero di D'Alema, secondo il quale «in Italia non abbiamo abbastanza cultura politica per praticare la coabitazione che il semipresidenzialismo prevede». Veltroni è tornato sul tema della stabilità, sulla necessità di un governo forte, e di un sistema elettorale che consenta, come a Blair in Gran Bretagna, al governo di entrare in funzione a ventiquattr'ore dal voto: e si sa che il modello Westminster è quello propugnato dal segretario del pds. Dove invece, ancora una volta, i «deuteragonisti» di Botteghe Oscure si scontrano è sul bipolarismo: per D'Alema c'è il grande partito socialdemocratico, per Veltroni, e l'ha ripetuto anche ieri, «il valore dell'Ulivo è quello di essere una coalizione di forze diverse: è questo che ha portato 800 mila italiani a votarci, quegli 800 mila voti che hanno fatto la differenza, che ci hanno mandato al governo». Ma l'idea di Veltroni di ricominciare a tessere la tela in Bicamerale non piace a Gerardo Bianco, ex segretario dei Popolari. «Il modello Barbera prevede l'elezione diretta del premier, mentre noi crediamo nella centralità del Parlamento». E, fatto importante, non piace neanche a Marco Minniti, braccio destro di D'Alema, venuto a Montecatini per rappresentarlo: «La contaminazione fra più sistemi genera mostri. I modelli sono due, il semipresidenzialismo e il premierato. Il primo ha un legame stretto con il doppio turno, il secondo può convivere anche con l'attuale sistema elettorale». D'accordo con Veltroni si dichiara invece il ministro delle Poste Maccanico, che proprio l'altro gior¬ no, in un'intervista al Mattino, aveva rimproverato D'Alema di «aver puntato tutto sul premierato». «Non è una soluzione, azzerare il lavoro della Bicamerale: la proposta deve arrivare in Parlamento, lì si rimetterà tutto in gioco. Per questo è importante trovare un accordo adesso. Noi, come forza politica aderente all'Ulivo, siamo favorevoli al doppio turno, perché questo sistema consente alle aggregazioni di formarsi in coalizioni, ma siamo anche disposti a compromessi». A Montecatini, il vicepresidentt del Consiglio ha comunque strappato l'applauso in due momenti. Quando ha detto «la Bicamerale non è ima puntata del Maurizio Costanzo show», e quando ha fatto notare che il semipresidenzialismo è passato grazie ai 6 voti leghisti: «La Lega votava per sfasciare, avrebbe votato qualsiasi cosa, anche buddista, pur di rompere la Bicamerale». Applausi d'effetto, ma non troppo. «Perché il punto» ha spiegato «è che in Europa non si entra solo con i bilanci in ordine, ma anche con istituzioni che diano la stabilità». Antonella Rampino LA SETTIMANA DELLE RIFORME MARTEDÌ' Approvati i testi base, la Bicamerale entra nel vivo delle votazioni sugli emendamenti. Domani infatti scadono i termini per presentare emendamenti sulla forma di Stato. MERCOLEDÌ' Si comincia a discutere la forma di Stato, cioè il federalismo. Il Polo deciderà quali correzioni proporre al testo base in una riunione che si svolgerà martedì mattina. Le votazioni sugli emendamenti proseguiranno anche giovedì e venerdì. Nel frattempo i partiti continueranno a discutere sull'argomento più «caldo», cioè la forma di governo e la legge elettorale. GIOVEDÌ' Proseguiranno le votazioni sugli emendamenti. VENERDÌ' Proseguiranno le votazioni sugli emendamenti. Nella stessa giornata è in programma un convegno a Castellanza con i presidenzialisti Mario Segni, Achille Occhetto e Antonio Di Pietro.

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