VA' PENSIERO SOTTO TROPPE BANDIERE di Ar. Ca.

VA' PENSIERO SOTTO TROPPE BANDIERE VA' PENSIERO SOTTO TROPPE BANDIERE nocenza che rende sublimi gli strafalcioni bossiani, uscirsene nel seguente modo: «Voglio proprio godermi il coro dei Lombardi». Errore! Orrore! Che c'entrano i lombardi con gli ebrei e i babilonesi? Quella è un'altra opera, vergogna! Con l'orgoglio sprezzante dei melomani feriti, si levarono allora gli avversari, primo fra tutti il neo-nominato presidente della Rai Siciliano. Bossi, naturalmente, se la cavò con un «e vabbè, non sono tanto esperto di musica». Dopodiché, visto che c'era, gli parve del tutto ovvio di osservare che, in fondo, «come gli ebrei si battevano sulle rive dell'Eufrate per la loro libertà, così la gente della Padania si batterà sul Po». Eppure, a quel punto, una qualche occhiata al testo - di così spiccata ambientazione mediorientale - il leader padano deve avergbela data. Di qui la decisione di far riscrivere gli antichi versi di Temistocle Solerà da un librettista leghista, il dott. Uggeri. La sua versione è un prezioso esemplare di trash a sfondo lirico-politico: «Va', pensiero sull'ali dorate / va' e ridesta i popoli padani / che ritrovin le loro radici / delle genti antiche fierezza e dignità». Così l'inno è stato intonato in una riunione «internazionale» di boxe a Dannine. Un po' bizzarro - per quanto in linea con il testo uggeriano - u fatto che il pugile padano si chiamava Abel Ben Harrouni, celtico-tunisino. Va', pensiero? Va', straniero, forse. Filippo Ceccarelli IN SCENA NUCCI, DRAGONI, FURLANETTO Protagonista del «Nabucco» al Regio è il baritono Leo Nucci: «ex» rossiniano prestato alla musica verdiana, Leo Nucci incarna oggi una delle figure più duttili per intelligenza scenica e vocale che il teatro italiano esprima. Musicalissimo, ricco di verve e d'una personalità che gli consente di studiare a fondo i personaggi del suo vastissimo repertorio, Leo Nucci sarà dunque Nabucodònosor, re di Babilonia, vincitore sul popolo di Israele, che alla fine si converte alla religione ebraica, invoca la gloria di Jehova e la riconquibtata libertà. Una figura trascinante che Verdi simboleggiò nel momento più cruciale ael Risorgimento italiano. Con Nucci canteranno Maria Dragoni, una delle voci più possenti di soprano lirico, che nel ruolo di Abigaille dovrebbe esprimere tutto il suo temperamento. Maria Dragoni, artista sensibile, nel pieno delle sue risorse vocali, meriterebbe una maggior attenzione in tutti gli altri teatri, anche perché le voci verdiani sono sempre più rare. Torna al teatro Regio, dopo 16 anni, Ferruccio Furlanetto, un basso che si ammirò in mia buona edizione del «Don Giovanni» e che questa volta indosserà i panni di Zaccaria, gran pontefice degli ebrei. Ismaele sarà Taro Ichihara, che ha già cantato al Regio in «Un ballo in maschera» e «Simon Boccanegra». Negli altri ruoli, ci saranno Debora Beronesi, Eldar Aliev, Walter Borin e Cecilia Lapponi. Sul podio, s'è detto, c'è Daniel Oren, che da israeliano conosce bene la vicenda del suo popolo e, in questi anni di intenso studio verdiano, ha approfondito i caratteri musicali della partitura. La regìa è affidata a Daniele Abbado, il quale ha messo in rilievo nelle quattro parti in cui è divisa l'opera, lo scontro di due popoli, di due culture, mentre lo scenografo Luigi Perego ha ricondotto tutti gli aspetti della vicenda dentro un'unica grande rievocazione, che ha origine nel Tempio di Re Salomone, di fronte al muro del pianto. [ar. ca.]

Luoghi citati: Babilonia, Dragoni, Israele, Scena