La nostra lotta quotidiana con le macchine-rebus

La nostra lotta quotidiana con le macchine-rebus La nostra lotta quotidiana con le macchine-rebus Tra la tecnologia e l'utente, la mediazione discreta delle «istruzioniper l'uso» no: in tutto sono soltanto 33 ricorrenze ma di libretti di istruzione ben poco si parla. A parte l'espressione stereotipa e la presenza della frase in titoli di trasmissioni radiofoniche e televisive, gli argomenti di riferimento spaziano dalle tasse e relativi modelli 740, alla politica, allo sport, alla scuola, ai preservativi, alla Tv, all'umorismo, alla cucina, ai viaggi. In due soli casi il riferimento, seppur blando, parla dell'oggetto in questione. Il libretto per il montaggio di un mobile venduto da un grande magazzino e quello per un distributore di libri automatico presentato al Salone del Libro (peraltro mai incontrato per le strade della mia città). E allora? Nella società artigianale non c'è bisogno di istruzioni per l'uso perché tutto il processo tecnologico si esaurisce nello stesso soggetto: dalla materia prima, alla fabbricazione della macchina, al suo uso. Con la rivoluzione industriale nasce la figura del tecnico, che non è colui che fabbrica la «cosa», ma chi la progetta. L'utente è altri ancora. Il libretto di istruzioni deve essere nato nel secolo XIX, a margine delle grandi esposizioni industriali, per rendere accessibile anche «ai non addetti» i nuovi feticci. E' difficile, per non dire impossibile, ritrovare documenti di questa letteratura che, per le sue caratteristiche di non ufficialità, la biblioteconomia definisce «grigia». Nessun autore, nessun editore, né tantomeno una città e un anno di stampa. Meno si forniscono indizi sull'età di un prodotto, maggiore è la speranza di non vederlo presto invecchiare. Cercare i libretti di istruzione nei cataloghi delle biblioteche è un'impresa del tutto inutile. Neppure la manualistica tecnica (che ha molti elementi in co- Qualche riflessione su una oscura manualistica che nasce in ambito militare e oggi dilaga mune con la letteratura dei ricettari: di chimica, di culinaria, di farmacia e di economia domestica) può dichiarare la propria piena paternità su questi libretti. I Manuels Roret apparsi nel primo Ottocento in Francia, sino ai famosissimi Manuali Hoepli della fine del secolo, hanno poco in comune con le istruzioni per l'uso. Origini più certe si possono invece ritrovare nelle «Istruzioni» per le «machine» e gli «ordegni» militari. Già nel 1732 il commendator Giovanni Battista D'Embaser venne incaricato dal sovrano sabaudo Carlo Emanuele III di redigere un «Dizzionario istruttivo di tutte le robbe di artiglieria» che, se non si può definire un manuale d'uso, certamente riporta la descrizione e il funzionamento, nonché i disegni complessivi e particolari di molte armi e macchine ad esse pertinenti. Sono gli oggetti tecnici bellici a sollecitare di più una normativa, non solo nelle dimensioni e nelle nomenclature, ma anche nei funzionamenti. La tecnologia militare da sempre anticipa quella civile. Leggo su una targhetta metanica all'interno del coperchio di un telefono da campo «Modello 1916» prodotto dalle Industrie Telefoniche Italiane di Milano: «Norme per l'uso: A) Per chiamare: girare la manovella del generatore, ed aspettare la risposta della suoneria; B) Durante la conversazione, parlando, premere il tasto a bilanciere posto nella parte superiore della scatola del monotono, ascoltando, lasciarlo libero per non esaurire inutilmente le pile; C) Le pile, prima di adoperarle, bisogna eccitarle, introducendo nel foro acqua pura fino a saturazione; D) Quando le pile si dimostrano esaurite è inutile aggiungere nuova acqua, si devono senz'altro cambiare; E) Non devesi toccare mai né il microfono né il ricevitore, ma affidare esclusivamente a persone pratiche l'incarico di verificare gli eventuali inconvenienti; F) Tenere sempre l'apparecchio il più che sia possibile al riparo dall'umidità onde evitare alterazioni di buon funzionamento». La struttura di questo testo in sostanza non differisce da quanto ancora oggi si può leggere nei foglietti di corredo dei più comuni elettrodomestici. Oggetti «offerti con il corredo di ricche istruzioni per l'uso» fanno la loro comparsa nei primi cataloghi, di vendite per corrispondenza all'inizio del secolo. La distanza dell'utente dal venditore, e quindi anche dai suoi consigli e dalle sue istruzioni, rende indispensabili questi fantomatici foglietti, la cui complessità purtroppo aumenta con lo sviluppo delle tecnologie che devono descrivere. I manuali d'uso dei software sono l'esempio più chiaro della degenerazione funzionale di ciò che invece avrebbe lo scopo di rendere più facile ciò che è difficile. Un caso classico rimangono i libretti di istruzione dei videoregistratori. Oggi l'elettronica, e soprattutto la sua metà informatica, cerca di rendere soft anche le istruzioni per l'uso, ma balbetta ancora. «Help-online» più che un libretto virtuale di istruzioni potrebbe invece essere il grido di un utente disperso nei labirinti delle macchine. Vittorio Marchis t Politecnico di Torino

Persone citate: Carlo Emanuele Iii, Giovanni Battista, Hoepli, Vittorio Marchis

Luoghi citati: Francia, Milano, Torino