LA CENERENTOLA INCATENATA di Stefano Bartezzaghi

LA CENERENTOLA INCATENATA LA CENERENTOLA INCATENATA ! Valentina non era neppure un'esibizionista candida come Jane di Norman Pett, una bella ragazza destinata ad essere rivoluzionaria senza saperlo, semplicemente per noncuranza e distrazione. Protagonista a passo di corsa, con gridolini di sorpresa e con smarrimento, da uno spogliarello parziale a uno spogliarello totale. Il suo candore risulta abbastanza mverosimile. Ma potrebbe anche esser stata così. E' l'ultima, però, a cui si possa riconoscere una certa ingenuità. Valentina ha qualcosa in comune con le eroine consapevoli e complici di una rivoluzione sessuale anche nell'ambito del fumetto. Da Barbarella di JeanClaude Forest a Jodelle di Guy Pellaert da Seraphina di Eric Nemes a Phoebe Zeit-Geist di Michael 0' Donogue e Frank Springer si va in un crescendo dalla pornografia alla necrofilia. Dopotutto sono coetanee, Barbarella ha tre anni di più, Jodelle, Seraphina e Phoebe Zeit-Geist uno di meno, siamo lì. Di Barbarella ha la disponibilità psicologica all'amore continuo, di Jodelle ha la possibilità di sublimazione grafica, di Seraphina un minimo di impegno di nuova sinistra, di Phoebe Zeit-Geist la conoscenza degli orrori del nostro tempo. Ma sono sfumature, sospetti magari inconsistenti. Valentina in fondo è diversa da tutte le altre, anche dalle molte altre eroine che lo stesso Guido ! Crepax ha disegnato a parte, da Bianca ad Anita, da Emmanuelle a Justine, spesso nude, spesso sotto¬ poste a torture indicibili. In una remota intervista concessa da Guido Crepax nel 1968 a Marisa Rusconi per Linus, il creatore tracciò di sé un ritratto che curiosamente preveniva quello che tanti anni dopo Tiziano Sciavi avrebbe fatto di Dylan Dog: «Sono pauroso come tutte le persone a cui piacciono le cose dell'orrore, i mostri e i misteri. Molte cose mi terrorizzano, la morte, la malattia, gli ospedali. E non dirmi che tutti hanno paura della morte, non è vero, non comunque in modo così fisico e totale. Io sono convinto che siamo circondati da un ambiente ostile, un ambiente che tende alla nostra distruzione: nella mia vita vedo appena qualche personaggio positivo in mezzo a molti nemici...». «Anche le donne fanno parte della schiera di nemici?», domandò l'intervistatrice. «No», fu la pronta risposta. «Le donne mi piacciono molto...», ma poi aggiunse: «E mi fanno molta paura». Valentina non gli ha mai fatto paura né molta né poca, perché lui conosce lei e lei conosce lui anche troppo. «Chi ha voluto riconoscermi esclusivamente in Neutron ha sbagliato: le somiglianze sono so prattutto fisiche. In realtà io credo di essere anche Valentina», disse sempre in quella fondamentale intervista. «Mi identifico in lei nella professione di non violenza. Le mie infatti, a saperle leggere bene, sono le storie di un non violento: le scene di crudeltà e prevaricazione fisica avvengono soltanto nei sogni o per gioco...». Secondo la nascita su carta, Valentina dovrebbe avere la stessa età di Linus, esser sui trentatré anni. Ma, secondo l'anagrafe presunta all'interno della sua storia, dovrebbe avere più di mezzo secolo. E in questo mezzo secolo ne ha fatti di sogni e di giochi pericolosi. Che vecchia sarà, visto che Guido Crepax l'ha condannata • a decadere e morire come gli umani? Oreste Del Buono Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino | 7^] ORELLASTRE streghe ghettizzano, odiosissima matrigna angaria avvenente tenera ragazza: anI hd. > corché esile, ella lava, assetta, abbada all'ostica casa...». Giuseppe Varaldo (Imperia) ci sta raccontando Cenerentola, a modo suo. Anzi, in uno dei tanti modi lipogrammatici, monovocalici, biconsonantici, palindromici, enigmistici - in cui sarebbe capace di raccontarcela. «... Allorquando osa andare, recandovisi insospettata, all'agognata - agognabile eccome! - megafesta, estasia all'inverosimile l'eccitatissimo monarca...». Non è una di quelle versioni audaci, Varaldo ritorna subito a Perrault: «... arrivata ahimè mezzanotte, termine estremo, occorre eclissarsi immediatamente. Egli, inseguendola, l'atipica calzatura raccatta; tal lillipuziano oggetto, opportuno oltremodo, dopo poco colei identificherà: allora Amore regnerà, radioso...». Il modo in cui Varaldo ci ha rac¬ contato Cenerentola segue la regola delle Parole incatenate. Si tratta di usare la fine di una parola (lettera singola, sillaba o altro gruppo di lettere) per l'inizio della successiva: sorellaSTRE STREghe. L'ultima parola (... radioSO) fa catena con la prima (Sorellastre). Lo stesso gioco di Varaldo lo aveva inventato Isidoro Bressan (Col San Martino, Tv). A quest'ultimo l'idea è venuta leggendo un pezzo di Ugone di Certoit (La Stampa del 18 gennaio 1997): «L'usato fuma umano». In questa arcanissima frase, fUMA si incatena con UMAno; da qui Bressan ha tratto lo spunto per scrivere brevi biografie incatenate. Cade la regola di incatenare l'ultima parola con la prima; non cade l'andamento arcano: Germano, anoressico iconoclasta stalianiano, anodizza. Adriana, anacoreta etacista, stana anagrammi. Raffaele elemosina inattese esenzioni oniriche. Alessandro, drogato atomo omosessuale, aleggia. Giada adagia giannizzeri eritrei reiterati. Euclide, ideatore orecchiabili Iliadi, adira. Esenzioni oniriche, inattese? Giannizzeri eritrei? Reiterati? Siamo a un buon livello nonsensico, o forse proprio onirico: sono abbastanza sicuro che stanotte mi sognerò di essere anodizzato da un iconoclasta staliniano inappetente. Se il mio lettore me lo consente, commenterei così: «Bressan sancisce scenette teratologiche». Una lettera di Raffaele Massacesi (Pesaro) ha reso questo gioco che non si sapeva se definire facile o difficile - del tutto scosceso. Il fatto è che Massacesi può transigere sui significati, ma non sulle espressioni. Così era abbastanza disturbato dalla quantità di lettere inutilizzate che si trovano in una normale catena. Nell'«ano- MlCHAgl CRtCHTON', PONTO CRITICO maastricht"? oh non/ a a gauchp m f fa vove cttve cne veniamo /// CI siamo tèrsi un'altra , volta tèrsi un'altra , , a , vlta volta ressICO ICOnoclaSTA STAliniano», per esempio, il gruppo - nocla - è fuori dalla catena, non ha ragion d'essere. Così ha pensato di costruire catene perfettamente serrate, in cui neanche una lettera non fosse comune a due parole. Ha applicato questo gioco ai nomi di tre musicisti, il primo dei quali - per questioni di esattezza contrappuntistica - è Bach: Bach: che estro! Strofe fece. Cecato Catone, neo omo, Moser serba. La comprensione non è agevole, ma neppure Mallarmé è poi molto chiaro; Massacesi ci tiene a specificare che i ciclisti non c'entrano e Hans Joachim Moser è un musicologo, autore di un libro su Bach. Chopin: opinar arpia piano, note testi! Stimalo malore real, alba, Bach. Difficile per grammatica e quantità di parole a più sensi. Se piano non fosse lo strumento ma l'avverbio si potrebbe parafrasare: «prima di parlare, brutta vec¬ chiaccia, provi [congiuntivo esortativo; da testare: "sperimentare"] le note. A quel punto, [si passa al tu], reputa Chopin alla stregua di un malore (un malore non plebeo, regale); o alla stregua dell'alba (l'alba della musica); o alla stregua di Bach». Rossini: sinistra, strana natura turasti stile, l'eros. Questo è l'esempio meno ermetico. Massacesi ci fa notare che Rossini, a 37 anni, smise di scrivere musica per il teatro. Si sospetta che ciò successe anche per l'avvenuta perdita della virilità, il che spiegherebbe il sovrapporsi di stile e eros. E' molto curioso l'uso del verbo turare, ma, data la frequenza dei sostantivi in -tura, un enigmista è abituato ad averci sempre a che fare. Una delle attività preferite dai personaggi dei rebus è proprio il turamento di botti e bottiglie. 0 si dice turaggio? 0, addirittura, turatura? Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Imperia, Torino